migrazioni

Oggi a Venezia per Pateh Sabally

Oggi pome­rig­gio sarò a Vene­zia per par­te­ci­pa­re alla mani­fe­sta­zio­ne in ricor­do di Pateh Sa-bal­ly, il ragaz­zo del Gam­bia mor­to anne­ga­to nel Canal Gran­de il 22 gen­na­io scor­so. Una sto­ria ter­ri­bi­le sul­la qua­le qual­sia­si com­men­to potreb­be appa­ri­re reto­ri­co o stru­men­ta­le. Mi limi­te­rò a mani­fe­sta­re in silen­zio l’indignazione per que­sta mor­te assur­da, per la mor­te dei dirit­ti e anche del sen­so di uma­ni­tà di quan­ti han­no guar­da­to sen­za inter­ve­ni­re, insul­tan­do un ragaz­zo di appe­na 22 anni che non ha tro­va­to una casa nem­me­no nel­la civi­lis­si­ma Europa.

Le migranti stuprate in Libia e l’Ue si preoccupa dei rimpatri

Il dos­sier dell’Onu è sta­to reso noto negli stes­si gior­ni in cui a Bru­xel­les, con la giu­sti­fi­ca­zio­ne di “evi­ta­re che il Medi­ter­ra­neo si tra­sfor­mi in un cimi­te­ro”, si è con­cre­tiz­za­to il pro­gram­ma di rim­pa­trio dei migran­ti nei loro pae­si diret­ta­men­te dal­la Libia, facen­do­ne uno degli hub afri­ca­ni di con­cen­tra­zio­ne, smi­sta­men­to e respin­gi­men­to e impe­den­do gli imbarchi.

Cosa ho visto tra i migranti ragazzini bloccati a Belgrado

«E’ una situa­zio­ne mai vista pri­ma». Comin­cia così il rac­con­to di Lis­sett, diri­gen­te del­l’as­so­cia­zio­ne “Refu­gees Aid Ser­bia”. La pre­sen­za di pro­fu­ghi bloc­ca­ti in Ser­bia non è nuo­va: que­sta esta­te, con la chiu­su­ra del­le fron­tie­re euro­pee, sono sta­te get­ta­te le basi del­la cri­si uma­ni­ta­ria che, in que­ste ore, col­pi­sce i pro­fu­ghi pre­sen­ti a Bel­gra­do. L’u­ni­ca dif­fe­ren­za è il cam­bio di sta­gio­ne, che costrin­ge al gelo tra le 700 e le 1200 per­so­ne, in capan­no­ni abban­do­na­ti nei pres­si del­la sta­zio­ne di Bel­gra­do, gli stes­si dove già que­sta esta­te tro­va­va­no pro­te­zio­ne alcu­ni di loro.

È bellissimo questo Paese da costruire, lì fuori

Uscia­mo, ascol­tia­mo le solu­zio­ni, imma­gi­nia­mo il Pae­se che man­ca ai lavo­ra­to­ri, agli inse­gnan­ti, ai neo­lau­rea­ti, alle par­ti­te iva, agli schia­vi a tem­po inder­me­ni­na­to con la pro­spet­ti­va che non arri­va a fine mese e un con­trat­to deter­mi­na­tis­si­mo, agli eso­da­ti (ce li ricor­dia­mo, gli eso­da­ti?), gli anti­ma­fio­si, gli impren­di­to­ri stre­ma­ti, i disil­lu­si, i sen­za spe­ran­za e poi …

È bel­lis­si­mo que­sto Pae­se da costrui­re, lì fuo­ri Leg­gi altro »

Perché Belgrado è il simbolo della fortezza Europa

Pro­ba­bil­men­te è que­sta la pri­ma doman­da da far­si, di fron­te alle imma­gi­ni che, in que­sti gior­ni, arri­va­no da Bel­gra­do: per­ché pro­prio la Ser­bia, per­ché pro­prio Bel­gra­do? Per rispon­de­re dob­bia­mo par­ti­re dal 2015, l’an­no che è sta­to defi­ni­to da tut­ti come l’an­no del­la cosid­det­ta «cri­si dei rifu­gia­ti», carat­te­riz­za­ta da un afflus­so mas­sic­cio di migran­ti dal­la rot­ta che …

Per­ché Bel­gra­do è il sim­bo­lo del­la for­tez­za Euro­pa Leg­gi altro »

Di ritorno a Belgrado, dove tutti sapevano

Doma­ni tor­ne­re­mo a Bel­gra­do con l’as­so­cia­zio­ne “Spe­ran­za — Hope for Chil­dren” e rac­con­te­re­mo la più pre­ve­di­bi­le del­le situa­zio­ni: un’e­mer­gen­za che dura da mesi e che il fred­do ha aggra­va­to ulte­rior­men­te, por­tan­do­la oltre i limi­ti del­la civiltà.

A Sesto Fiorentino tutti lo sanno, tutti sapevano

Il magaz­zi­no (ex Aiaz­zo­ne) che ospi­ta­va, a Sesto Fio­ren­ti­no, più di ottan­ta immi­gra­ti, ieri not­te ha pre­so fuo­co e un uomo ha per­so la vita. Il fati­scen­te sta­bi­le era sta­to occu­pa­to sin dal 2014. All’O­sman­no­ro, di case come quel­la, “in via dei mat­ti al nume­ro zero”, ce ne sono mol­te, trop­pe. Tut­ti lo san­no e tut­ti sape­va­no quan­to avve­ni­va lì dentro.

Essere di seconda generazione

Esse­re di secon­da gene­ra­zio­ne, non smet­te­rò mai di dir­lo, per me è come un dono: rie­sco ad immer­ger­mi in due socie­tà mol­to simi­li ma com­ple­ta­men­te oppo­ste. Sono tuni­si­na e quin­di sono for­te­men­te lega­ta alle mie ori­gi­ni, alle mie tra­di­zio­ni e anche all’attualità del mio pae­se; d’altro can­to vivo in Ita­lia da dician­no­ve anni e nove mesi. Non mi sono mai spo­sta­ta, non ho mai vis­su­to più di un mese all’anno in un altro pae­se. Ogni mese, di ogni anno, mi tro­va­te sem­pre a Bar­let­ta: a casa, a scuo­la, in biblio­te­ca, al cir­co­lo Arci, a fare volon­ta­ria­to da qual­che par­te o assi­ste­re a qual­che even­to che stuz­zi­ca il mio interesse.