[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nell’ambito della campagna #AllaBaselaScuola riceviamo e pubblichiamo la lettera di Valentina, dall’Emilia Romagna, una denuncia appassionata delle condizioni in cui si trovano molti insegnanti coinvolti nel concorso che si sta svolgendo per il reclutamento di nuovi docenti.
Ricordiamo in breve alcuni fatti, perché sia più chiaro il quadro. Nelle commissioni concorsuali, ogni docente viene pagato 30€ al giorno per un numero di ore imprecisato, durante un periodo di riposo: i 34 giorni di ferie, di cui gli insegnanti sono obbligati ad usufruire durante l’estate, ovvero nel periodo di sospensione delle attività didattiche.
Oltre agli scritti e agli orali, i commissari devono sostenere numerosi incontri all’USR. È evidente ci sia penuria di commissari. Precarietà e profonda incertezza incombono sui candidati: non c’è chiarezza sui materiali di studio e sullo svolgimento delle prove.
Le modalità della prassi concorsuale confermano una solida e antichissima tradizione nel comportamento delle Istituzioni verso la classe insegnante: approssimazione, confusione, aleatorietà, scarso senso della realtà.
Lo svilimento inevitabile della professionalità dei docenti, in ogni contesto e ruolo che sono chiamati a ricoprire, continua ad essere uno dei pochi dati di fatto della politica scolastica italiana da decenni.
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Cari amici,
scrivo questo post spinta dal bisogno di far sapere anche a chi non appartiene al mondo della scuola o non è coinvolto nelle ultime procedure concorsuali cosa stia accadendo in regione Emilia Romagna relativamente alle nostre classi di concorso (lingua inglese, scuola secondaria di I e II grado).
La nostra piccola odissea ha inizio a giugno, quando la nostra commissione, persino in lieve anticipo, ha provveduto a riunirsi ed estrarre la lettera di partenza per le prove orali (Inglese, ambito AD05 — AB24, AB25).
Ci si aspettava, di lì a pochi giorni, l’uscita del calendario e un “normale”, seppur impegnativo dato il numero dei partecipanti, iter concorsuale. Magari si sarebbe potuto accedere al terzo anno di FIT proprio a settembre… E questo avrebbe significato un’opportunità di conquistare il ruolo una volta tanto in linea con i tempi previsti.
Invece, da quel momento, più nessuna notizia. Abbiamo appreso in modo vago che si sono verificate le dimissioni “in tronco” di tutti i commissari ad eccezione della presidente (da imputarsi ai miseri compensi?) e da due mesi e mezzo siamo “appesi” al sito dell’ufficio scolastico regionale in attesa di una qualsiasi notizia, comunicazione, informazione.
“Mollati” lì, così. Nella perenne indecisione se ripassare (e cosa ripassare), se preparare (e cosa preparare), se poterci concedere qualche giorno di vacanza (perché poi se ad agosto all’improvviso chiamano?)…
Perché la vita degli insegnanti negli ultimi anni è un po’ tutto questo: una perenne indecisione riguardo al futuro più prossimo. Forzatamente in attesa, forzatamente in balia di meccanismi all’ ”azzeccagarbugli”, talvolta sconcertanti.
Alla faccia di chi ancora, non sapendo, parla di “privilegi”.
Dove sarebbero, questi privilegi? Nello stipendio inferiore a quello di ormai qualsiasi badante o colf? Nelle vacanze estive che vacanze non sono, ma disoccupazione al sesto, settimo o ottavo anno di contratto annuale?
Nelle variabili, deliranti procedure di reclutamento che abbiamo dovuto subire negli ultimi anni?
Nella burocrazia e nelle carte senza senso che talvolta occupano il nostro tempo (anziché poterlo dedicare a ciò che davvero conta)? Nel non poter progettare una vacanza estiva, o pianificare l’acquisto di una nuova cucina — o nel doverci procacciare da soli i sostituti per un giorno di assenza (non retribuita?) da scuola causa concorso ministeriale? Non si capisce.
Senza contare che siamo ormai trattati con scarso rispetto, il rispetto che si deve a tutte le professioni, e che per noi deriva dal fatto che il nostro operato è centrale per lo sviluppo educativo e culturale dei nostri ragazzi. Non è cosa da poco.
E’ ora, quindi, di farsi sentire — con calma e civiltà — ma di farsi sentire.
Ebbene, a quanto pare l’ufficio scolastico regionale non trova quattro o cinque docenti di lingua inglese di ruolo da almeno cinque anni da poter arruolare come commissari per il nostro concorso, a Bologna… Fatevi avanti, quindi, cari colleghi! Vi chiediamo un gesto di generosità che possa consentire ai vostri colleghi più giovani di accedere un giorno al ruolo.
Valentina Sassi[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]