QUADERNI
Ora che si inizia a parlare di aperture delle università al 50% ci chiediamo: chi stila le linee guida ha idea di cosa parli? Moltissimi studenti sono fuorisede, molti altri sono lavoratori: quest’incertezza crea solo problemi e rischia di far aumentare il numero di chi abbandona gli studi.
Dopo mesi di “altre priorità” si comincia, fuori tempo massimo, a scontrarsi con la realtà. Nelle aule facciamo finta che il problema sia risolto accollando tutto alle scuole, al cartongesso e (eventualmente) alle mascherine.
Ha prevalso l’opzione “A favore del no” con l’82.35%.
La natura si rigenera di continuo, ma di continuo i sapiens ne prelevano le risorse biologiche. A che ritmo? Con quale velocità? La natura fa in tempo a rigenerarsi? La risposta è no
In Brasile la creazione di nuovi pascoli è responsabile per circa l’80% di tutta la deforestazione. Nel 2019 gli incendi e la pessima gestione del Ministero dell’Ambiente del governo Bolsonaro hanno attirato l’attenzione di tutto il mondo e c’è bisogno di mantenere alta l’allerta, perché sta iniziando una nuova stagione di roghi persino peggiore della scorsa.
E’ fondamentale fare un salto culturale per capire l’epoca che stiamo vivendo. E’ fondamentale rendersi conto che i danni e le conseguenze delle nostre scelte non si vedranno tra 100 o 150 anni ma si vedranno tra 30/40 anni massimo e quindi saremo noi stessi o le generazioni immediatamente successive alla nostra a subire queste conseguenze.
Svolgo il ruolo di caregiver familiare da otto anni fra difficoltà oggettive ma anche psicologiche. Le responsabilità, le competenze, la presenza continua che vengono richiesti sono stati e continuano a tutt’oggi ad essere completamente ignorati dalla nostra legislazione, salvo qualche “boutade” ogni tanto priva di qualsivoglia concretezza applicativa, escludendo così sistematicamente i cosiddetti caregivers da ogni tutela e dal riconoscimento di una qualifica professionale
I ghiacciai si muovono da sempre, dicono gli esperti glaciologi: ma non a questa velocità, non con la frequenza a cui assistiamo oggi. Il punto è sempre lo stesso: l’accelerazione. Il mancato recupero fra un evento e l’altro. Un equilibrio spostato ineluttabilmente verso la perdita delle condizioni climatiche precedenti l’arrivo dell’industrializzazione.
Non è più tempo delle risposte generiche e dei libri dei sogni a cui ci ha abituati in questi mesi la Ministra Azzolina.
L’emergenza educativa pretende risposte concrete e puntuali, noi non ci stancheremo di chiederle.
Non so se il fatto di far votare migliaia di cittadini fuori sede potrebbe spostare l’ago della bilancia e le sorti politiche e sociali dell’Italia, ma sono convinta che a partire dal giorno successivo alle elezioni verrebbero abbattute moltissime credenze cristallizzate sui giovani. Una su tutti, che non andiamo a votare perché siamo disinteressati.
Sette anni fa, Giuseppe Civati interveniva alla Camera per ribadire che una norma contro l’odio altro non è che una norma di civilità, un atto di coraggio e di rispetto verso una comunità, quella LGBTQI+ che viene ignorata e che vive nella paura di essere attaccata, minacciata, aggredita per la sola “colpa” di voler essere liber* e orgoglios*.
La legalizzazione della cannabis, al di là di ogni ipocrisia, oltre a dare certezze ai cittadini, demolirebbe il florido mercato illegale, spina dorsale della criminalità organizzata, svuotando le carceri da persone che, a tutto voler concedere, hanno solo bisogno di una mano.
Mario Carmine Paciolla aveva 33 anni, era volontario a San Vicente del Caguán con un’organizzazione Onu ed è morto in Colombia in circostanze da chiarire. Non si sentiva al sicuro, lo aveva confidato alla famiglia, e aveva già preso il biglietto per tornare a casa. Non è riuscito a partire con il suo aereo: invece, il 15 luglio, alle 19.40 ora italiana, è stata data notizia alla famiglia della sua morte. Il suo corpo è stato trovato in una situazione ricostruita come suicidio per impiccagione, ma ci sarebbero elementi che smentiscono questa versione dei fatti.
Quando si parla di “fermare gli sbarchi” mescolando le carte con l’accoglienza, e ancor peggio con la pandemia, si è probabilmente razzisti (asintomatici, per carità, ma il test è sempre lo stesso: leggeremmo le stesse cose se i profughi fossero biondi norvegesi?) e altrettanto probabilmente in mala fede.