Non è nemmeno trascorsa una settimana dal World Water Day, ricorrenza istituita dalle Nazioni Uniti all’interno del Summit per la Terra di Rio de Janeiro del 1992.
Come sappiamo l’acqua è una componente fondamentale per tutti gli organismi viventi. Sono tanti i fronti aperti sulla matrice acqua: la qualità dell’acqua dei fiumi, una gestione più attenta e sostenibile delle reti idriche passando per captazione, distribuzione e depurazione, gli aspetti di gestione di un bene che deve rimanere pubblico e poi le questioni internazionali rispetto all’accesso all’acqua potabile ancora non garantito a migliaia di persone, la lotta e il contrasto alle plastiche e ai rifiuti che galleggiano negli oceani.
E poi la parte più direttamente legata ai cambiamenti climatici, con le problematiche relative all’innalzamento del livello degli oceani, il distacco di enormi iceberg, così come l’innalzamento della temperatura del Mediterraneo con conseguenze sulla biodiversità acquatica.
Ma in questi giorni tra fine marzo e gli inizi di aprile, il fiume Po è già in sofferenza. Una situazione che di solito si verifica durante il periodo estivo e che invece appare già oggi.
Livelli idrometrici con punte inferiori di portata fino al 45% rispetto alla media ed una situazione complessiva, che attesta il fiume Po, in questi primi giorni di primavera, a quote del tutto simili a quelle riscontrabili alla fine del mese di agosto, questo il grido d’allarme di ANBI Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue.
Un aspetto da non sottovalutare è che se da un lato è un andamento che non stupisce, se raffrontato a quanto accaduto negli ultimissimi anni, è preoccupante la tempistica in qui queste problematiche si presentano. Se fino allo scorso anno i mesi interessati erano quelli di giugno, luglio, agosto ora le problematiche si presentano all’inizio della primavera quando la stagione irrigua non è ancora del tutto iniziata.
È fondamentale mettere in atto, tutta una serie di sinergie e di azioni per una gestione più sostenibile della filiera acqua. Una risorsa indispensabile per i territori, gli equilibri ambientali, l’economia agroalimentare, la biodiversità, che a fronte delle scarse precipitazioni e delle conseguenze relative ai cambiamenti climatici merita ogni nostra attenzione.
Pensiamo agli sfasamenti stagionali e le conseguenze sulla filiera agroalimentare. Così come il passaggio da precipitazioni brevi ed intense a lunghi periodi di siccità con numerosi danni stimati in miliardi di euro per l’agricoltura italiana. In molte parti d’Italia, si stanno sviluppando protocolli e sperimentazioni scientifiche per una gestione più corretta e attenta dei fiumi. Nel Fiume Ticino ad esempio si è sperimentato il deflusso minimo vitale in modo da assicurare un livello buono nel Lago Maggiore, il prelievo a fini irrigui tramite il Canale Villoresi, l’acqua per la produzione di energia elettrica nelle 3 centrali presenti e un livello minimo di acqua che deve rimanere nel fiume per mantenere la biodiversità del fiume e delle sponde. Anche qui purtroppo la burocrazia si è messa di traverso e il DMV individuato scientificamente ha dovuto soccombere rispetto ad un Regio Decreto che prevede che anche la vicina Confederazione Elvetica possa decidere sul livello del lago Maggiore.
Però al netto di questo piccolo incidente di percorso è del tutto evidente che ci siano delle buone pratiche in corso d’opera che possono, anzi devono essere esportate anche in altre parti d’Italia. L’obbiettivo è quello di non disperdere nemmeno una goccia d’acqua. La stessa coltivazione del riso sta avvenendo con pratiche diverse rispetto al passato, proprio perché nessuna goccia dev’essere sprecata.
Sarebbe decisamente utile, individuare una quota parte dei soldi del PNRR per le opere idrauliche e per replicare le buone pratiche che assicurano una gestione più sostenibile dell’acqua.
In questo ambito poi si inserisce tutto il discorso relativo all’Agricoltura e alle scelte europee e a cascata quelle nazionali circa un investimento sull’agricoltura di qualità piuttosto che su quella di quantità.
Le strade per utilizzare in maniera più accorta, razionale e sostenibile una risorsa importantissima e limitata come l’acqua ci sono anche e soprattutto a fronte dei cambiamenti climatici.
Importiamo ed esportiamo le buone pratiche, facciamole conoscere e soprattutto mettiamole in pratica.
Oggi dobbiamo agire, non dobbiamo più solo parlare.
Soprattutto non dobbiamo rimanere fermi a guardare il cielo, perché in quel caso nemmeno la danza della pioggia potrà salvarci dal nostro immobilismo.