Veronica Gianfaldoni

Laureata in scienze economiche, momentaneamente più o meno occupata come consulente internazionale per la FAO. Da sempre appassionatissima delle complessità del mondo, ha trovato pane per i suoi denti nel caotico mondo della politica italiana. Nel poco tempo libero legge e cammina, spesso con una macchina fotografica al collo per rubare gli sguardi del mondo che non se ne accorge. Ama i ciuffi, la birra e le barbe, ma spesso li tradisce col gin tonic. Abbraccia chi se lo merita. Diversamente hipster.

L’unica guerra da fare è quella al riscaldamento globale

L’u­ni­ca guer­ra da fare è quel­la al riscal­da­men­to glo­ba­le, la miti­ga­zio­ne dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci è la gran­de sfi­da di que­sto seco­lo. Potre­mo vin­cer­la sol­tan­to evi­tan­do le distra­zio­ni, svi­lup­pan­do cul­tu­ra ambien­ta­le e agen­do in modo con­sa­pe­vo­le e respon­sa­bi­le su lar­ghis­si­ma scala.

O apri tutto, o chiudi tutto

Suc­ce­de che si fan­no let­te­ral­men­te i con­ti sen­za l’oste, si com­pra­no beni di con­su­mo depe­ri­bi­li per orga­niz­za­re un’apertura che all’improvviso non si può fare per­ché, nel frat­tem­po, “stre­ga coman­da colo­re diver­so”. Per­ché i dati cam­bia­no con una fre­quen­za spa­ven­to­sa, e tut­to l’impianto di moni­to­rag­gio si ade­gua, e quin­di da gial­lo diven­ti aran­cio­ne, o da aran­cio­ne diven­ti ros­so, o tut­to lo spet­tro del­le varie combinazioni.

L’interesse pubblico sacrificato sull’altare dei piccoli potentati

Pur­trop­po è arri­va­to il momen­to di pren­de­re atto che la clas­se diri­gen­te che ci ammi­ni­stra ha pre­fe­ri­to tes­se­re rela­zio­ni di inte­res­se con i pochi che deten­go­no pic­co­li poten­ta­ti spar­si, in nome di un non meglio defi­ni­to man­te­ni­men­to del­lo sta­tus quo. Han­no scel­to di difen­de­re inte­res­si pri­va­ti sacri­fi­can­do la cosa pub­bli­ca: i mol­ti, che non han­no pote­re ma che sono una loro pre­ci­sa respon­sa­bi­li­tà e che, in fon­do, stan­no chie­den­do solo di esse­re governati.

L’interesse pubblico sacrificato sull’altare dei piccoli potentati

Pur­trop­po è arri­va­to il momen­to di pren­de­re atto che la clas­se diri­gen­te che ci ammi­ni­stra ha pre­fe­ri­to tes­se­re rela­zio­ni di inte­res­se con i pochi che deten­go­no pic­co­li poten­ta­ti spar­si, in nome di un non meglio defi­ni­to man­te­ni­men­to del­lo sta­tus quo. Han­no scel­to di difen­de­re inte­res­si pri­va­ti sacri­fi­can­do la cosa pub­bli­ca: i mol­ti, che non han­no pote­re ma che sono una loro pre­ci­sa respon­sa­bi­li­tà e che, in fon­do, stan­no chie­den­do solo di esse­re governati.

Quando i genitori torneranno a lavoro, che succederà ai bambini?

Abbia­mo già per­so tan­te, trop­pe occa­sio­ni in pas­sa­to. E ades­so è arri­va­to il momen­to, non più riman­da­bi­le, di coglie­re l’occasione di que­sta cri­si per ripen­sa­re com­ple­ta­men­te il siste­ma di wel­fa­re nel nostro pae­se, dan­neg­gia­to e depo­ten­zia­to da decen­ni di finan­zia­men­ti a fon­do per­du­to ad un set­to­re pri­va­to, per sua defi­ni­zio­ne com­ple­ta­men­te pro­fit­to-rife­ri­to, che capi­ta­liz­za dena­ro e non ren­de pos­si­bi­le l’erogazione di ser­vi­zi adeguati.

Se è lavoro, va pagato

“Chi pren­de il red­di­to di cit­ta­di­nan­za può comin­cia­re ad anda­re a lavo­ra­re” nei cam­pi per rac­co­glie­re la frut­ta e la ver­du­ra, visto che gli agri­col­to­ri stan­no facen­do fati­ca a tro­va­re lavo­ra­to­ri per la sta­gio­ne del­la rac­col­ta. “Così resti­tui­sce un po’ quel­lo che pren­de”. (Ste­fa­no Bonac­ci­ni, fon­te TPI). Col­pi­sce la dichia­ra­zio­ne di Ste­fa­no Bonac­ci­ni, da poco riconfermato …

Se è lavo­ro, va paga­to Leg­gi altro »