Non è un paese per piccoli

Ecco perché i piccoli non nascono. È di questo che si dovrebbe occupare un governo, non di fertility day. Ed è di questo che parleremo noi domani, per tutto il giorno, con le nostre proposte, con le vostre storie, con un progetto di Paese che è Possibile costruire, insieme.

Non lo è nel momen­to in cui tua madre deve nascon­de­re la tua esi­sten­za o il desi­de­rio di met­ter­ti al mon­do quan­do affron­ta un col­lo­quio di lavo­ro.

Non lo è quan­do il test di gra­vi­dan­za segna due stan­ghet­te ros­se e le aspet­ta­no nove mesi di visi­te gine­co­lo­gi­che costosissime.

Non lo è nel momen­to in cui arri­vi, ma non ci sono ospe­da­li a nor­ma e a vol­te basta un ascen­so­re bloc­ca­to per chiu­de­re la sto­ria.

Non lo è nel momen­to in cui resti solo con lei, che è stan­chis­si­ma, che non sa come gesti­re quel­l’es­se­ri­no che ha tra le brac­cia che pre­ten­de atten­zio­ni con­ti­nue e non c’è nes­su­no che l’af­fian­chi, che le spie­ghi, che la sosten­ga in quel pas­sag­gio com­pli­ca­tis­si­mo che è la mater­ni­tà.

Non lo è quan­do pan­no­li­ni, pro­dot­ti per l’in­fan­zia, gio­chi didat­ti­ci ven­go­no tas­sa­ti come beni di lus­so.

Non lo è nel momen­to in cui lei deve tor­na­re al lavo­ro e tu sei dav­ve­ro pic­co­lis­si­mo, ma i nidi sono trop­po costo­si, le baby Sit­ter pure, i non­ni non sem­pre dispo­ni­bi­li.

Non lo è nel momen­to in cui vivi nel­le ten­sio­ne di una fami­glia che non sa come arri­va­re a fine mese, del­lo sfrat­to che incom­be, del­la pari­tà sala­ria­le che non esi­ste e di un wel­fa­re che vie­ne sman­tel­la­to.

Non lo è nel momen­to in cui diven­ti gran­de e hai biso­gno di occhia­li, di appa­rec­chi per i den­ti, di fare sport, di anda­re a scuo­la, di spa­zi dove cre­sce­re sicu­ro, che dovreb­be­ro esse­re dirit­ti, inve­ce trop­po spes­so sono pri­vi­le­gi.

Non lo è se sei più fra­gi­le, se sei mala­to, se hai una disa­bi­li­tà, per­ché è un Pae­se pen­sa­to e costrui­to per quel­li che stan­no bene, il resto è a cari­co del­le famiglie.

Non lo è nel momen­to in cui far­ti adot­ta­re da una fami­glia è trop­po com­pli­ca­to, quan­do aspet­ti un geni­to­re che non arri­va, sin­gle, ete­ro, gay che sia.

Non lo è nel momen­to in cui potre­sti nasce­re, ma biso­gna anda­re in un altro Pae­se, per­ché qua una leg­ge non lo per­met­te o si devo­no soste­ne­re costi elevatissimi.

Non lo è nel momen­to in cui nasci, ma non eri aspet­ta­to, né desi­de­ra­to.

Non è un pae­se per pic­co­li. Ecco per­ché i pic­co­li non nasco­no. È di que­sto che si dovreb­be occu­pa­re un gover­no, non di fer­ti­li­ty day. Ed è di que­sto che par­le­re­mo noi doma­ni, per tut­to il gior­no, con le nostre pro­po­ste, con le vostre sto­rie, con un pro­get­to di Pae­se che è Pos­si­bi­le costrui­re, insieme.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Nature Restoration Law: stavolta ha vinto la Terra!

È un momen­to sto­ri­co: oggi l’Europa ren­de leg­ge il ripri­sti­no del­la natu­ra, e defi­ni­sce la dire­zio­ne che il nostro con­ti­nen­te segui­rà per ridar­le spa­zio. La que­stio­ne non è edo­ni­sti­ca, e nem­me­no intel­let­tua­le: si trat­ta di per­met­te­re che gli eco­si­ste­mi, come i fiu­mi o le zone umi­de, ter­re col­ti­va­te e fore­ste, tor­ni­no gra­dual­men­te in una con­di­zio­ne di equi­li­brio per con­ti­nua­re a tra­sfor­ma­re la mate­ria, per ren­de­re, cioè, la bio­sfe­ra vivi­bi­le anche per noi.

Firenze, una cosa è certa: non si è trattato di un errore umano

Nel­l’at­te­sa di rice­ve­re noti­zie chia­re e cir­co­stan­zia­te sul­la dina­mi­ca di quan­to avve­nu­to in via Mari­ti a Firen­ze, una cosa si deve dire: non si è trat­ta­to di un erro­re umano.

E que­sto, nono­stan­te le insi­nua­zio­ni dei tito­li dei gior­na­li, arri­va­te appe­na pas­sa­to lo shock ini­zia­le, è neces­sa­rio dir­lo con chiarezza.