Purtroppo è arrivato il momento di prendere atto che la classe dirigente che ci amministra ha preferito tessere relazioni di interesse con i pochi che detengono piccoli potentati sparsi, in nome di un non meglio definito mantenimento dello status quo. Hanno scelto di difendere interessi privati sacrificando la cosa pubblica: i molti, che non hanno potere ma che sono una loro precisa responsabilità e che, in fondo, stanno chiedendo solo di essere governati.
Veronica Gianfaldoni
Purtroppo è arrivato il momento di prendere atto che la classe dirigente che ci amministra ha preferito tessere relazioni di interesse con i pochi che detengono piccoli potentati sparsi, in nome di un non meglio definito mantenimento dello status quo. Hanno scelto di difendere interessi privati sacrificando la cosa pubblica: i molti, che non hanno potere ma che sono una loro precisa responsabilità e che, in fondo, stanno chiedendo solo di essere governati.
Abbiamo già perso tante, troppe occasioni in passato. E adesso è arrivato il momento, non più rimandabile, di cogliere l’occasione di questa crisi per ripensare completamente il sistema di welfare nel nostro paese, danneggiato e depotenziato da decenni di finanziamenti a fondo perduto ad un settore privato, per sua definizione completamente profitto-riferito, che capitalizza denaro e non rende possibile l’erogazione di servizi adeguati.
Ne sarebbe felice Keynes, di questa possibilità irripetibile di aumentare la spesa pubblica e investire in alcuni settori strategici dell’economia che garantiscano un effetto leva del PIL, che altro non è che un elevato ritorno degli investimenti pubblici sul valore totale della produzione. E senza aumentare il deficit, quando ci ricapita?
Abbiamo predisposto una mozione che mettiamo a disposizione dei Consiglieri, già accolta dal Consigliere Basilio Rizzo di Milano in Comune affinché sia portata in discussione, che chiede all’amministrazione comunale milanese di rendere fruibili ai senzatetto tutti gli edifici di edilizia popolare sfitti e gli edifici del patrimonio pubblico idonei, in deroga alle attuali graduatorie di assegnazione delle case popolari.
Sono più di 50.000 i senzatetto. Un esercito di invisibili che sfuggono ai controlli e a qualunque compassione. Tra loro, come vale per qualsiasi gruppo demografico, ci saranno persone in salute e persone che ricadono tra i soggetti a rischio. I più deboli, tra quelli che vengono già classificati come “fascia debole della popolazione”.
Oggi è la Giornata di Prevenzione dello Spreco Alimentare, un fenomeno che ha impatti tangibili sulla vita di tutte e di tutti. I primi a farsene carico sono le fasce più deboli della popolazione: quando si butta via cibo, si toglie la possibilità di redistribuirlo, privando così i più bisognosi dell’accesso alle risorse basilari per il proprio sostentamento.
E mentre per i paesi in via di sviluppo, dove la povertà la fa da padrona, esistono programmi volti allo sradicamento della fame e al miglioramento della qualità della vita, gli occidentali si gongolano nella loro sempre-meno-scontata-opulenza e – sebbene vedano i pericoli a cui vanno incontro – tirano dritto, non curanti delle distorsioni causate da scelte individuali, che si traducono in stili di vita pericolosi una volta aggregati al livello globale.
Durante questi ultimi 20 anni, tale disposizioni è stata ignorata fino quando, pochi giorni fa, una donna residente a Bruxelles ha ricevuto la tessera elettorale in cui compare, non richiesto, anche il cognome del marito, sposato poco meno di un anno fa e di cui non ha preso il cognome legalmente, pertanto tutti i suoi documenti di riconoscimento riportano soltanto il cognome “da nubile”.
In Italia, il collettivo Non Una di Meno ha raccolto l’invito e convocato un corteo per il 24 Novembre a Roma. Parallelamente sono state organizzate altre due manifestazioni: un convegno contro l’interruzione volontaria di gravidanza promosso da Forza Nuova, e una manifestazione organizzata dal Comitato No 194, che conta tra i suoi iscritti il Ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana. Naturalmente, Forza Nuova ha già dato la propria adesione al corteo organizzato dal Comitato a cui è iscritto il Ministro.
E prima di sperticarci in ragionamenti che poi, in estrema sintesi, finiscono in un tragico “prima gli italiani”, proviamo a riflettere: una persona ha diritto ad una vita dignitosa perché ha una determinata nazionalità sui documenti oppure, più logicamente, perché – indipendentemente dai documenti – è un essere umano?