Unione europea

Il referendum britannico sull’UE ha già perso

La sen­sa­zio­ne è quin­di che si abbia già per­so tut­ti. Han­no per­so colo­ro che vole­va­no chie­der­si, e chie­de­re, se l’Europa non sia qual­co­sa di più che un modo per gover­ni o impre­se di fare qual­che sol­do aggiun­ti­vo, se non sia un idea­le cul­tu­ra­le che rispec­chia i sacri­fi­ci dei nostri avi e la voglia di costrui­re un mon­do con meno muri e con­fi­ni, per­ché con­sci che le gran­di sfi­de, come quel­la dell’inquinamento e del­le dise­gua­glian­ze, sono sfi­de globali.

Tra Brexit, campi profughi e corridoi umanitari: i confini dell’UE nel 2016

Nel 2016, han­no anco­ra sen­so i con­fi­ni? Come pos­sia­mo accet­ta­re que­sto rin­chiu­der­si nel­le pro­prie case, dopo che abbia­mo spe­ri­men­ta­to anni di cre­sci­ta e pro­spe­ri­tà in con­co­mi­tan­za con la cadu­ta del­le fron­tie­re, quan­do sia­mo sta­ti orgo­glio­si del­la nostra appar­te­nen­za ad una comu­ni­tà più ampia e voglio­si di acco­glie­re chi fug­gi­va da guer­re e miseria?

La cara flessibilità

A ben guar­da­re, c’è ben poco da festeg­gia­re. Per il 2016, si pre­ve­de un peg­gio­ra­men­to del sal­do di bilan­cio in ter­mi­ni strut­tu­ra­li del­lo 0,7% del Pil; l’alto livel­lo di debi­to pub­bli­co e la bas­sa com­pe­ti­ti­vi­tà, entram­bi radi­ca­ti nel­la len­ta cre­sci­ta del­la pro­dut­ti­vi­tà, sono rite­nu­ti anco­ra ecces­si­vi e sog­get­ti a un livel­lo di guar­dia mas­si­mo, che con­sen­te alla Com­mis­sio­ne, in qual­sia­si momen­to, di met­te­re il Pae­se nel “brac­cio cor­ret­ti­vo” con il rischio di sanzioni.

I frutti avvelenati dell’accordo tra Unione europea e Turchia

Dal­le noti­zie ripor­ta­te dagli ope­ra­to­ri di Human Rights Watch appren­dia­mo che le guar­die tur­che avreb­be­ro spa­ra­to lun­go la fron­tie­ra ai richie­den­ti asi­lo siria­ni. Una denun­cia già arri­va­ta un mese fa che pone anco­ra una vol­ta l’ac­cen­to su di un accor­do che oltre a mer­ci­fi­ca­re la vita dei migran­ti pone seris­si­me pro­ble­ma­ti­che sul­la loro incolumità.

Di rappresentanti (poco) permanenti a Bruxelles

Non più di tre mesi e mez­zo fa, la scel­ta di Ren­zi di nomi­na­re a Capo del­la Rap­pre­sen­tan­za per­ma­nen­te a Bru­xel­les un poli­ti­co, l’al­lo­ra vice­mi­ni­stro allo Svi­lup­po eco­no­mi­co Car­lo Calen­da, fece mol­to discu­te­re e sol­le­vò non poche cri­ti­che e malumori.

Quel che succede a Idomeni è spaventoso

Quel che suc­ce­de a Ido­me­ni è spa­ven­to­so, ed è moti­vo di ver­go­gna per ogni euro­peo. Da quan­do, a feb­bra­io, alcu­ni Sta­ti euro­pei han­no deci­so di “chiu­de­re la rot­ta bal­ca­ni­ca”, issan­do muri e rein­tro­du­cen­do seve­ri con­trol­li alle fron­tie­re, a Ido­me­ni si sono river­sa­te ed accu­mu­la­te le spe­ran­ze di oltre 11’000 per­so­ne — tra cui mol­tis­si­mi bam­bi­ni e don­ne — in fuga da guer­re e dispe­ra­zio­ne ver­so il Nord Europa.