QUADERNI
Che la fase 2, che tutti aspettiamo per poter vedere un po’ allentate le restrizioni personali, non diventi l’ennesima occasione per scaricare sulla parte più debole del sistema produttivo, ossia i lavoratori, il peso, mai enorme come oggi, di un futuro quanto mai incerto e imprevedibile
Pubblichiamo un’altra testimonianza che sottolinea il difficile raggiungimento dei 30 fatidici contratti che permettono l’accesso all’indennità per i lavoratori dello spettacolo
Dopo l’Ungheria di Orban, al quale il parlamento ha conferito i pieni poteri per affrontare l’emergenza sanitaria (senza fissare una scadenza), è toccato alla Slovenia veder il primo ministro Jansa chiedere e ottenere poteri speciali per la gestione della crisi dovuta al coronavirus.
L’avvio dell’anno scolastico è una macchina complessa che richiede mesi di preparazione per partire puntuale, non si può continuare ad agire con provvedimenti-toppa, dopo ormai due mesi dall’inizio dell’emergenza epidemiologica, ma occorre individuare sin da ora una strategia chiara che metta le amministrazioni periferiche e le scuole nelle condizioni di predisporre l’avvio delle lezioni con attenzione alla sicurezza sanitaria ma anche all’emergenza educativa, soprattutto nei confronti delle alunne e degli alunni che la didattica a distanza ha lasciato indietro.
Se saremo in grado di fare questo, senza farci tirare per la giacca da chi ha interessi che oggi oggettivamente contrastano con quello della salute pubblica collettiva, e che hanno fatto già abbastanza danni, ripartiremo prima, senza ricadute.
Perché sì, “è necessario nutrirsi di bellezza, di arte, di cultura” ma non solo durante un’emergenza pandemica o sfruttando le professionalità del settore.
L’emergenza sanitaria sta colpendo tutti ma non colpisce tutti allo stesso modo. In una società diseguale, diseguali sono anche gli effetti del lockdown sulla vita economica e sociale delle persone. Nonostante le parole del ministro Gualtieri – “Giorni difficili, non vogliamo lasciare indietro nessuno” – ci sono molte tipologie di lavoratori rimasti scoperti, senza una rete protettiva, dai DPCM dei giorni scorsi e dal ‘Cura Italia’.
Le motivazioni, indicate nelle premesse, sono confuse e contraddittorie. Non si comprende, infatti, se il provvedimento viene — formalmente: sia chiaro — adottato per tutelare la salute dei naufraghi o dei cittadini italiani.
Ci auguriamo di avere risposte concrete nei prossimi giorni, perché per ora, con il dimezzamento disposto dal MEF dei posti resi disponibili da Quota 100, lo slittamento dell’aggiornamento delle graduatorie di Istituto e il blocco dei concorsi, i segnali non sono incoraggianti.
L’emergenza sanitaria, lo sappiamo, ha messo in ginocchio le strutture ospedaliere del Paese. E a quanto pare, creato un alibi perfetto per provare a dare un colpo ben assestato al diritto di abortire, che già negli ospedali d’Italia non gode di grande approvazione viste le percentuali terrificanti di medici obiettori che si registrano da Nord a Sud.
Il “lato oscuro della pandemia” ha evidenziato altri problemi nazionali che dovremmo affrontare con serietà non appena l’emergenza avrà fine
Forse questo è un nuovo periodo di transizione e tra poco raggiungeremo un equilibro ma il caos presente ha messo a nudo molte problematiche irrisolte diventate ormai endemiche. La fragilità di moltissime famiglie verso le quali la scuola non riesce ad essere inclusiva, la precarietà di molti lavoratori, una didattica piegata alle esigenze della burocrazia, la professione del docente screditata e umiliata.
Il cessate il fuoco in suolo libico appare lontano dall’avverarsi se la comunità internazionale – ed europea in particolare – non sono in grado di garantire il rispetto dell’embargo di armi né una tregua, seppur temporanea, dal conflitto.
Insieme ai più piccoli, le famiglie sono le grandi dimenticate dalla moltitudine di decreti e proroghe pubblicati dal Governo e, con loro, i servizi dedicati.
Rilanciamo gli appelli a manifestare attraverso un lenzuolo bianco o un cartello il proprio sostegno alla #salutepertuttietutte il 7 aprile: per una sanità pubblica adeguatamente finanziata e in grado di assistere tutte e tutti, senza discriminazioni di sorta.