QUADERNI

Lo spi­ri­to del decre­to è que­sto: una vol­ta sal­va­ti i pro­fit­ti, le per­so­ne potran­no rien­tra­re nel­la clan­de­sti­ni­tà e potran­no esse­re nuo­va­men­te spe­di­te da dove sono arri­va­te. Chi se ne fre­ga del­la vita alla qua­le li con­dan­ne­re­mo. Addio, e gra­zie per tut­ta la frutta. 
Il Decre­to Liqui­di­tà, recen­te­men­te vara­to dal gover­no, pre­ve­de la pos­si­bi­li­tà di otte­ne­re la sospen­sio­ne del­le rate del mutuo pri­ma casa per tut­ti e, per le impre­se, di rin­via­re i paga­men­ti fisca­li, ma nul­la dice riguar­do la sospen­sio­ne dei pia­ni omo­lo­ga­ti nell’ambito del­la com­po­si­zio­ne del­la cri­si da sovrain­de­bi­ta­men­to, cioè di quei pia­ni ratea­li che i debi­to­ri devo­no rispet­ta­re per un buon esi­to del­la loro procedura. 
L’e­spe­rien­za del­l’E­sa­me di Sta­to, che è sem­pre sta­ta tra­man­da­ta per gene­ra­zio­ni, si bloc­ca nel 2020, e noi sare­mo per sem­pre ricor­da­ti come “i matu­ran­di ai tem­pi covid-19”. Ci sono da por­re alcu­ne doman­de alla Mini­stra Azzo­li­na per­chè per noi matu­ran­di e per i docen­ti, que­sti sono tem­pi difficili. 
Men­tre il mon­do sta cer­can­do di fron­teg­gia­re i dan­ni deva­stan­ti pro­vo­ca­ti dal coro­na­vi­rus, c’è chi inve­ce appro­fit­ta di que­sta situa­zio­ne di emer­gen­za mon­dia­le per con­ti­nua­re a nega­re dirit­ti, avan­zan­do addi­rit­tu­ra pro­po­ste di leg­ge su nodi cru­cia­li per le bat­ta­glie rivendicative. 
Deci­sio­ni come quel­le dell’amministrazione di Saron­no riba­di­sco­no quan­to sia giu­sto con­ti­nua­re a por­ta­re avan­ti la bat­ta­glia con­tro la Tam­pon Tax, una que­stio­ne eco­no­mi­ca, poli­ti­ca e culturale. 
Dopo due mesi di con­flit­ti, ieri il Pre­si­den­te del Bra­si­le Jair Bol­so­na­ro ha revo­ca­to l’incarico al Mini­stro del­la Salu­te, il medi­co Luiz Hen­ri­que Man­det­ta, reo di ave­re opi­nio­ni oppo­ste a lui sul­la gestio­ne dell’epidemia del COVID-19, che in Bra­si­le ha già ucci­so più di 1.700 per­so­ne, secon­do i dati ufficiali. 
For­se è il momen­to di dire che non si può pen­sa­re alla scuo­la come un mon­do a sé, la scuo­la riguar­da tut­to, dal­la con­ci­lia­zio­ne dei tem­pi di lavo­ro del­le fami­glie alla mobi­li­tà, dai cam­bia­men­ti socia­li a quel­li infra­strut­tu­ra­li, pas­san­do per l’ampliamento del­le dise­gua­glian­ze che si sta veri­fi­can­do con l’emergenza Coronavirus. 
Già in una situa­zio­ne con­trat­tua­le deci­sa­men­te par­ti­co­la­re, fat­ta di con­trat­ti in appal­to e/o subap­pal­to, nel cor­so del­le ulti­me set­ti­ma­ne sono arri­va­te segna­la­zio­ni che riguar­da­no Car­go City dell’Aeroporto di Mila­no Mal­pen­sa ed è tor­na­to a far par­la­re di sé il cen­tro distri­bu­zio­ne Ama­zon di Tor­raz­za Pie­mon­te. In entram­bi i casi vie­ne siste­ma­ti­ca­men­te denun­cia­ta la man­can­za di dispo­si­ti­vi di sicu­rez­za per i lavoratori. 
Che la fase 2, che tut­ti aspet­tia­mo per poter vede­re un po’ allen­ta­te le restri­zio­ni per­so­na­li, non diven­ti l’en­ne­si­ma occa­sio­ne per sca­ri­ca­re sul­la par­te più debo­le del siste­ma pro­dut­ti­vo, ossia i lavo­ra­to­ri, il peso, mai enor­me come oggi, di un futu­ro quan­to mai incer­to e imprevedibile 
Dopo l’Un­ghe­ria di Orban, al qua­le il par­la­men­to ha con­fe­ri­to i pie­ni pote­ri per affron­ta­re l’e­mer­gen­za sani­ta­ria (sen­za fis­sa­re una sca­den­za), è toc­ca­to alla Slo­ve­nia veder il pri­mo mini­stro Jan­sa chie­de­re e otte­ne­re pote­ri spe­cia­li per la gestio­ne del­la cri­si dovu­ta al coronavirus. 
L’avvio dell’anno sco­la­sti­co è una mac­chi­na com­ples­sa che richie­de mesi di pre­pa­ra­zio­ne per par­ti­re pun­tua­le, non si può con­ti­nua­re ad agi­re con prov­ve­di­men­ti-top­pa, dopo ormai due mesi dall’inizio dell’emergenza epi­de­mio­lo­gi­ca, ma occor­re indi­vi­dua­re sin da ora una stra­te­gia chia­ra che met­ta le ammi­ni­stra­zio­ni peri­fe­ri­che e le scuo­le nel­le con­di­zio­ni di pre­di­spor­re l’avvio del­le lezio­ni con atten­zio­ne alla sicu­rez­za sani­ta­ria ma anche all’emergenza edu­ca­ti­va, soprat­tut­to nei con­fron­ti del­le alun­ne e degli alun­ni che la didat­ti­ca a distan­za ha lascia­to indietro. 
Se sare­mo in gra­do di fare que­sto, sen­za far­ci tira­re per la giac­ca da chi ha inte­res­si che oggi ogget­ti­va­men­te con­tra­sta­no con quel­lo del­la salu­te pub­bli­ca col­let­ti­va, e che han­no fat­to già abba­stan­za dan­ni, ripar­ti­re­mo pri­ma, sen­za ricadute.