QUADERNI
La chiamano “emergenza abitativa”: è una crisi ormai strutturale che si traduce nella riduzione di posti letto, nella difficoltà di accesso al diritto alla casa delle fasce più deboli della popolazione, nell’aumento esponenziale degli affitti e dei prezzi degli immobili.
Perché la qualità della vita è pessima, perché l’aria è pessima, perché nella terra sono sepolti centinaia di metri cubi di rifiuti (legalmente e meno legalmente), perché dalla produzione (e dalla dispersione nell’ambiente) di PFOA si è passati alla produzione (e alla dispersione nell’ambiente) di C6O4 che è un PFOA esso stesso
Come si sintetizzano mille giorni di emergenza? Una emergenza che è iniziata nell’agosto del 2016 e non ha fine? Cosa è la convivenza con le macerie fisiche e morali di un sisma che ha colpito quattro regioni cancellando dalla cartina geografica i borghi più belli d’Italia?
Siamo ancora molto, molto lontani, dall’abbattere le discriminazioni attualmente presenti nel mondo sportivo.
Mentre si registra il novembre più caldo della storia e il mese di dicembre fa segnare un livello di temperature più alto di 0,9 gradi centigradi rispetto alle medie, le intenzioni degli uomini sono ridotte a basse speculazioni su aggettivi e sostantivi. Dobbiamo alzare ancora e di più la nostra voce.
C’è un pezzo di Italia che resiste. L’ho incontrata, ancora una volta, nei territori colpiti dal sisma del 2016, in visita ai produttori per ultimare i pacchi solidali di Terre Resistenti.
Sabato a Milano abbiamo invece ascoltato quattro lezioni, e non la solita carrellata di interventi da cinque minuti l’uno, e i relatori hanno parlato di fronte a una platea — piena — non certo a digiuno di argomenti quali l’accoglienza, l’integrazione, l’emergenza ambientale, e i diritti dei lavoratori.