QUADERNI

Dopo l’errore macro­sco­pi­co nel­la com­pi­la­zio­ne dei modu­li per la richie­sta del­la cas­sa inte­gra­zio­ne straor­di­na­ria, l’azienda si era accor­da­ta con i sin­da­ca­ti per anti­ci­pa­re le som­me non ero­ga­te: ai cir­ca 35 lavo­ra­to­ri rima­sti sen­za occu­pa­zio­ne e non rein­te­gra­ti dal­l’a­zien­da è sta­ta asse­gna­ta una som­ma pren­den­do par­te del tfr, del­le ferie, del­le tre­di­ce­si­me e del­la quat­tor­di­ce­si­ma di ogni lavoratore. 
Per riba­di­re a tut­te e tut­ti che non esi­ste con­trap­po­si­zio­ne tra dirit­ti civi­li e socia­li. Oggi è il tem­po di esse­re soli­da­li con i riders, i lavo­ra­to­ri sfrut­ta­ti del­la filie­ra del food-deli­ve­ry e del­l’e­co­no­mia di piattaforma. 
Geno­va è cit­tà bur­be­ra e piut­to­sto rude, è una cit­tà sof­fe­ren­te per tan­ti moti­vi (man­can­za di lavo­ro, via­bi­li­tà ine­si­sten­te…), ma che non smet­te di ave­re un gran­de cuo­re che la fa risve­glia­re dal tor­po­re in cui sem­bra avvol­ta da trop­po tem­po, nei momen­ti in cui c’è biso­gno di esserci. 
Cri­si cli­ma­ti­ca signi­fi­ca soprat­tut­to cri­si del model­lo di vita asso­cia­ta che gli uomi­ni han­no evo­lu­to soprat­tut­to negli ulti­mi due seco­li. Una cri­si che com­por­ta l’abbandono for­za­to del­la ter­ra in cui si è nati, per cer­ca­re rifu­gio altro­ve, nel­la fascia tem­pe­ra­ta, che a sua vol­ta si spo­sta e si ridu­ce lun­go i meridiani. 
La lot­ta che lavo­ra­tri­ci e lavo­ra­to­ri stan­no por­tan­do avan­ti riguar­da tut­te e tut­ti noi per­ché, se a un’a­zien­da è con­ces­so far vale­re la leg­ge del più for­te, sep­pur in pre­sen­za del­la con­dan­na di un tri­bu­na­le, che fine fa lo Sta­to di dirit­to? Altro che uno vale uno: come sin­go­li non andia­mo da nes­su­na par­te, per­ciò bat­tia­mo­ci uni­ti per la digni­tà di tut­te le persone. 
In prin­ci­pio fu l’Uo­mo Nero. Poi, nel 2011, il ruo­lo di spau­rac­chio del popo­lo toc­cò allo spread (ora cita­to solo sal­tua­ria­men­te) per ri-tor­na­re nuo­va­men­te all’Uo­mo Nero, con l’ag­giun­ta, negli ulti­mi tem­pi, del­la mafia nigeriana. 
Dopo la cam­pa­gna Twit­ter di “chiu­su­ra dei por­ti”, sia­mo a un pun­to di svol­ta: il Con­si­glio dei Mini­stri — e, nel caso, il Par­la­men­to — si assu­me­ran­no la respon­sa­bi­li­tà di un prov­ve­di­men­to chia­ra­men­te in con­tra­sto con le nor­me inter­na­zio­na­li che disci­pli­na­no il soc­cor­so in mare e, il mini­ste­ro dell’Interno, quel­la del­la noti­fi­ca del divie­to. Non più tweet, ma note. 
Nel­l’e­sca­la­tion di vol­ga­ri­tà e attac­chi spie­ta­ti alle Ong, Sal­vi­ni rie­sce a tro­va­re paro­le sem­pre più atro­ci. Ades­so addi­rit­tu­ra inven­ta il ‘nau­fra­go a paga­men­to’, come se fos­se una cro­cie­ra pro­mos­sa dal­la Sea Watch.