Quaderni

Il ponte di Genova sia intitolato a Rosanna Benzi

Rosan­na, da tut­te le sue dif­fi­col­tà, del suo esse­re don­na e disa­bi­le, è ripar­ti­ta per rina­sce­re, ha fat­to dei suoi limi­ti una for­za, affet­ta da un ine­sau­ri­bi­le vizio di vive­re, quel­lo che vor­rem­mo acca­des­se per Geno­va, per quel­lo che ha vis­su­to e sta viven­do. Geno­va che sa lot­ta­re e si sa rial­za­re, facen­do­si comunità.

Export di armi verso l’Egitto: il governo riferisca sulle autorizzazioni

Rilan­cia­mo nuo­va­men­te la richie­sta di Rete disar­mo che il gover­no rife­ri­sca sul­le auto­riz­za­zio­ni e che sospen­da le trat­ta­ti­ve in cor­so fino a che non sarà rag­giun­ta la pie­na col­la­bo­ra­zio­ne per otte­ne­re veri­tà per Giu­lio Rege­ni. È inac­cet­ta­bi­le, di fron­te a que­stio­ni tan­to gra­vi e alla minac­cia alla stes­sa soprav­vi­ven­za di Patrick e di tan­ti e tan­te come lui, che la sospen­sio­ne del Con­si­glio dei Mini­stri si risol­va con un nul­la di fat­to o con poche righe di eser­ci­zio reto­ri­co a mar­gi­ne del via libe­ra alla “com­mes­sa del secolo”.

Il ginocchio sul collo dei migranti invisibili in Libia è anche il nostro

Men­tre tut­to il mon­do sta veden­do e rive­den­do, con orro­re, il video nel qua­le un poli­ziot­to di Min­nea­po­lis sof­fo­ca con un ginoc­chio un nero di nome Geor­ge Floyd, incu­ran­te del­le sue invo­ca­zio­ni, Nel­lo Sca­vo su Avve­ni­re rac­con­ta del­la con­dan­na di tre tor­tu­ra­to­ri al sol­do del­la Guar­dia Costie­ra libi­ca e di una nuo­va stra­ge di migran­ti, assas­si­na­ti dai loro car­ce­rie­ri, men­tre la guer­ra fra le oppo­ste fazio­ni libi­che si fa sem­pre più sanguinosa.

Smart world. Quali regole per uno smart working sostenibile

Solo intra­pren­den­do que­sta stra­da pos­sia­mo ren­de­re uti­le lo smart wor­king per i lavo­ra­to­ri e l’intera socie­tà. In que­sta pri­ma fase occor­re ave­re la capa­ci­tà di costrui­re e svi­lup­pa­re un model­lo lavo­ra­ti­vo che si adat­ti ai lavo­ra­to­ri e non il con­tra­rio! È neces­sa­rio agi­re subi­to, in que­sto momen­to, non a cri­si fini­ta. Biso­gna rego­la­men­ta­re ora per assi­cu­ra­re i dirit­ti ai lavo­ra­to­ri che a emer­gen­za fini­ta con­ti­nue­ran­no a lavo­ra­re con que­sta modalità. 

Se continuiamo a bruciare i rifiuti quando investiamo nell’economia circolare?

Se con­ti­nuia­mo ad inve­sti­re sul­l’in­ce­ne­ri­men­to di rifiu­ti rin­vie­re­mo a data futu­ra gli inve­sti­men­ti neces­sa­ri sul­l’e­co­no­mia cir­co­la­re, sul­la rimo­du­la­zio­ne del­le filie­re pro­dut­ti­ve dove i pro­dot­ti ven­go­no pen­sa­ti nel loro inte­ro ciclo (non solo fino al con­su­ma­to­re), fino a tor­na­re come mate­ria pri­ma secon­da­ria. Non sono poche le cri­ti­ci­ta nor­ma­ti­ve anco­ra da risol­ve­re sul­l’End of Waste, fon­da­men­ta­li per tut­te le azien­de del set­to­re che pos­so­no inter­rom­pe­re la linea­ri­tà del model­lo pro­dut­ti­vo (ormai inso­ste­ni­bi­le per il Pianeta).