QUADERNI

La con­fu­sio­ne tra i ruo­li del­le varie isti­tu­zio­ni euro­pee in poli­ti­ca este­ra, e la tra­bal­lan­te ed incer­ta ripar­ti­zio­ne del­le com­pe­ten­ze, non fan­no altro che inde­bo­li­re l’UE sul­la sce­na mon­dia­le. E inve­ce le gran­di sfi­de dei nostri tem­pi si gio­ca­no pro­prio a livel­lo glo­ba­le, abbia­mo biso­gno di un’Europa uni­ta e capa­ce di agi­re in poli­ti­ca este­ra. Non pos­sia­mo più per­met­ter­ci di per­de­re tem­po. Quan­do lo capiremo? 
Oggi — anzi: l’al­tro­ie­ri — non suc­ce­de­rà un caz­zo. Il gover­no con­ti­nue­rà a soste­ne­re che la Guar­dia costie­ra libi­ca “sal­va” per­so­ne in mare, con­ti­nue­rà a uti­liz­za­re stru­men­tal­men­te l’ar­go­men­to dei cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, con­ti­nue­rà con poli­ti­che di col­la­bo­ra­zio­ne (com­mer­cia­le, soprat­tut­to, si leg­ga: ven­di­ta di armi) con dit­ta­to­ri “uti­li” e neces­sa­ri — vuoi per bloc­ca­re le per­so­ne migran­ti, vuoi per inte­res­si stra­te­gi­ci ed energetici.