Riforma del fisco? Come al solito meno tasse per i ricchi

Chi aspettava soluzioni innovative e risolutive di quel meccanismo vessatorio che tanto spesso annichilisce contribuenti in difficoltà, non può che prendere atto dell'ennesima delusione.  

Le Com­mis­sio­ni Finan­ze di Came­ra e Sena­to han­no licen­zia­to il docu­men­to con­clu­si­vo di indi­riz­zo al gover­no per la rifor­ma fisca­le e, anco­ra una vol­ta, «nul­la cam­bi affin­ché tut­to cam­bi». Quan­do si par­la di tas­se, in que­sto pae­se la restau­ra­zio­ne con­ser­va­tri­ce vie­ne addi­rit­tu­ra pri­ma di qual­sia­si ten­ta­ti­vo di modi­fi­ca in sen­so pro­gres­si­vo del­le impo­ste. Il solo accen­no alla paro­la patri­mo­nia­le ha par­to­ri­to un docu­men­to che espri­me inve­ce pro­po­ste vol­te a ridur­re la pres­sio­ne fisca­le ver­so i più abbien­ti. Ma com’è potu­to acca­de­re? Ve lo dice­va­mo che il pote­re del­la ric­chez­za nutre come un vitel­lo il pote­re di con­di­zio­na­re la poli­ti­ca. Si vedrà in segui­to qua­le sarà il rea­le inten­di­men­to del gover­no: se asse­con­da­re le pul­sio­ni del­le éli­te per un gene­ra­le scon­to fisca­le, oppu­re ribal­ta­re gli equi­li­bri e inci­de­re sui red­di­ti alti e in par­ti­co­la­ri i pro­ven­ti del­le tran­sa­zio­ni finan­zia­rie, spes­so tenu­ti al ripa­ro gra­zie a nean­che trop­po sofi­sti­ca­te tec­ni­che elu­si­ve. Abbia­mo qual­che sospet­to su come andrà a fini­re. Venia­mo al con­te­nu­to. Si fa pre­sto a dire cosa non ci sarà, alme­no per met­ter­si l’animo in pace. Né patri­mo­nia­le, né impo­sta di suc­ces­sio­ne, né rifor­ma del cata­sto sono inclu­se nel testo. In più quel genio del legi­sla­to­re ha par­to­ri­to la ridu­zio­ne dell’aliquota Irpef del 38% sen­za alcun ina­spri­men­to del­le ali­quo­te: gra­zie ai mec­ca­ni­smi del­la pro­gres­si­vi­tà, si tra­sfe­ri­rà a tut­te le altre clas­si di red­di­to supe­rio­re. Un bel rega­lo, spe­cie per i più ric­chi. Eppu­re lo ave­va­mo scrit­to e moti­va­to: la ridu­zio­ne dell’aliquota nomi­na­le del 38% è neces­sa­ria per cor­reg­ge­re la cur­va del­le ali­quo­te mar­gi­na­li alte­ra­ta da una serie di fat­to­ri tra cui anche i bonus Ren­zi-Gual­tie­ri. Que­sta misu­ra deve esse­re accom­pa­gna­ta da un lato da una ridu­zio­ne di ali­quo­ta sugli sca­glio­ni infe­rio­ri (o come abbia­mo scrit­to noi, con una rimo­du­la­zio­ne del­la detra­zio­ne), dall’altro dall’inasprimento del­le ali­quo­te sui quin­ti­li di red­di­to più ele­va­to. Nul­la di tut­to ciò è sta­to pre­vi­sto, e i fau­to­ri del­la flat tax festeg­gia­no. Bra­vi. Non con­ten­ti, i mem­bri del­le Com­mis­sio­ni riu­ni­te han­no avu­to la ben­pen­sa­ta di pro­spet­ta­re . Sia­mo ben lun­gi da una Irpef onni­com­pren­si­va. Altro che equi­tà oriz­zon­ta­le… Ver­rà per­si­no crea­ta una fat­ti­spe­cie dedi­ca­ta, tra­mi­te un inter­ven­to com­ples­si­vo di rivi­si­ta­zio­ne che pre­ve­de la nuo­va cate­go­ria dei “Red­di­ti finan­zia­ri”. L’Irap ver­rà sacri­fi­ca­ta sull’altare di Con­fin­du­stria e ver­rà rie­su­ma­ta l’IRI, l’imposta sui red­di­ti d’impresa, già affos­sa­ta nel 2018. Reste­rà il regi­me for­fet­ta­rio intro­dot­to dal Con­te I — quel­lo gial­lo­ver­de — anzi, si pro­spet­ta un’ulteriore modi­fi­ca per sta­bi­li­re un regi­me tran­si­to­rio age­vo­la­to per i con­tri­buen­ti che per un anno supe­ra­no il limi­te di 65.000 euro. Tut­to mol­to como­do. Sul con­tra­sto all’evasione e all’elusione fisca­le si fa cen­no ai bene­fi­ci appor­ta­ti dall’introduzione di alcu­ni ele­men­ti pro­pri del fisco elet­tro­ni­co ma, anco­ra una vol­ta, man­ca un qua­dro d’insieme per muo­ve­re il siste­ma fisca­le e la sua ammi­ni­stra­zio­ne ver­so la com­ple­ta digi­ta­liz­za­zio­ne. E infat­ti già si intra­ve­de la pros­si­ma rot­ta­ma­zio­ne, soli­ta scap­pa­to­ia per una rapi­da espia­zio­ne del­le car­tel­le esat­to­ria­li. Chi aspet­ta­va solu­zio­ni inno­va­ti­ve e riso­lu­ti­ve di quel mec­ca­ni­smo ves­sa­to­rio che tan­to spes­so anni­chi­li­sce con­tri­buen­ti in dif­fi­col­tà, non può che pren­de­re atto del­l’en­ne­si­ma delu­sio­ne.  

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