Comdata: un anno e mille bugie dopo

L’8 giu­gno scor­so il Corriere.it ha pub­bli­ca­to un’in­ter­vi­sta al neo pre­si­den­te del grup­po Com­da­ta, Mas­si­mo Can­tu­ri: “Com­da­ta, super­con­su­len­ti dell’assistenza ai clien­ti (e alle impre­se)”.
Nel­l’ar­ti­co­lo, gli addet­ti del set­to­re custo­mer in outsour­cing Com­da­ta ven­go­no defi­ni­ti da Can­tu­ri “amba­scia­to­ri, super con­su­len­ti, agen­ti aumen­ta­ti, spe­cia­liz­za­ti” in gra­do di for­ni­re assi­sten­za alta­men­te spe­cia­liz­za­ta al cliente.

Sono dipen­den­te Com­da­ta da 12 anni: lascia­te­mi dire, tale affer­ma­zio­ne mi ha pro­vo­ca­to una gras­sa, ama­ra risa­ta. Se infat­ti gli ope­ra­to­ri di que­sto set­to­re matu­ra­no effet­ti­va­men­te una spic­ca­ta pro­fes­sio­na­li­tà, alti livel­li di spe­cia­liz­za­zio­ne, ele­va­to mul­ti­ta­sking e skills rela­zio­na­li che poten­zial­men­te ci con­sen­ti­reb­be­ro una fol­go­ran­te car­rie­ra diplo­ma­ti­ca, dal­l’al­tro que­sta stes­sa azien­da, che si autoin­cen­sa sen­za pudo­re nel­le inter­vi­ste, trat­ta i suoi lavo­ra­to­ri alla stre­gua di sem­pli­ce mer­ce. Non esi­ste alcu­na valo­riz­za­zio­ne del­le pro­fes­sio­na­li­tà, ne’ tan­to­me­no per­cor­si for­ma­ti­vi che ne favo­ri­sca­no lo svi­lup­po: la cre­sci­ta è tut­ta “on the job”, e la ricer­ca del­la qua­li­tà è spes­so esclu­si­va­men­te van­to del Lavoratore.

Il set­to­re è ostag­gio di un per­ver­so mec­ca­ni­smo di aggiu­di­ca­zio­ne del­le gare al mas­si­mo ribas­so e Com­da­ta, quin­di, è alla costan­te ricer­ca di un equi­li­brio costi/ rica­vi: poi­ché la prin­ci­pa­le com­po­nen­te del costo è il dipen­den­te, ne con­se­gue che è sem­pre que­st’ul­ti­mo a fare le spe­se di que­sta stra­te­gia (che in altre azien­de, a onor del vero, vie­ne per­se­gui­ta in manie­ra ancor più spregiudicata).

Qual­cu­no di voi ricor­de­rà che un anno fa cir­ca, Com­da­ta avviò la pro­ce­du­ra di licen­zia­men­to col­let­ti­vo per tut­ti i lavo­ra­to­ri del­le sedi di Pado­va e Poz­zuo­li: rispet­ti­va­men­te 158 e 67 per­so­ne, qua­si tut­te don­ne, con un età media di cir­ca 45 anni.

Tale deci­sio­ne è sta­ta pre­sa in segui­to alla per­di­ta di alcu­ne com­mes­se in altri ter­ri­to­ri, che Com­da­ta deci­de di com­pen­sa­re toglien­do lavo­ra­zio­ni a Pado­va e Poz­zuo­li, dove il costo del lavo­ro è “alto” (sia­mo tut­ti lavo­ra­to­ri ex-Voda­fo­ne con un’an­zia­ni­tà di ser­vi­zio di 20 anni o più) e spo­stan­do­le dove ha più mar­gi­na­li­tà. La nar­ra­zio­ne azien­da­le che attri­bui­sce il ricor­so sem­pre più fre­quen­te agli ammor­tiz­za­to­ri a cali di volu­mi è però pale­se­men­te fal­sa: vi sono siti da anni sen­za lavo­ro (Livor­no, Pado­va e Poz­zuo­li) o che vivo­no nel­l’in­cer­tez­za (Ivrea, Olbia e Sestu), men­tre altri per sop­pe­ri­re ai cari­chi di lavo­ro fan­no un ricor­so sfre­na­to al lavo­ro sup­ple­men­ta­re (sen­za tut­ta­via mai aumen­ta­re l’o­ra­rio con­trat­tua­le, di media part time a 6 ore) o a lavo­ra­to­ri in som­mi­ni­stra­zio­ne rin­no­va­ti di set­ti­ma­na in settimana.

la chiu­su­ra di Pado­va e Poz­zuo­li, dopo una lun­ga trat­ta­ti­va pres­so il Mini­ste­ro del Lavo­ro, è sta­ta appun­to scon­giu­ra­ta dal­la con­sue­ta “pana­cea di tut­ti i mali”: l’am­mor­tiz­za­to­re socia­le. L’u­ti­liz­zo del­lo stru­men­to dovreb­be esse­re fina­liz­za­to ad un risa­na­men­to dei siti, come più vol­te riba­di­to a Com­da­ta anche dal Vice capo di Gabi­net­to del Mini­stro del­leo Svi­lup­po eco­no­mi­co, Gior­gio Sorial.

I col­le­ghi di Poz­zuo­li soprav­vi­vo­no gra­zie agli ammor­tiz­za­to­ri, in atte­sa del­la com­mes­sa INPS, aggiu­di­ca­ta a Com­da­ta ma anco­ra ogget­to di ricorsi.

Il per­cor­so per Pado­va pre­ve­de­va inve­ce, oltre ad 1 anno di Soli­da­rie­tà al 50%, la gestio­ne dei 50 esu­be­ri dichia­ra­ti da Com­da­ta median­te un pia­no di incen­ti­va­zio­ne all’e­so­do ed un per­cor­so di “effi­cien­ta­men­to” orien­ta­to ad una mag­gio­re pro­dut­ti­vi­tà del sito.

Ad un mese cir­ca dal­la sca­den­za del­l’am­mor­tiz­za­to­re e dopo aver già fat­to richie­sta al Mini­ste­ro di un ulte­rio­re anno di Cas­sa Inte­gra­zio­ne Straor­di­na­ria, la diri­gen­za Com­da­ta annun­cia alle Orga­niz­za­zio­ni Sin­da­ca­li che nono­stan­te gli obiet­ti­vi con­cor­da­ti si sia­no con­cre­tiz­za­ti, è dispo­sta a man­te­ne­re aper­to il polo pado­va­no in dimen­sio­ne ridot­ta rispet­to all’at­tua­le, poi­ché è già sta­to pro­gram­ma­to – per l’ot­ti­ma­le “bilan­cia­men­to” dei costi — lo spo­sta­men­to in un loca­le mol­to più pic­co­lo, che potrà ospi­ta­re meno del­la metà del per­so­na­le rimasto.

Com­da­ta subor­di­na quin­di la fir­ma del­l’ac­cor­do per l’am­mor­tiz­za­to­re all’ac­cet­ta­zio­ne, da par­te del­le Orga­niz­za­zio­ni Sin­da­ca­li, di un per­cor­so di ridu­zio­ne del per­so­na­le su base volon­ta­ria di ulte­rio­ri 70 uni­tà: fat­to sal­vo un gene­ri­co impe­gno ad un’in­ten­si­fi­ca­zio­ne degli sfor­zi com­mer­cia­li per tro­va­re nuo­ve atti­vi­tà (che pre­ve­de­reb­be­ro peral­tro l’as­sun­zio­ne di per­so­na­le che la nuo­va sede non potreb­be fisi­ca­men­te acco­glie­re), il “pia­no di risa­na­men­to” sareb­be quin­di mera­men­te il dimez­za­men­to dei Lavoratori.

E’ un dato di fat­to che gli impe­gni assun­ti dal­la pre­ce­den­te inte­sa sia­no sta­ti rispet­ta­ti e por­ta­ti a ter­mi­ne sola­men­te da par­te dei Lavo­ra­to­ri, che han­no sacri­fi­ca­to con­grua par­te del­la pro­pria retri­bu­zio­ne e rag­giun­to gli obiet­ti­vi di pro­dut­ti­vi­tà loro richie­sti, men­tre l’a­zien­da ha con­ti­nua­to a sot­trar­re com­mes­se al sito in favo­re di altri territori.

Noi Lavo­ra­to­ri di Pado­va temia­mo che al pros­si­mo appun­ta­men­to in sede mini­ste­ria­le (20 giu­gno) ven­ga con­ces­so un anno ulte­rio­re di ammor­tiz­za­to­ri (fino al 100% di asten­sio­ne) sen­za discu­te­re il testo di un’in­te­sa che è evi­den­te­men­te una bef­fa, poi­chè non pre­ve­de alcun rilan­cio. Auspi­chia­mo inve­ce che il Gover­no si impon­ga qua­le garan­te di un effet­ti­vo ed esi­gi­bi­le pia­no di risa­na­men­to: è infat­ti evi­den­te che Com­da­ta inten­da uti­liz­za­re la Cas­sa Inte­gra­zio­ne per finan­zia­re un pia­no di ristrut­tu­ra­zio­ne azien­da­le vol­to solo alla mas­si­miz­za­zio­ne dei pro­fit­ti, facen­do­ne paga­re il costo ai con­tri­buen­ti e ai suoi “super­con­su­len­ti dell’assistenza ai clien­ti”: un costo che inten­dia­mo sop­por­ta­re solo a fron­te di garan­zie per il nostro futuro.

Sareb­be dav­ve­ro oppor­tu­no che il Gover­no prov­ve­des­se final­men­te alla rego­la­men­ta­zio­ne del set­to­re Call Cen­ter in Outsour­cing, ormai pros­si­mo all’im­plo­sio­ne. E’ essen­zia­le vin­co­la­re: i ban­di di gara al rispet­to del CCNL, i com­mit­ten­ti al rispet­to dei con­trat­ti, gli appal­tan­ti al rispet­to del­le clau­so­le socia­li… Ma soprat­tut­to è indi­spen­sa­bi­le prov­ve­de­re ad una rifor­ma degli ammor­tiz­za­to­ri, affin­ché que­sto stru­men­to non ven­ga uti­liz­za­to dal­le azien­de mera­men­te come una cas­sa alla qua­le attin­ge­re, a spe­se del­la col­let­ti­vi­tà, per aggi­ra­re la pro­pria respon­sa­bi­li­tà d’impresa.

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