QUADERNI

In Bra­si­le non esi­ste una pro­po­sta fede­ra­le per com­bat­te­re il virus. Lo stes­so Pre­si­den­te mini­miz­za i suoi effet­ti, sti­mo­la assem­bra­men­ti, pub­bli­ciz­za la clo­ro­chi­na come un medi­ci­na­le effi­ca­ce, è con­tra­rio a misu­re restrit­ti­ve, non garan­ti­sce sup­por­to finan­zia­rio alla lot­ta con­tro il Covid, met­te in dub­bio l’efficacia dei vac­ci­ni esi­sten­ti, il tut­to men­tre i gover­ni degli Sta­ti sono costret­ti ad arran­giar­si come pos­so­no, sen­za una stra­te­gia nazionale. 
Uno dei dan­ni più gra­vi di que­sta vicen­da e del­la con­dot­ta di docen­ti, ammi­ni­stra­ti­vi, enti loca­li e, infi­ne, del­la poli­ti­ca nazio­na­le e del mini­stro, è pro­prio quel­lo di aver pro­va­to a distrug­ge­re i nostri sogni e le nostre spe­ran­ze, tra­den­do la fidu­cia che è alla base del rap­por­to tra Sta­to e cittadino. 
In que­sto momen­to in cui sareb­be com­pren­si­bi­le cede­re alle sire­ne che caval­ca­no rab­bia e scon­for­to, noi sia­mo con­vin­ti che la giu­sta rispo­sta sia l’impegno nel­la costru­zio­ne di un Pae­se più giu­sto e di una clas­se poli­ti­ca che abbia com­pe­ten­ze, stru­men­ti e visione. 
La cri­si finan­zia­ria e il COVID han­no solo peg­gio­ra­to una situa­zio­ne che da anni è sem­pre sta­ta trat­ta­ta con poca com­pe­ten­za, tan­t’è che le varie asso­cia­zio­ni, in par­ti­co­la­re Led­ha, Uildm, Comi­ta­to Vita Indi­pen­den­te e, nell’ultimo anno, il Comi­ta­to Fami­glie Disa­bi­li Lom­bar­de, si sono più vol­te dovu­te scon­tra­re sui tavo­li di lavo­ro, obbli­gan­do i tec­ni­ci a con­ti­nue modi­fi­che sul­le delibere. 
In sor­di­na, lo scor­so 11 gen­na­io, il capo del Ser­vi­zio Assi­sten­za e con­su­len­za fisca­le del­la Ban­ca d’I­ta­lia, Gia­co­mo Ricot­ti, audi­to pres­so le Com­mis­sio­ni riu­ni­te VI del­la Came­ra dei Depu­ta­ti (Finan­ze) e 6a del Sena­to del­la Repub­bli­ca (Finan­ze e Teso­ro), ha pre­sen­ta­to una memo­ria sul­lo sta­to del fisco in Ita­lia e sul­le cri­ti­ci­tà del­l’im­po­sta sul red­di­to del­le per­so­ne fisi­che. A distan­za di alcu­ni gior­ni abbia­mo potu­to leg­ge­re il docu­men­to e ci sia­mo accor­ti che è sor­pren­den­te­men­te in linea con la poli­ti­ca fisca­le che da tem­po sosteniamo. 
Per la pre­ci­sio­ne 95,14 miliar­di (nel 2018, fon­te Ocse) il prez­zo che paghia­mo per respi­ra­re un’a­ria di qua­li­tà sca­den­te, l’e­qui­va­len­te del 5,75% del Pil (quel­lo del 2018, ndr). Per l’Eu­ro­pa il costo sale ad un astro­no­mi­co valo­re di 600 miliar­di l’an­no, hai voglia a par­la­re di Green Deal euro­peo e Reco­ve­ry Fund (soprat­tut­to se nel pac­chet­to riguar­dan­te la mobi­li­tà soste­ni­bi­le inve­sti solo in alta velo­ci­tà o se la casel­la ”rifo­re­sta­zio­ne”, pur rima­nen­do, non pre­ve­de alcun fondo). 
Pro­prio que­sto inve­ce lo ho riscon­tra­to leg­gen­do le pro­po­ste di Pos­si­bi­le. Il fat­to che, ad esem­pio, la bat­ta­glia al cam­bia­men­to cli­ma­ti­co per Pos­si­bi­le sia una prio­ri­tà e non una postil­la che deb­ba esse­re aggiun­ta al pro­gram­ma poli­ti­co di default per­ché lo fan­no tut­ti e per­ché altri­men­ti si fa brut­ta figu­ra, per me è fondamentale. 
Le con­di­zio­ni dei migran­ti in Libia peg­gio­ra­no di gior­no in gior­no. Cen­ti­na­ia di don­ne e di uomi­ni soprav­vi­vo­no die­tro le sbar­re degli atro­ci cam­pi o per stra­da, ad esem­pio nel­la peri­co­lo­sa area di Tri­po­li. Mol­ti han­no bam­bi­ni pic­co­li. Tut­ti sono alla mer­cé di un Gover­no, quel­lo libi­co, che li con­si­de­ra esse­ri infe­rio­ri da uti­liz­za­re come for­za lavo­ro in un redi­vi­vo siste­ma eco­no­mi­co basa­to sul­la divi­sio­ne in raz­ze e sul­la ridu­zio­ne in schia­vi­tù degli ultimi. 
Non è sol­tan­to per ragio­ni eco­no­mi­che che è neces­sa­rio pro­ce­de­re all’incremento degli orga­ni­ci ispet­ti­vi dei tre enti, ben­sì per la tenu­ta del­lo Sta­to socia­le, per la dife­sa dei dirit­ti del­le lavo­ra­tri­ci e dei lavo­ra­to­ri, per la tute­la del­le impre­se sane, per il con­tra­sto all’illegalità, allo sfrut­ta­men­to e al lavo­ro nero: è in gio­co l’eguaglianza sostan­zia­le dei cittadini. 
E se non andre­mo da nes­su­na par­te, come com­men­ta­no i cini­ci e gli stra­te­ghi “con le pal­le”, avre­mo comun­que viag­gia­to attra­ver­so bat­ta­glie che tut­ti a paro­le con­di­vi­do­no ma che nes­su­no pra­ti­ca. Avre­mo visto sce­na­ri e pae­sag­gi sco­no­sciu­ti, avre­mo cer­ca­to di cam­bia­re un pez­zo di mon­do, il nostro. 
Le ade­sio­ni alla cam­pa­gna di tes­se­ra­men­to di Pos­si­bi­le sono par­ti­te di slan­cio. Insie­me alle iscri­zio­ni ci arri­va­no tan­ti mes­sag­gi ric­chi di bel­le paro­le nei nostri con­fron­ti e di sug­ge­ri­men­ti per que­stio­ni da appro­fon­di­re o rilanciare. 
Le paro­le con cui la pro­cu­ra egi­zia­na ha infan­ga­to la memo­ria di Giu­lio Rege­ni han­no fat­to male — aggiun­ge Bri­gno­ne — come ha fat­to male la con­se­gna del­la pri­ma del­le fre­ga­te ita­lia­ne ven­du­te all’E­git­to. In spre­gio a Giu­lio Rege­ni, in spre­gio a Patrick Zaki, in spre­gio ai dirit­ti uma­ni, che sono di tut­te e di tut­ti, che spet­ta a tut­te e tut­ti noi difen­de­re e rilanciare 
Come ormai da tra­di­zio­ne i nostri augu­ri di buon anno arri­va­no pre­sen­tan­do la nuo­va tes­se­ra e avvian­do la nuo­va cam­pa­gna di ade­sio­ni a Pos­si­bi­le. Chiu­dia­mo così insie­me un anno duris­si­mo per aprir­ne un altro pie­no di possibilità. 
Abbia­mo ini­zia­to il 2020 con l’Au­stra­lia in fiam­me, che dava segui­to ai roghi del­l’A­maz­zo­nia del 2019 (pro­se­gui­ti anche que­st’an­no), poi è inter­ve­nu­to pre­po­ten­te­men­te il Covid-19 ad occu­pa­re il cen­tro del dibat­ti­to poli­ti­co, e non pote­va esse­re altri­men­ti, insie­me alla pre­si­den­zia­li ame­ri­ca­ne. Nel frat­tem­po qual­che spi­ra­glio green si è aper­to quan­do è sta­to discus­so il Reco­ve­ry Fund, del come uti­liz­za­re que­ste risor­se e del­la dire­zio­ne che può dare all’e­co­no­mia e del­la sua ricon­ver­sio­ne. Un dibat­ti­to sci­vo­la­to trop­po velo­ce­men­te su chi deci­de come impie­ga­re le risor­se più che del meri­to fina­le del loro inve­sti­men­to (anche per usci­re dal tun­nel del­la ‘bonus economy’).