QUADERNI

Tut­to il gover­no ha dife­so stre­nua­men­te l’I­ta­li­cum, sal­vo ora ria­pri­re il dibat­ti­to. Per­ché? Per­ché fa mol­to como­do: «par­lia­mo di Ita­li­cum — sem­bra­no dire -, al refe­ren­dum costi­tu­zio­na­le ci pen­se­re­mo poi». 
Il pro­ble­ma non è una cam­pa­gna comu­ni­ca­ti­va, ma le poli­ti­che del gover­no e del mini­ste­ro. Il nostro #fer­ti­li­ty­day sono pro­po­ste per la pari­tà sala­ria­le, per gli asi­li nido, per i con­ge­di paren­ta­li, per la ridu­zio­ne del­l’I­VA sui pro­dot­ti per l’infanzia. 
Non basta dire che qual­cu­no ha bom­bar­da­to e altri sono mor­ti?. La rispo­sta è no, non basta. La guer­ra non è qual­co­sa che cade dal­l’al­to. La guer­ra ha dei responsabili. 
Il mini­ste­ro del­la salu­te pro­prio non ce la fa ad accan­to­na­re il mora­li­smo e pen­sa­re a una for­ma più seria e moder­na di edu­ca­zio­ne sani­ta­ria. Per quan­to ci riguar­da, dopo discri­mi­na­zio­ne e raz­zi­smo non resta­no che le dimissioni. 
Ecco per­ché i pic­co­li non nasco­no. È di que­sto che si dovreb­be occu­pa­re un gover­no, non di fer­ti­li­ty day. Ed è di que­sto che par­le­re­mo noi doma­ni, per tut­to il gior­no, con le nostre pro­po­ste, con le vostre sto­rie, con un pro­get­to di Pae­se che è Pos­si­bi­le costrui­re, insieme. 
Nasco­ste tra le righe del­le scel­te ener­ge­ti­che di un Pae­se tro­via­mo, in fila india­na, tut­te le bat­ta­glie che stia­mo com­bat­ten­do: di sicu­ro non c’è più tem­po da perdere. 
La sto­ri­ca gior­na­ta del XX set­tem­bre, già festa nazio­na­le, fu can­cel­la­ta dai pat­ti late­ra­nen­si del 1929, un modo mol­to fasci­sta e poco libe­ra­le per rab­ber­cia­re quel­la por­ta e l’i­dea­le uni­ta­rio, repub­bli­ca­no e lai­co che ci era pas­sa­to, mate­rial­men­te e sim­bo­li­ca­men­te, attraverso. 
Dopo un’e­sta­te di appun­ta­men­ti e col­la­bo­ra­zio­ni affron­tia­mo l’au­tun­no con i pri­mi pro­dot­ti del lavo­ro sul­la nostra piat­ta­for­ma per la con­di­vi­sio­ne e la deli­be­ra­zio­ne, dove i nostri tes­se­ra­ti pos­so­no inte­ra­gi­re con i comi­ta­ti nazio­na­li, deli­be­ra­re sul­le arie que­stio­ni del par­ti­to e gesti­re le pro­prie atti­vi­tà di comi­ta­to loca­li e dove è pos­si­bi­le per tut­ti regi­strar­si e par­te­ci­pa­re alle varie discus­sio­ni nei cana­li tematici. 
E’ sta­to un anno vis­su­to peri­co­lo­sa­men­te, il nostro. In cui abbia­mo comin­cia­to a scri­ve­re que­sta sto­ria, una boz­za dopo l’altra, tra mil­le dif­fi­col­tà. Ma sia­mo anco­ra qui per rac­con­tar­la, e non in mol­ti ci avreb­be­ro scom­mes­so. E’ ora di far­la sen­ti­re a tutti. 
Ci pro­por­re­mo di trac­cia­re l’identikit di una poli­ti­ca sana, una poli­ti­ca in gra­do di aggre­di­re le sac­che di inef­fi­cen­za del­la mac­chi­na pub­bli­ca e di libe­ra­re le poten­zia­li­tà ine­spres­se del Pae­se, sen­za per­de­re di vista i più debo­li, i pre­ca­ri in sen­so lato, ma soprat­tut­to colo­ro i qua­li non han­no tute­le per­ché non sono anco­ra sta­ti chia­ma­ti a scegliere.