QUADERNI
La vicenda della nave italiana Asso 28 che ha soccorso (giustamente) 108 migranti nel Mediterraneo, in acque internazionali rientranti nella zona SAR (ricerca e soccorso in mare) libica, ma li ha riportati (ingiustamente) in Libia, da dove erano fuggiti rappresenta, ad oggi, il punto più profondo di rottura di quella tradizione di rispetto dei diritti umani che nasce da così lontano e rischia di morire così vicino, storicamente e geograficamente, a noi.
Agosto è iniziato e con esso il mese di vacanze per molti italiani — o almeno quelli che possono permettersele — mentre in rete continuano la propaganda razzista e le sparate quotidiane del ministro dell’Inferno: noi intanto ci diamo appuntamento sin d’ora a Torino, per un 8 settembre #Antifa, nel senso ovviamente di antifascista ma anche di antifake.
Una situazione che sta diventando molto complessa e difficilmente gestibile a causa del numero sempre più cospicuo di certificazioni mediche che attestano le innumerevoli forme di questo disturbo
La sala operativa di Roma, così come quell’ufficiale svizzero, sta condannando 108 persone alla possibilità di essere recluse, violentate, picchiate, torturate. Perché in Libia, ai migranti, succede questo. E non si capisce per quale altra ragione dovrebbero imbarcarsi su gommoni affollatissimi nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, e di morire facendolo, se non per scappare da questo orrore.
È troppo tardi. Lo dico non con rassegnazione, ma con l’arrabbiatura di chi – e siamo tanti, ma non abbastanza – da tempo denunciava il presentarsi di un nuovo fascismo, mentre gli altri – tanti – ridevano, alzavano le spalle, minimizzavano.
Il Governo del cambiamento ha deciso di compiere un ulteriore passo verso l’innovazione nel nostro Paese. Questa volta, tocca all’Università: da alcuni giorni, l’idea lanciata dall’Esecutivo giallo-verde è quella dell’introduzione del cosiddetto prestito d’onore, l’indebitamento studentesco, al fine (così si dice) di favorire l’ingresso agli studi universitari anche ai redditi più bassi. Peccato che questa ipotetica misura rischi di portare il livello della nostra formazione superiore indietro di almeno trent’anni.
Appare sconsolante apprendere dal Ministro Bussetti in un’intervista rilasciata il 22 luglio scorso al “Messaggero”, che su un patrimonio di circa 40.000 edifici scolastici nelle competenze di vari enti locali, quasi il 40% non possiede il collaudo statico delle strutture e meno del 50% possiede il certificato di agibilità e/o quello di prevenzione incendi.