QUADERNI

Suc­ce­de che vi sia­no migran­ti che arri­va­no in Ita­lia, rice­va­no un decre­to di respin­gi­men­to, ma non pos­sa­no muo­ver­si in alcun modo, nean­che per ritor­na­re nel Pae­se di ori­gi­ne. Anche volen­do ottem­pe­ra­re all’ob­bli­go del decre­to, infat­ti, non sono in gra­do di far­lo per­ché non sono in pos­ses­so di green pass raf­for­za­to. E così si ritro­va­no in un lim­bo in con­di­zio­ni insostenibili. 
Anche ammes­so che fos­se con­di­vi­si­bi­le l’obiettivo di anti­ci­pa­re la con­clu­sio­ne del per­cor­so sco­la­sti­co, l’ipotesi del­la ridu­zio­ne a quat­tro anni del ciclo secon­da­rio appa­re super­fi­cia­le e sem­pli­ci­sti­ca. In pra­ti­ca, si trat­te­reb­be di far­ci­re in quat­tro anni gli stu­den­ti dei mede­si­mi con­te­nu­ti attual­men­te svi­lup­pa­ti in cinque. 
Il cam­bia­men­to cli­ma­ti­co sta gene­ran­do ingiu­sti­zia e disu­gua­glian­za. I pae­si che sof­fro­no mag­gior­men­te gli impat­ti del cam­bia­men­to cli­ma­ti­co sono real­tà già pove­re che con­tri­bui­sco­no poco o nul­la con le emis­sio­ni cli­mal­te­ran­ti. Que­sta situa­zio­ne inol­tre sta met­ten­do for­te­men­te in cri­si le futu­re gene­ra­zio­ni, soprat­tut­to quel­le dei pae­si più poveri. 
“La sini­stra feli­ce”, per­ché — come scri­ve Giu­sep­pe Civa­ti — “la feli­ci­tà è una cosa col­let­ti­va. E la poli­ti­ca deve fare que­sto: orga­niz­za­re per­so­ne feli­ci, che pos­sa­no cam­bia­re le cose per chi anco­ra non può esser­lo.” Puoi iscri­ver­ti o rin­no­va­re la tua tes­se­ra su www.possibile.com/tessera. Se sei già iscritto/a, puoi effet­tua­re il login su Viva e sce­glie­re la voce “tes­se­ra­men­to”, per non dover com­pi­la­re nuo­va­men­te i tuoi dati. 
Vener­dì 17 dicem­bre  abbia­mo par­te­ci­pa­to in Sena­to alla con­fe­ren­za stam­pa di lan­cio del pre­si­dio del 21 dicem­bre con­tro l’au­to­no­mia dif­fe­ren­zia­ta. Auto­no­mia dif­fe­ren­zia­ta i cui rischi evi­den­zia­mo da sem­pre e che è sta­ta inse­ri­ta all’in­ter­no del­la mano­vra di bilan­cio  attra­ver­so un dise­gno di leg­ge col­le­ga­to, che por­te­reb­be alla fram­men­ta­zio­ne del­la Repub­bli­ca con con­se­guen­ze cata­stro­fi­che sull’ampliamento del­le dise­gua­glian­ze già esi­sten­ti tra Regio­ni e per la frui­zio­ne dei dirit­ti costi­tu­zio­na­li di cit­ta­di­ne e cit­ta­di­ni, pri­mi tra tut­ti il dirit­to all’istruzione e il dirit­to alla cura. 
Ci sarem­mo aspet­ta­ti di leg­ge­re, a que­sto pun­to, l’attribuzione ai lavo­ra­to­ri di un pote­re di mes­sa in discus­sio­ne non solo degli esi­ti di un siste­ma ADM ma anche dei cri­te­ri base che lo sot­ten­do­no, in un’ottica di pie­na tra­spa­ren­za — lad­do­ve tec­ni­ca­men­te pos­si­bi­le — cir­ca il loro fun­zio­na­men­to. La diret­ti­va si limi­ta però a sta­bi­li­re for­me di con­sul­ta­zio­ne dei rap­pre­sen­tan­ti dei lavo­ra­to­ri, o dei lavo­ra­to­ri stes­si, nel caso in cui le impre­se inten­des­se­ro intro­dur­re nuo­vi siste­mi di moni­to­rag­gio o siste­mi deci­sio­na­li auto­ma­tiz­za­ti, o appor­ta­re modi­fi­che sostan­zia­li a quei siste­mi, con lo sco­po di pro­muo­ve­re il dia­lo­go socia­le sul­la gestio­ne algo­rit­mi­ca. Un po’ poco, for­se. Si trat­ta di un embrio­ne del­la con­trat­ta­zio­ne col­let­ti­va digi­ta­le? È trop­po pre­sto per dir­lo ma dovrem­mo comin­cia­re a recla­ma­re que­sto diritto. 
Non si può insom­ma sfug­gi­re al sospet­to che l’eventuale scom­par­sa del­le pro­ve scrit­te si con­fi­gu­re­reb­be come l’ennesima rifor­ma a costo zero, alla ricer­ca di qual­che faci­le con­sen­so poli­ti­co pres­so una par­te del­la popo­la­zio­ne stu­den­te­sca e del­le fami­glie, evi­tan­do di impe­gnar­si in un ben più pro­fon­do e pro­fi­cuo pro­ces­so di inno­va­zio­ne nel­la scuo­la, che com­por­te­reb­be inve­ce cospi­cui inve­sti­men­ti, non solo dal pun­to di vista stret­ta­men­te finan­zia­rio, ma anche in ter­mi­ni di intel­li­gen­za e crea­ti­vi­tà progettuale. 
La rifor­ma dei trat­ta­ti non è più un tabù: l’accordo di coa­li­zio­ne che gui­de­rà la poli­ti­ca del nuo­vo gover­no tede­sco di Olaf Scholz insi­ste espli­ci­ta­men­te sul­la neces­si­tà di cam­bia­re il fun­zio­na­men­to dell’Ue attra­ver­so una rifor­ma isti­tu­zio­na­le che par­ta dal bas­so, attra­ver­so la con­vo­ca­zio­ne di un’assemblea costituente.