Master Plan Malpensa e brughiera: la salvezza è entrare nel merito

Descriverci come quelli del no, come quelli che sono contro lo sviluppo, è stata una delle costanti in questi anni. La “narrazione tossica” sulle questioni ambientali purtroppo ha raggiunto anche il livello locale, toccando livelli decisamente bassi: ci hanno descritto o rappresentato come ecoterroristi. È abbastanza evidente che quando non si hanno argomenti, la critica diventa insulto. I veri ecoterroristi sono quelli che hanno sempre sostenuto che l’unica strada possibile fosse allargare il sedime aeroportuale cancellando un habitat unico e raro, descrivendolo come di scarsissimo valore.

La sal­vez­za è entra­re nel merito.

È que­sta la chia­ve di let­tu­ra del­la situa­zio­ne gene­ra­le che stia­mo viven­do. Ana­liz­zan­do, stu­dian­do, con­fron­tan­do stu­di, ricer­che e let­te­ra­tu­ra scientifica.

Lo san­no bene i Comi­ta­ti, le asso­cia­zio­ni ambien­ta­li­ste e anche sem­pli­ci cit­ta­di­ni che da decen­ni si bat­to­no per sal­va­guar­da­re l’ultimo e più impor­tan­te lem­bo di bru­ghie­ra a sud del­la cate­na del­le Alpi. Bru­ghie­ra minac­cia­ta dai vari pro­get­ti di espan­sio­ne dell’aeroporto di Mal­pen­sa, il secon­do aero­por­to italiano.

Anche que­sta vol­ta, dopo il suc­ces­so con­tro il pre­ce­den­te Master Plan, abbia­mo por­ta­to a casa un risul­ta­to deci­sa­men­te importante.

Dico abbia­mo, per­ché di quel nutri­to mani­po­lo di per­so­ne, nel mio pic­co­lo ci sono anch’io.

Il pro­get­to pre­ve­de­va appun­to una espan­sio­ne ver­so SUD in pri­mis di 90 etta­ri, che anda­va­no a can­cel­la­re un habi­tat uni­co e raro, che ha tut­te le carat­te­ri­sti­che per diven­ta­re un Sito di Impor­tan­za Comu­ni­ta­rio per le sue uni­ci­tà e anche per­ché costi­tui­sce l’habitat per nume­ro­se spe­cie tute­la­te da appo­si­te Diret­ti­ve Europee.

Dopo le pri­me mobi­li­ta­zio­ni e le pri­me osser­va­zio­ni con­tra­rie Regio­ne Lom­bar­dia, che da sem­pre di fron­te alla tema­ti­ca di Mal­pen­sa si dimen­ti­ca del suo ruo­lo isti­tu­zio­na­le per diven­ta­re il brac­cio arma­to di SEA la socie­tà di gestio­ne dell’Aeroporto, ha ini­zia­no una gran­de ope­ra di con­vin­ci­men­to nei con­fron­ti dei sin­da­ci del ter­ri­to­rio che alla fine han­no accet­ta­to, poten­do­si rifiu­ta­re come fat­to dal Par­co del Tici­no, una espan­sio­ne di 44 ettari.

In cam­bio, e qui sta una del­le vere “per­le” del Master Plan, di una serie di nuo­ve infra­strut­tu­re stra­da­li (con annes­so con­su­mo di suo­lo, per­di­ta di bio­di­ver­si­tà, disbo­sca­men­ti, etc.) indi­vi­dua­te come “miti­ga­zio­ni e com­pen­sa­zio­ni”, oltre ad una ces­sio­ne di pic­co­le por­zio­ni del ter­ri­to­rio all’interno del sedi­me aero­por­tua­le ad uso ricreativo.

Sareb­be inte­res­san­te cono­sce­re chi por­te­reb­be figli o nipo­ti a gio­ca­re con gli aerei in fase di atter­rag­gio a 100 metri sopra la testa!

In più, secon­da “per­la”, han­no accet­ta­to supi­na­men­te e sen­za bat­ter ciglio le pro­po­ste per recu­pe­ra­re, con­ser­va­re e miglio­ra­re la bru­ghie­ra che per stes­sa ammis­sio­ne del pro­po­nen­te non garan­ti­va­no asso­lu­ta­men­te il risul­ta­to e soprat­tut­to era­no meto­di pri­vi di qual­si­vo­glia base scientifica.

Non ci sia­mo mai per­si d’animo, pur sapen­do che in que­sta nuo­va pro­ce­du­ra, sareb­be sta­to tut­to mol­to più dif­fi­ci­le e com­pli­ca­to. Ma for­ti del­la pas­sa­ta espe­rien­za ci sia­mo rituf­fa­ti sul­le miglia­ia di pagi­ne del­lo Stu­dio di Impat­to Ambien­ta­le met­ten­do in evi­den­za tut­to ciò che non anda­va. Con la col­la­bo­ra­zio­ne del mon­do acca­de­mi­co e di nume­ro­si isti­tu­ti di ricer­ca e del Par­co del Tici­no, uni­co Ente a non sot­to­scri­ve­re l’accordo far­loc­co pro­mos­so da Regio­ne Lom­bar­dia che inve­ce era sta­to sot­to­scrit­to dai Sindaci.

Qual­che set­ti­ma­na fa, men­tre mi pre­pa­ra­vo al Poli­ti­camp di Reg­gio Emi­lia è arri­va­to il pare­re del­la Com­mis­sio­ne Nazio­na­le VIA/VAS con rela­ti­vo Decre­to Mini­ste­ria­le che da pare­re Posi­ti­vo al Master Plan con la pre­scri­zio­ne di NON AMPLIARE il sedi­me aero­por­tua­le a sud, rea­liz­zan­do così la futu­ra zona car­go all’interno del sedi­me aero­por­tua­le attuale.

La nostra stra­te­gia, cioè quel­la di lavo­ra­re affin­ché venis­se boc­cia­ta l’espansione a sud del sedi­me aero­por­tua­le, si è dimo­stra­ta vincente.

In que­sti anni, la pro­ce­du­ra mini­ste­ria­le è ini­zia­ta a Luglio del 2020, ogni sin­go­lo pas­sag­gio è sta­to fon­da­men­ta­le per por­ta­re a casa que­sto risul­ta­to e ci sono alcu­ni aspet­ti che meri­ta­no di esse­re evidenziati.

In pri­mis, la par­te­ci­pa­zio­ne dei cit­ta­di­ni è fon­da­men­ta­le e che le ini­zia­ti­ve di sen­si­bi­liz­za­zio­ne e infor­ma­zio­ne (se i Comu­ni non si atti­va­no in tal sen­so) sono fon­da­men­ta­li. Ini­zia­ti­ve colo­ra­te, mai vio­len­te, emo­zio­nan­ti, immer­si nel­la Natu­ra, che sap­pia­no coin­vol­ge­re tut­ti. Pro­po­ste di cam­mi­na­te, con­cer­ti all’aperto oltre a con­ve­gni e sera­te pub­bli­che sono la stra­da da segui­re. Infor­ma­re, crea con­sa­pe­vo­lez­za faci­li­ta la pre­sa di posi­zio­ne dei cittadini.

Il secon­do aspet­to è che la logi­ca del­le alter­na­ti­ve, da ana­liz­za­re, pro­por­re e soste­ne­re è vincente.

Non cre­de­re e soprat­tut­to non arren­der­si mai di fron­te a chi sostie­ne che non esi­sto­no alternative.

Su Mal­pen­sa, abbia­mo dimo­stra­to sem­pre che le alter­na­ti­ve ci sono e sono più soste­ni­bi­li anche da un pun­to di vista eco­no­mi­co oltre che ambientale.

Le alter­na­ti­ve fan­no pau­ra, soprat­tut­to a chi è anco­ra fer­mo sul­le con­vin­zio­ni che esi­ste un solo modo per imma­gi­na­re lo svi­lup­po di un territorio.

Il ter­zo aspet­to è che non mi biso­gna mai mol­la­re, stu­dian­do, con­fron­tan­do­si con altri, con­di­vi­den­do idee, impres­sio­ni, rifles­sio­ni e crean­do quel­la “mas­sa cri­ti­ca e pro­po­si­ti­va” che è in gra­do appun­to di far vale­re le pro­prie idee.

Descri­ver­ci come quel­li del no, come quel­li che sono con­tro lo svi­lup­po, è sta­ta una del­le costan­ti in que­sti anni. La “nar­ra­zio­ne tos­si­ca” sul­le que­stio­ni ambien­ta­li pur­trop­po ha rag­giun­to anche il livel­lo loca­le, toc­can­do livel­li deci­sa­men­te bas­si: ci han­no descrit­to o rap­pre­sen­ta­to come eco­ter­ro­ri­sti. È abba­stan­za evi­den­te che quan­do non si han­no argo­men­ti, la cri­ti­ca diven­ta insul­to. I veri eco­ter­ro­ri­sti sono quel­li che han­no sem­pre soste­nu­to che l’unica stra­da pos­si­bi­le fos­se allar­ga­re il sedi­me aero­por­tua­le can­cel­lan­do un habi­tat uni­co e raro, descri­ven­do­lo come di scar­sis­si­mo valo­re ambien­ta­le, igno­ran­do con­cet­ti fon­da­men­ta­li come quel­lo dei ser­vi­zi eco­si­ste­mi­ci e igno­ran­do volu­ta­men­te, la pre­sen­za di spe­cie in via di estin­zio­ne tute­la­te dal­la Diret­ti­ve Habi­tat del­la Rete Natu­ra 2000.

Men­tre a livel­lo inter­na­zio­na­le e soprat­tut­to euro­peo gli inter­ven­ti a favo­re del­la Natu­ra come il Green Deal o il Natu­re Resto­ra­tion Law sono pro­get­ti fon­da­men­ta­li per con­tra­sta­re il cam­bia­men­to cli­ma­ti­co, da noi si fa di tut­to per anda­re in dire­zio­ne opposta.

La rela­zio­ne del­la Com­mis­sio­ne inve­ce, alme­no per me, rap­pre­sen­ta una gran­de meda­glia ed è moti­vo di tan­ta sod­di­sfa­zio­ne. Per­ché i tec­ni­ci del Mini­ste­ro han­no rite­nu­to impor­tan­ti, ben docu­men­ta­te e sup­por­ta­te scien­ti­fi­ca­men­te le nostre osser­va­zio­ni, le han­no fat­te diven­ta­re par­te inte­gran­te del loro pare­re. In più han­no rimar­ca­to tan­te cose che in que­sti anni non solo ho rac­con­ta­to par­te­ci­pan­do a nume­ro­si incon­tri pub­bli­ci, con­ve­gni e mani­fe­sta­zio­ni, ma ho anche scrit­to per Possibile.

La più impor­tan­te è sicu­ra­men­te quel­la rela­ti­va alla visio­ne stra­te­gi­ca del siste­ma pae­se che ha biso­gno di fare pro­gram­ma­zio­ne e di far­la seria­men­te e che anche un bam­bi­no è in gra­do di capi­re quan­to sia abba­stan­za idio­ta imma­gi­na­re e pro­por­re che ogni sin­go­lo aero­por­to ita­lia­no pos­sa poten­zia­re i pro­pri nume­ri, a mag­gior ragio­ne oggi nel­la cri­si socio cli­ma­ti­ca e ambien­ta­le che stia­mo vivendo.

Un esem­pio in que­sta dire­zio­ne ci vie­ne dal siste­ma nazio­na­le del tra­spor­to del­le mer­ci: leg­gen­do il MP di Mal­pen­sa tro­via­mo che da qui al 2035 qua­si l’80% del­le mer­ci nazio­na­li tran­si­te­ran­no da Mal­pen­sa, gli stes­si nume­ri si tro­va­no nel MP di Par­ma e nel MP di Firen­ze (giu­sto per cita­re due aero­por­ti che voglio­no ampliar­si per far fron­te a que­sti numeri). 

Man­ca asso­lu­ta­men­te una visio­ne stra­te­gi­ca che sia anche valu­ta­ta dagli stru­men­ti di valu­ta­zio­ne pre­ven­ti­va (VAS e VIA in pri­mis) che in tut­ta Euro­pa ser­vo­no per rag­giun­ge­re lo Svi­lup­po Eco­no­mi­co Soste­ni­bi­le men­tre nel nostro pae­se sono visti come la peste. Segno del­la gran­de arre­tra­tez­za cul­tu­ra­le che vive oggi la poli­ti­ca ita­lia­na e non solo.

Un ulti­mo aspet­to, asso­lu­ta­men­te non secon­da­rio, è il ruo­lo del­la Comu­ni­tà Scien­ti­fi­ca ita­lia­na e Inter­na­zio­na­le che sul­la Bru­ghie­ra ha gio­ca­to un ruo­lo fon­da­men­ta­le al fian­co del­le asso­cia­zio­ni e dei comi­ta­ti, coor­di­na­ti anche dal Par­co del Tici­no che rap­pre­sen­ta a fron­te dei suoi qua­si 50 un gran­de patri­mo­nio scien­ti­fi­co e docu­men­ta­le. Il paral­le­lo con il mon­do scien­ti­fi­co in que­sti ulti­mi decen­ni ha lavo­ra­to sul fron­te del con­tra­sto al cli­ma­te chan­ge è abba­stan­za evi­den­te. Dare ret­ta a quel­lo che dico­no gli scien­zia­ti e i natu­ra­li­sti non è da fol­li, è da fol­li non dare loro ret­ta! E pur­trop­po il nero gover­no Melo­ni, alme­no sul cima­te chan­ge sta andan­do in que­sta direzione.

Le for­ze poli­ti­che di destra, Lega in pri­mis, su Mal­pen­sa stan­no chie­den­do al Gover­no Melo­ni di inter­ve­ni­re. Non han­no let­to – o meglio non han­no com­pre­so – che i nume­ri pre­sen­ti nel Master Plan di mer­ci e di pas­seg­ge­ri fino al 2035 potran­no esse­re rag­giun­ti sen­za espan­de­re il sedi­me aero­por­tua­le a sca­pi­to del­la bru­ghie­ra. For­se per­ché pen­sa­no, che nel pie­no di una cri­si socio cli­ma­ti­ca ambien­ta­le si pos­sa ave­re la bot­te pie­na, la moglie ubria­ca e una secon­da scor­ta in can­ti­na, fre­gan­do­se­ne del­la can­cel­la­zio­ne irre­ver­si­bi­le di un habi­tat, uni­co e raro per il territorio.

 

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