Con Possibile ci dedichiamo alla messa in sicurezza, quella sicurezza che passa dalla cura e dalle statistiche e che trova concretezza nelle mobilitazioni, nelle strade, nelle piazze e, allo stesso tempo, negli atti parlamentari. Questa è la politica di Possibile. Schieratevi con noi, dall’altra parte.
sicurezza
Ci troviamo di fronte a un disegno preciso, a una rotta tracciata, che associa migrazioni e sicurezza, come nel nostro paese ha sempre fatto la destra. Una associazione cui l’allora centrosinistra rispondeva in maniera ferma, parlando di inclusione sociale, di gestione dei processi, di supremazia del diritto e dei diritti
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Per l’ennesima volta la sicurezza viene declamata come un tema di sinistra ma viene sempre letta con gli occhi e i meccanismi cognitivi della destra.
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Sul rischio sismico e idrogeologico dell’Italia e sulla prevenzione della pubblica incolumità: Ministro Galletti, se non ora il progetto Carg, quando? Sono ben 7 le pagine word che, oggi, il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha riempito di parole inutili o già note, per rispondere alla mia interrogazione del 27 gennaio 2017 dove ponevo solo una semplice domanda: di conoscere lo stato attuale del progetto Carg e ne chiedevo il suo definitivo completamento.
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Dopo un confronto con associazioni, commercianti e singoli cittadini, abbiamo preaparato una mozione di iniziativa popolare che ha raccolto 400 sottoscrizioni e che non chiedesse semplicemente il blocco di opere già di imminente attuazione ma proponesse una soluzione ai piccoli commercianti e alle botteghe artigianali di quartiere per potersi opporre alla concorrenza degli ipermercati.
Con il decreto Minniti, il PD ha dichiarato guerra alla marginalità nascondendola sotto il tappeto: per risolvere i problemi delle aree metropolitane, invece di implementare politiche sociali più incisive, si segue la strada della sanzione amministrativa per chiunque venga ritenuto dannoso per il decoro urbano. L’amministrazione comunale di destra di Trieste dovrà ringraziare Minniti: con gli strumenti giuridici messi in campo con il suo decreto potranno, in tranquillità, continuare a produrre ordinanze discriminatorie in nome del decoro.
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«Purtroppo noi il testo del suo decreto-legge l’abbiamo letto, riletto, provato ad emendare e infine osteggiato col nostro voto contrario in aula»: la lettera aperta di Giuseppe Civati e Andrea Maestri al ministro Minniti.
Con le sanzioni amministrative contro senza fissa dimora, immigrati, persone in situazione di disagio sociale ed economico, tossicodipendenti in nome della sicurezza e del decoro urbano si colpiscono i poveri ma non le cause della povertà. Viene da chiedersi poi con quale presunzione di efficacia.
Anche Debora Serracchiani invoca i rimpatri come strumento per garantire maggiore sicurezza nel nostro Paese, associando ancora una volta sicurezza e cittadinanza, e proponendo una soluzione tanto inumana quanto irrealistica.
Michele Ainis, stimatissimo costituzionalista (lo stimo molto, davvero, anche personalmente), ci offre su Repubblica di oggi una riflessione riguardante la triangolazione tra stato di diritto, immigrazione e sicurezza. Il punto di partenza è quello che definisce “un fiume in piena”, e cioè l’arrivo di cittadini stranieri che sarebbe decuplicato negli ultimi 25 anni. Il dato ha un suo fondamento, ma apre a due enormi osservazioni.
Lo scorso 11 ottobre, la Camera dei Deputati ha accolto la nostra mozione sulle iniziative a favore del Corpo dei Vigili del Fuoco, per il rinnovo dei contratti, l’adeguamento contributivo e retributivo rispetto agli altri Corpi a ordinamento civile dello Stato italiano, lo sbocco del turn-over e soprattutto la proroga della scadenza (prevista per il 31 dicembre 2016) di un concorso a 814 posti del 2008 per il quale molti ragazzi risultati idonei ancora sperano.
Passo dopo passo, ordinanza dopo ordinanza, il campo della sinistra – con alcune eccezioni – ha ceduto alla peggiore retorica leghista, naturalmente adottando toni gentili, cortesi e civili, ma senza il coraggio di imporre un proprio pensiero autonomo. Erano gli anni delle ordinanze antikebab e antiphone-center, delle insegne etniche che non vanno bene, e di un sacco di amenità varie.