Stefano Catone

Laureato in Relazioni Internazionali, nel 2006 ha aperto il suo primo blog personale. Autore e curatore di Nessun Paese è un'isola (2016) e Expo della dignità (2015). Ama il calcio, soprattutto quello giocato, meglio se sui campi polverosi di provincia.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Sono sempre di più le persone costrette a fuggire. E la situazione non può che peggiorare

82,4 milio­ni. Nono­stan­te la pan­de­mia, nono­stan­te le limi­ta­zio­ni agli spo­sta­men­ti attua­te in nume­ro­si pae­si, il 2020 fa segna­re un nuo­vo record al nume­ro di per­so­ne costret­te ad abban­do­na­re le pro­prie case a cau­sa di per­se­cu­zio­ni, vio­la­zio­ni dei dirit­ti uma­ni ed even­ti che han­no pre­giu­di­ca­to gra­ve­men­te l’or­di­ne pubblico.

L’emergenza climatica è sempre più decisiva nelle scelte migratorie

Se in alcu­ni pae­si le con­se­guen­ze sono già apprez­za­bi­li, in altri no, ma anco­ra per poco. Se le cau­se del­l’e­mer­gen­za cli­ma­ti­ca han­no chia­re respon­sa­bi­li­tà, le sue con­se­guen­ze non rispar­mie­ran­no nes­su­no. Cer­to, i pri­mi a esse­re col­pi­ti sono curio­sa­men­te i meno respon­sa­bi­li e colo­ro che han­no meno risor­se per tam­po­na­re ma, subi­to dopo, toc­che­rà anche a noi. E a quel pun­to non ci saran­no altri pia­ne­ti sui qua­li rifugiarsi. 

Il nuovo solito patto con la Libia

Un nuo­vo pat­to che nei fat­ti non cam­bie­reb­be nul­la, se non andan­do a raf­for­za­re un per­cor­so che cono­scia­mo bene, e che ogni gior­no ci allon­ta­na sem­pre di più dal­la fine del­la tra­ge­dia uma­ni­ta­ria che da anni si con­su­ma ai nostri confini.

Finché ci saranno i fascisti, ci saremo anche noi, antifascisti

Real­tà strut­tu­ra­te, che agi­sco­no alla luce del sole, che non temo­no di dichia­rar­si per quel che sono: fasci­sti. Riven­di­ca­no di «rap­pre­sen­ta­re la con­ti­nui­tà col fasci­smo», deri­do­no chi lot­tò e cad­de per la libe­ra­zio­ne e, allo stes­so tem­po, chie­do­no di supe­ra­re la anti­sto­ri­ca divi­sio­ne tra fasci­sti e anti­fa­sci­sti. Alcu­ni sie­do­no già nel­le isti­tu­zio­ni, altri mira­no a entrar­vi per can­cel­lar­le, le isti­tu­zio­ni del­la Repub­bli­ca, per­fet­ta­men­te «in con­ti­nui­tà col fascismo».

Libia: non c’è più tempo

Oggi — anzi: l’al­tro­ie­ri — non suc­ce­de­rà un caz­zo. Il gover­no con­ti­nue­rà a soste­ne­re che la Guar­dia costie­ra libi­ca “sal­va” per­so­ne in mare, con­ti­nue­rà a uti­liz­za­re stru­men­tal­men­te l’ar­go­men­to dei cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, con­ti­nue­rà con poli­ti­che di col­la­bo­ra­zio­ne (com­mer­cia­le, soprat­tut­to, si leg­ga: ven­di­ta di armi) con dit­ta­to­ri “uti­li” e neces­sa­ri — vuoi per bloc­ca­re le per­so­ne migran­ti, vuoi per inte­res­si stra­te­gi­ci ed energetici. 

Ius soli e Ong: sfida aperta tra Salvini e Lamorgese

Defi­ni­re lo “ius soli” irri­nun­cia­bi­le è mol­to sem­pli­ce, quan­do non c’è alcun peri­co­lo che arri­vi nem­me­no sul tavo­lo, ma il Vimi­na­le potreb­be, per­lo­me­no, smet­te­re di con­ta­re col pal­lot­to­lie­re le Ong che bloc­ca? In que­sti ter­mi­ni, tor­na­re ai livel­li di Sal­vi­ni sareb­be già un pic­co­lo traguardo.