La que­stio­ne cli­ma­ti­ca non è solo un’urgenza, è l’opportunità di ripen­sa­re il nostro model­lo di sviluppo.

 

Imma­gi­na­te un Pae­se che esce dall’incubo del­le fon­ti fos­si­li e del­la dipen­den­za ener­ge­ti­ca, che pun­ta sull’efficienza ener­ge­ti­ca e sul­le rin­no­va­bi­li, che pian­ta albe­ri, che smet­te di con­su­ma­re e impo­ve­ri­re il pro­prio suo­lo, che rimet­te in pie­di le pro­prie infra­strut­tu­re fati­scen­ti, che pun­ta a una mobi­li­tà soste­ni­bi­le e meno caotica.

 

Imma­gi­na­te un Pae­se che finan­zia que­ste impre­se in manie­ra equa e pro­gres­si­va, chie­den­do un con­tri­bu­to più alto a chi più ha e può gode­re di que­sti progressi.

 

Imma­gi­na­te un Pae­se che nel rea­liz­za­re tut­to que­sto crea nuo­vo impie­go, sicu­ro e digni­to­so, che alza gli stan­dard di lavo­ra­tri­ci e lavo­ra­to­ri in ogni set­to­re, con la sere­ni­tà di un siste­ma pre­vi­den­zia­le meno incer­to, ingiu­sto e farraginoso.

 

Imma­gi­na­te­lo insie­me a noi, insie­me a Possibile.

 

È il momen­to di insi­ste­re con le #Pre­vi­sio­ni­del­Tem­po. Con la denun­cia quo­ti­dia­na. Con le pro­po­ste. E gli investimenti.

 

C’è mol­ta stra­da fare, e il tem­po è scaduto.

 

Leg­gi le nostre proposte.

Trump inter­vie­ne all’O­nu con un discor­so lun­ghis­si­mo, mol­to oltre il tem­po con­ces­so agli altri lea­der, pie­no di affer­ma­zio­ni anti scien­ti­fi­che, illo­gi­che, di bufa­le e intri­so del­la peg­gior reto­ri­ca impe­ria­li­sta e suprematista. 
Quan­to sareb­be bel­lo poter dire “no, ma in fon­do il cam­bia­men­to cli­ma­ti­co non esi­ste, se esi­ste non è col­pa nostra, e comun­que non sareb­be nul­la di male”? Una rispo­sta feno­me­na­le ad un milio­ne di pro­ble­mi, pec­ca­to solo che sia falsa. 
Che fine ha fat­to la testi­mo­nian­za di Car­mi­ne Schia­vo­ne in meri­to la pre­sen­za di fusti alta­men­te noci­vi nel sito di Bor­go Mon­tel­lo? Quan­do e chi si pren­de­rà l’o­ne­re di boni­fi­ca­re il sito? In che modo la popo­la­zio­ne loca­le rice­ve­rà sacro­san­to risar­ci­men­to per i dan­ni per­ce­pi­ti in ter­mi­ni di salute? 
Non è più pos­si­bi­le accet­ta­re una mala gestio­ne così gra­ve del­la disca­ri­ca e soprat­tut­to imma­gi­na­re poten­zia­men­ti e modi­fi­che sen­za che sia­no mes­se nero su bian­co anche da un pun­to di vista giu­ri­di­co le respon­sa­bi­li­tà pena­li dei dan­ni ambien­ta­li e alla salu­te che que­sto ter­ri­to­rio sta subendo. 
È un momen­to sto­ri­co: oggi l’Europa ren­de leg­ge il ripri­sti­no del­la natu­ra, e defi­ni­sce la dire­zio­ne che il nostro con­ti­nen­te segui­rà per ridar­le spa­zio. La que­stio­ne non è edo­ni­sti­ca, e nem­me­no intel­let­tua­le: si trat­ta di per­met­te­re che gli eco­si­ste­mi, come i fiu­mi o le zone umi­de, ter­re col­ti­va­te e fore­ste, tor­ni­no gra­dual­men­te in una con­di­zio­ne di equi­li­brio per con­ti­nua­re a tra­sfor­ma­re la mate­ria, per ren­de­re, cioè, la bio­sfe­ra vivi­bi­le anche per noi. 
Descri­ver­ci come quel­li del no, come quel­li che sono con­tro lo svi­lup­po, è sta­ta una del­le costan­ti in que­sti anni. La “nar­ra­zio­ne tos­si­ca” sul­le que­stio­ni ambien­ta­li pur­trop­po ha rag­giun­to anche il livel­lo loca­le, toc­can­do livel­li deci­sa­men­te bas­si: ci han­no descrit­to o rap­pre­sen­ta­to come eco­ter­ro­ri­sti. È abba­stan­za evi­den­te che quan­do non si han­no argo­men­ti, la cri­ti­ca diven­ta insul­to. I veri eco­ter­ro­ri­sti sono quel­li che han­no sem­pre soste­nu­to che l’unica stra­da pos­si­bi­le fos­se allar­ga­re il sedi­me aero­por­tua­le can­cel­lan­do un habi­tat uni­co e raro, descri­ven­do­lo come di scar­sis­si­mo valore. 
L’u­ni­ca guer­ra da fare è quel­la al riscal­da­men­to glo­ba­le, la miti­ga­zio­ne dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci è la gran­de sfi­da di que­sto seco­lo. Potre­mo vin­cer­la sol­tan­to evi­tan­do le distra­zio­ni, svi­lup­pan­do cul­tu­ra ambien­ta­le e agen­do in modo con­sa­pe­vo­le e respon­sa­bi­le su lar­ghis­si­ma scala. 
La prio­ri­tà del gover­no è al momen­to quel­la di ridur­re i tra­sfe­ri­men­ti di dena­ro ver­so la Rus­sia per non finan­zia­re ulte­rior­men­te la guer­ra di inva­sio­ne ver­so l’Ucraina e per­tan­to ridur­re l’import di gas dal­la Rus­sia è una scel­ta neces­sa­ria. Ma qua­li sono i rischi? 
Il cam­bia­men­to cli­ma­ti­co sta gene­ran­do ingiu­sti­zia e disu­gua­glian­za. I pae­si che sof­fro­no mag­gior­men­te gli impat­ti del cam­bia­men­to cli­ma­ti­co sono real­tà già pove­re che con­tri­bui­sco­no poco o nul­la con le emis­sio­ni cli­mal­te­ran­ti. Que­sta situa­zio­ne inol­tre sta met­ten­do for­te­men­te in cri­si le futu­re gene­ra­zio­ni, soprat­tut­to quel­le dei pae­si più poveri. 
Pun­tual­men­te, nel­le discus­sio­ni che gra­vi­ta­no attor­no alla ridu­zio­ne ormai neces­sa­ria del­le fon­ti fos­si­li per una pro­du­zio­ne di ener­gia da fon­ti rin­no­va­bi­li, emer­go­no le voci di chi vor­reb­be un ritor­no al nuclea­re. Pec­ca­to che ci sia­no alcu­ne que­stio­ni, sicu­ra­men­te non di poco con­to, irri­sol­te e che dif­fi­cil­men­te tro­ve­ran­no una solu­zio­ne nel bre­ve periodo. 
Ma per­ché la scuo­la deve sup­pli­re alle man­can­ze del­la poli­ti­ca? Il tra­spor­to pub­bli­co e la mobi­li­tà non sono for­se com­pe­ten­za degli enti loca­li? La veri­tà è che si trat­ta del­l’en­ne­si­mo ten­ta­ti­vo di greenwashing. 
Il tem­po del bla bla bla è fini­to e biso­gna agi­re: non c’è più tem­po. Infi­ne c’è da cam­bia­re un para­dig­ma e da riscri­ve­re una sto­ria: sem­bra che le deci­sio­ni sul cli­ma le pren­da­no in pochi e in tavo­li deci­sa­men­te ristret­ti con la pre­sen­za del­le lob­by del car­bo­ne. Va com­ple­ta­men­te ribal­ta­to il tavo­lo, dan­do voce e ruo­lo a chi oggi subi­sce le con­se­guen­ze mag­gio­ri di que­sta cri­si socio cli­ma­ti­ca e ambientale. 
La cri­si cli­ma­ti­ca sta col­pen­do e col­pi­rà tut­ti, spes­so con estre­ma vio­len­za. Come sem­pre le per­so­ne più espo­ste saran­no quel­le più vul­ne­ra­bi­li. Le respon­sa­bi­li­tà sap­pia­mo tut­ti dove stanno. 
Il Cli­ma entri nel­le deci­sio­ni del­la Poli­ti­ca e la Poli­ti­ca si com­por­ti in manie­ra coscien­zio­sa, non guar­dan­do i son­dag­gi e pen­san­do al pros­si­mo appun­ta­men­to elet­to­ra­le, ma guar­di al futu­ro, alle gene­ra­zio­ni futu­re e a chi ver­rà dopo di loro. 
Se scom­pa­io­no gli squa­li, l’Oceano muo­re. Quel­lo stes­so Ocea­no che pro­du­ce il 50% dell’ossigeno che respi­ria­mo, e assor­be il 25% dell’anidride car­bo­ni­ca che emet­tia­mo. Se muo­re l’Oceano, moria­mo noi.  Non ci resta, dun­que, che sal­va­re gli squali.