Brexit, What’s Next? Cosa accade in Ue dopo la vittoria del Leave

E ora che succede? sembra essere la domanda del giorno dopo. In termini di procedura, la risposta si trova nell’articolo 50 del Trattato di Lisbona. Ma il tema vero sarà la gestione politica di questa crisi dai contorni inediti e dagli esiti incerti.

“E ora? Ora che suc­ce­de?” sem­bra esse­re la doman­da del gior­no dopo. In ter­mi­ni di pro­ce­du­ra, la rispo­sta — tut­to som­ma­to sem­pli­ce — si tro­va nell’arti­co­lo 50 del Trat­ta­to di Lisbo­na, il cui rias­sun­to ‘lai­co’ suo­na così:

“Il pae­se del­l’UE che deci­de di rece­de­re, deve noti­fi­ca­re tale inten­zio­ne al Con­si­glio euro­peo (dove sie­do­no i Capi di Sta­to e di Gover­no), il qua­le pre­sen­ta i suoi orien­ta­men­ti per la con­clu­sio­ne di un accor­do vol­to a defi­ni­re le moda­li­tà del reces­so di tale paese.

Tale accor­do è con­clu­so a nome del­l’U­nio­ne euro­pea (UE) dal Con­si­glio dell’UE (dove sie­do­no i mini­stri degli Sta­ti mem­bri), che deli­be­ra a mag­gio­ran­za qua­li­fi­ca­ta pre­via appro­va­zio­ne del Par­la­men­to europeo.
I trat­ta­ti ces­sa­no di esse­re appli­ca­bi­li al pae­se inte­res­sa­to a decor­re­re dal­la data di entra­ta in vigo­re del­l’ac­cor­do di reces­so o due anni dopo la noti­fi­ca del reces­so. Il Con­si­glio può deci­de­re di pro­lun­ga­re tale termine.

Qual­sia­si Sta­to usci­to dal­l’U­nio­ne può chie­de­re di ade­rir­vi nuo­va­men­te, pre­sen­tan­do una nuo­va pro­ce­du­ra di adesione.”

In altre paro­le: una vol­ta atti­va­to l’articolo, il Pae­se mem­bro ha due anni per nego­zia­re un accor­do spe­cia­le, altri­men­ti il suo sta­tus diven­ta auto­ma­ti­ca­men­te equi­va­len­te a quel­lo di un Pae­se ter­zo sen­za par­ti­co­la­ri accor­di con l’UE.

Il Regno Uni­to è for­te­men­te inte­gra­to nel Mer­ca­to Uni­co e la sua usci­ta dall’Unione euro­pea avrà un impat­to eco­no­mi­co, legi­sla­ti­vo e, più in gene­ra­le, siste­mi­co mol­to for­te. Alcu­ni ana­li­sti si spin­go­no a fare pro­no­sti­ci sul­la dura­ta effet­ti­va di un nego­zia­to per defi­ni­zio­ne com­ples­so, arri­van­do a ipo­tiz­za­re addi­rit­tu­ra set­te anni di discus­sio­ni. Que­sto evi­den­te­men­te dipen­de dal­la volon­tà degli altri 27 Sta­ti mem­bri UE, che dovreb­be­ro deci­de­re all’unanimità se esten­de­re il perio­do o meno.

Al net­to del­la que­stio­ne pura­men­te pro­ce­du­ra­le, il tema vero sarà la gestio­ne poli­ti­ca di que­sta cri­si dai con­tor­ni ine­di­ti e dagli esi­ti incer­ti.

  1. Pri­ma del refe­ren­dum, si dava per scon­ta­to che, in caso di Bre­xit, il Pri­mo Mini­stro Came­ron si sareb­be pre­sen­ta­to al Con­si­glio Euro­peo, il 28 e 29 giu­gno pros­si­mi, e avreb­be noti­fi­ca­to la richie­sta di atti­va­zio­ne dell’Articolo 50, sen­za la qua­le il pro­ces­so non parte.
    In una del­le sue pri­mis­si­me dichia­ra­zio­ni dopo l’esito del voto popo­la­re, il Pri­mo Mini­stro ha dichia­ra­to inve­ce che non sta a lui, ma ad un nuo­vo Pri­mo Mini­stro, atti­va­re l’Articolo 50 e nego­zia­re l’uscita del Regno Uni­to. Aven­do per­so il refe­ren­dum — è il suo ragio­na­men­to — Came­ron non cre­de di ave­re la legit­ti­mi­tà per nego­zia­re. Per­tan­to la set­ti­ma­na pros­si­ma si limi­te­rà a spie­ga­re quan­to acca­du­to ai suoi colleghi.
    È dif­fi­ci­le imma­gi­na­re quan­do que­sto cam­bio di lea­der­ship potreb­be avve­ni­re. Vero­si­mil­men­te, non pri­ma di luglio, anche se Came­ron ha men­zio­na­to otto­bre. In tal caso, l’articolo 50 ver­reb­be atti­va­to in un Con­si­glio euro­peo ad hoc entro la fine dell’anno.
  2. È chia­ro che i cit­ta­di­ni di Sua Mae­stà use­ran­no i pros­si­mi mesi per cer­ca­re di nego­zia­re for­mu­le e cavil­li che con­sen­ta­no loro di sta­re den­tro il più pos­si­bi­le. Ovvio che non voglia­no noti­fi­ca­re, sareb­be come nego­zia­re con una bom­ba ad oro­lo­ge­ria in grem­bo. Cosa c’è in ballo?
  3. 73 depu­ta­ti euro­pei (la ter­za dele­ga­zio­ne nazio­na­le più nume­ro­sa dopo la Ger­ma­nia e la Fran­cia); un nume­ro di fun­zio­na­ri in Com­mis­sio­ne che sfio­ra il 4% del tota­le, mol­ti dei qua­li in posi­zio­ne stra­te­gi­ca; un com­mis­sa­rio euro­peo con una dele­ga impor­tan­te, soprat­tut­to tenen­do con­to che non fa par­te del­la zona euro: la Sta­bi­li­tà finan­zia­ria; 29 voti in Con­si­glio (con il vec­chio siste­ma), come la Fran­cia, la Ger­ma­nia e l’Italia. 4,8 miliar­di di ster­li­ne del cosid­det­to reba­te, cioè l’am­mon­ta­re che l’UE ripa­ga ogni anno al Regno Uni­to in un mec­ca­ni­smo nego­zia­to da Mar­ga­ret That­cher negli anni ’80, pro­prio per ridur­re lo squi­li­brio tra con­tri­bu­to ver­sa­to alle cas­se comu­ni­ta­rie (cir­ca 350 milio­ni di ster­li­ne) e risor­se rice­vu­te. 44% di espor­ta­zio­ni di beni e ser­vi­zi bri­tan­ni­ci ver­so gli altri Pae­si dell’UE, gra­zie ai mec­ca­ni­smi del Mer­ca­to inter­no. 3,2 miliar­di di euro di aiu­ti diret­ti dai fon­di euro­pei agli agri­col­to­ri di Sua Mae­stà. C’è altro anco­ra ovvia­men­te, ma que­sti nume­ri pro­po­sti in ordi­ne spar­so offro­no una pri­ma foto­gra­fia neces­sa­ria per com­pren­de­re la posta in gio­co.
  4. Ai sen­si del Trat­ta­to, il Regno Uni­to reste­rà mem­bro effet­ti­vo fino all’ul­ti­mo secon­do del ter­mi­ne fis­sa­to con l’accordo. Però: è oppor­tu­no che il Par­la­men­to euro­peo nomi­ni rela­to­ri ingle­si su dos­sier legi­sla­ti­vi che avran­no un impat­to di lun­go perio­do? In Com­mis­sio­ne, i fun­zio­na­ri ingle­si con­ti­nue­ran­no a con­cor­re­re per le posi­zio­ni di rilie­vo? A livel­lo di Con­si­glio, è oppor­tu­no man­te­ne­re la loro Pre­si­den­za di tur­no pre­vi­sta nel secon­do seme­stre 2017? In altri ter­mi­ni, è oppor­tu­no che un Pae­se in usci­ta con­ti­nui a con­cor­re­re con il suo peso isti­tu­zio­na­le deci­si­vo a pro­ces­si poli­ti­ci e legi­sla­ti­vi di medio e lun­go perio­do? (Basti pen­sa­re a tut­te le misu­re a soste­gno del­la cre­sci­ta e del set­to­re mani­fat­tu­rie­ro o a quel­le per una mag­gio­re armo­niz­za­zio­ne dei siste­mi di wel­fa­re, che han­no sem­pre tro­va­to nel Regno Uni­to un con­vin­to e deter­mi­na­to oppo­si­to­re). Le rispo­ste a que­ste doman­de sono tut­te poli­ti­che e poco han­no a che fare con la pro­ce­du­ra pre­vi­sta dal Trat­ta­to.
  5. La rea­zio­ne all’esito del voto del­le isti­tu­zio­ni euro­pee è sta­ta for­mal­men­te una­ni­me e fer­ma: i Pre­si­den­ti del Con­si­glio euro­peo, del­la Com­mis­sio­ne, del Par­la­men­to e del­la Pre­si­den­za di tur­no olan­de­se han­no fir­ma­to una dichia­ra­zio­ne con­giun­ta nel­la qua­le si chie­de al Gover­no ingle­se di dare “effet­to alla deci­sio­ne del popo­lo bri­tan­ni­co al più pre­sto pos­si­bi­le, per quan­to dolo­ro­so pos­sa esse­re tale pro­ces­so”. Un mes­sag­gio pre­ci­so, volu­to con deter­mi­na­zio­ne dal Pre­si­den­te del­la Com­mis­sio­ne euro­pea Junc­ker, con­vin­to del­la neces­si­tà di dare una rispo­sta esem­pla­re, fer­ma e rapi­da, per evi­ta­re che la ten­ta­zio­ne di usci­re — che attra­ver­sa diver­se opi­nio­ni pub­bli­che e alcu­ni Gover­ni UE — pos­sa propagarsi.
  6. Eppu­re, le pri­me cre­pe, a livel­lo isti­tu­zio­na­le, comin­cia­no ad emer­ge­re. Men­tre il Par­la­men­to euro­peo gui­da­to da Mar­tin Schulz sem­bra orien­ta­to a soste­ne­re la linea dura del­la Com­mis­sio­ne, non con­ce­den­do dila­zio­ni all’avvio del pro­ces­so nego­zia­le, il Pre­si­den­te del Con­si­glio euro­peo Donald Tusk ten­ten­na. Non è affat­to det­to che pre­val­ga la linea di Junc­ker dun­que. Tusk fareb­be di tut­to pur di tene­re den­tro il Regno Uni­to e, con lui, altri a comin­cia­re dal pri­mo mini­stro olan­de­se Rut­te che detie­ne la Pre­si­den­za di tur­no dell’UE. Anche nel club dei Pae­si del­la zona euro le opi­nio­ni sono tutt’altro che omo­ge­nee. In ogni caso, deci­si­va sarà la riu­nio­ne con­vo­ca­ta d’urgenza a Ber­li­no tra i Pae­si fon­da­to­ri pri­ma del Con­si­glio euro­peo del­la pros­si­ma set­ti­ma­na per capi­re fino in fon­do qua­li sono i rap­por­ti di for­za rea­li tra le isti­tu­zio­ni e all’interno di cia­scu­na istituzione.
  7. Due anni o for­se più, dun­que, di dibat­ti­ti e ten­sio­ni che mono­po­liz­ze­ran­no l’a­gen­da poli­ti­ca di un’U­nio­ne già sfian­ca­ta da diver­se emer­gen­ze e bloc­ca­ta dai veti incro­cia­ti. In ogni caso, non è più tem­po di boi­cot­tag­gi dall’interno, come quel­lo che in modo mili­tan­te ha por­ta­to avan­ti il Regno Uni­to dal momen­to in cui è entra­to nel club.

Nel con­fron­to con un part­ner così impor­tan­te, occor­re­reb­be ammet­te­re l’errore di aver­gli sin qui con­ces­so (l’ultima vol­ta è sta­to nel cor­so del Con­si­glio euro­peo di feb­bra­io) un regi­me di appar­te­nen­za all’UE pri­vi­le­gia­to e su misu­ra. La ten­ta­zio­ne di con­ti­nua­re con que­sto regi­stro è for­te e dif­fu­sa a Bru­xel­les ma smen­ti­sce cla­mo­ro­sa­men­te la neces­si­tà di un pro­ces­so di inte­gra­zio­ne meno timi­do e più pro­fon­do, che con­sen­ta all’Unione di dotar­si degli stru­men­ti di cui ha biso­gno per dare final­men­te le rispo­ste che i cit­ta­di­ni si aspettano.

(Pic­co­la chio­sa fina­le: dispia­ce per gli elet­to­ri in buo­na fede del “lea­ve”, pro­ta­go­ni­sti incon­sa­pe­vo­li di una nuo­va saga dei vin­ti, per­ché saran­no i pri­mi a paga­re il prez­zo di scel­te poli­ti­che sba­glia­te: peco­re che apro­no la stal­la al lupo per­ché han­no liti­ga­to col cane del pastore.)

 

In col­la­bo­ra­zio­ne con:
Fran­ce­sco Sca­ti­gna, Comi­ta­to Pos­si­bi­le Renè Magrit­te di Bruxelles

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