Nature Restoration Law: stavolta ha vinto la Terra!

È un momento storico: oggi l’Europa rende legge il ripristino della natura, e definisce la direzione che il nostro continente seguirà per ridarle spazio. La questione non è edonistica, e nemmeno intellettuale: si tratta di permettere che gli ecosistemi, come i fiumi o le zone umide, terre coltivate e foreste, tornino gradualmente in una condizione di equilibrio per continuare a trasformare la materia, per rendere, cioè, la biosfera vivibile anche per noi.

L’approvazione defi­ni­ti­va del­la Natu­re Resto­ra­tion Law è il pri­mo pas­so per con­tra­sta­re con­cre­ta­men­te la cri­si del cli­ma e del­la biodiversità.

È un momen­to sto­ri­co: oggi l’Europa ren­de leg­ge il ripri­sti­no del­la natu­ra, e defi­ni­sce la dire­zio­ne che il nostro con­ti­nen­te segui­rà per ridar­le spa­zio. La que­stio­ne non è edo­ni­sti­ca, e nem­me­no intel­let­tua­le: si trat­ta di per­met­te­re che gli eco­si­ste­mi, come i fiu­mi o le zone umi­de, ter­re col­ti­va­te e fore­ste, tor­ni­no gra­dual­men­te in una con­di­zio­ne di equi­li­brio per con­ti­nua­re a tra­sfor­ma­re la mate­ria, per ren­de­re, cioè, la bio­sfe­ra vivi­bi­le anche per noi. Oggi qua­si l’80% del ter­ri­to­rio euro­peo ver­sa in una con­di­zio­ne di degra­do ambien­ta­le, sap­pia­mo tut­ta­via che la nostra stes­sa esi­sten­za si basa sul­la bio­di­ver­si­tà attra­ver­so i ser­vi­zi eco­si­ste­mi­ci che essa for­ni­sce: depu­ra­zio­ne del­le acque, pro­du­zio­ne di ossi­ge­no, pro­du­zio­ne di cibo, fis­sa­zio­ne dell’anidride car­bo­ni­ca, ma anche pro­te­zio­ne dagli even­ti allu­vio­na­li e idro­geo­lo­gi­ci, solo per citar­ne alcuni.

Vedia­mo final­men­te avvi­ci­nar­si uno sce­na­rio in cui le atti­vi­tà dell’uomo si inte­gra­no con la natu­ra, rige­ne­ran­do le aree degra­da­te e impat­tan­do meno vio­len­te­men­te sul­le risor­se natu­ra­li. Il nostro futu­ro e quel­lo dei nostri figli pas­sa da un cam­bio del para­dig­ma di svi­lup­po che oggi vie­ne dato per asso­da­to: il Green Deal, attra­ver­so la natu­re resto­ra­tion law, fa un pas­so per met­te­re in discus­sio­ne que­sto model­lo agen­do sul­la gestio­ne del ter­ri­to­rio, supe­ran­do il vec­chio con­cet­to che la natu­ra sia qual­co­sa da tute­la­re solo entro i con­fi­ni di riser­ve natu­ra­li o aree protette. 

Ma la que­stio­ne è anco­ra più pra­ti­ca: secon­do alcu­ne sti­me, la natu­ra ripri­sti­na­ta per­met­te­rà di gua­da­gna­re otto vol­te gli inve­sti­men­ti fat­ti. Oltre alla pre­ven­zio­ne e alla ridu­zio­ne dei dan­ni e deri­van­ti dagli even­ti mete­reo­lo­gi­ci estre­mi — che ormai sono il “new nor­mal” — e che pur­trop­po sono desti­na­ti a peg­gio­ra­re, si apri­rà una fase di inno­va­zio­ne tec­no­lo­gi­ca, inve­sti­men­ti pri­va­ti e il mer­ca­to del lavo­ro cor­re­la­to ai prov­ve­di­men­ti pre­vi­sti dal­la leg­ge, i cosid­det­ti green jobs, regi­stre­rà un aumen­to in tut­ta Europa.

In que­sta par­ti­ta abbia­mo visto mol­to chia­ra­men­te come le destre estre­me oggi si uni­sco­no ai lob­bi­sti fos­si­li e agroin­du­stria­li anti ambien­te. Da luglio, quan­do il testo è sta­to pre­sen­ta­to, nego­zia­zio­ni e trat­ta­ti­ve han­no por­ta­to pro­fon­de modi­fi­che e pas­si indie­tro rispet­to al testo ini­zia­le, per anda­re incon­tro alle richie­ste dei por­ta­to­ri di inte­res­si. Nono­stan­te le aper­tu­re, i ten­ta­ti­vi di affos­sa­re la rati­fi­ca influen­zan­do il par­la­men­to euro­peo sono sta­ti inces­san­ti. Le pro­te­ste dei trat­to­ri stan­no tri­ste­men­te sba­glian­do ber­sa­glio su diver­si pun­ti: le cau­se del­la pre­ca­riz­za­zio­ne estre­ma del­le con­di­zio­ni del lavo­ro agri­co­lo e del­le con­se­guen­ti spe­re­qua­zio­ni van­no ricer­ca­te nel­le devian­ze del siste­ma agroin­du­stria­le e non nel ten­ta­ti­vo di garan­ti­re un’agricoltura più sana e soste­ni­bi­le. In que­sta bat­ta­glia occor­re iden­ti­fi­ca­re sen­za esi­ta­zio­ne il nemi­co comu­ne nei gas ser­ra alla base dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci anche per­ché, come vedia­mo ormai da anni, i pri­mi a paga­re sono pro­prio i pro­dut­to­ri agri­co­li, e fra que­sti, i più pic­co­li in misu­ra anco­ra maggiore. 

Nono­stan­te tut­to, ce l’abbiamo fat­ta: è una vit­to­ria dei Greens, dei pro­gres­si­sti, dei valo­ri euro­pei, ma a ben guar­da­re è una vit­to­ria di tut­ti. Abbia­mo anco­ra una casa da difen­de­re con furo­re e ora si è chia­ri­ta una cosa in più: la dob­bia­mo difen­de­re da sini­stra, per­ché la cul­tu­ra di destra mostra nei fat­ti, nei voti den­tro le isti­tu­zio­ni, nel­le spon­de date ai lob­bi­sti, di con­si­de­ra­re l’ambiente una sor­ta di ban­co­mat infi­ni­to da cui si pre­ten­de di fare rifor­ni­men­to facen­do paga­re il prez­zo a tut­ta la col­let­ti­vi­tà. Se pri­ma vale­va dire “l’ambiente non è né di destra né di sini­stra”, oggi con que­sto voto è del tut­to evi­den­te che la discus­sio­ne infor­ma­ta sull’ambiente e il cli­ma, nei par­ti­ti e nei loro pro­gram­mi, è enor­me­men­te tra­scu­ra­ta quan­to fon­da­men­ta­le per met­te­re in asse le poli­ti­che uti­li ad un futu­ro vivi­bi­le ed equo.

Sta­vol­ta ha vin­to la ter­ra e, con essa, le per­so­ne. Festa!

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