Dopo mesi di “altre priorità” si comincia, fuori tempo massimo, a scontrarsi con la realtà. Nelle aule facciamo finta che il problema sia risolto accollando tutto alle scuole, al cartongesso e (eventualmente) alle mascherine.
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Dal mese di giugno, dopo un silenzio che durava da mesi, il Governo e il Ministero dell’Istruzione si sono accorti…
Lo hanno notato in molti dopo l’ultima conferenza stampa del Presidente del Consiglio: bambini e bambine, ragazzi e ragazze, sono scomparsi dall’orizzonte del Governo per mesi. Sempre utili quando si tratta di fare un po’ di retorica sul “futuro del Paese”, spariscono quando si rendono necessarie complessità e attenzione per affrontare la loro situazione in modo incisivo.
L’esperienza dell’Esame di Stato, che è sempre stata tramandata per generazioni, si blocca nel 2020, e noi saremo per sempre ricordati come “i maturandi ai tempi covid-19”. Ci sono da porre alcune domande alla Ministra Azzolina perchè per noi maturandi e per i docenti, questi sono tempi difficili.
Forse è il momento di dire che non si può pensare alla scuola come un mondo a sé, la scuola riguarda tutto, dalla conciliazione dei tempi di lavoro delle famiglie alla mobilità, dai cambiamenti sociali a quelli infrastrutturali, passando per l’ampliamento delle diseguaglianze che si sta verificando con l’emergenza Coronavirus.
Pubblichiamo la testimonianza di Sara Ingrassia, giovane aspirante insegnante che racconta il percorso lungo e dispendioso per arrivare a inserirsi nelle graduatorie di istituto.
Secondo gli ultimi dati ISTAT sono circa 50.000 gli educatori e le educatrici professionali che ogni giorno entrano nelle scuole italiane e trascorrono molte ore in classe insieme ad alunni e insegnanti, contribuendo alla formazione dei ragazzi e delle ragazze con disabilità o con bisogni educativi speciali.
In un momento in cui si continua a lasciare aperte fabbriche e aziende non essenziali, e si discute di “essenzialità” e “funzionalità”, la reperibilità dei libri di testo andrebbe garantita (allestendo sistemi di spedizione sicuri per lavoratori e lavoratrici coinvolti in ogni passaggio) in quanto beni non meramente funzionali, ma indispensabili per l’istruzione, per consentire a tutti e a tutte la fruizione di un diritto costituzionale riconosciuto anche degli ultimi DPCM, il diritto allo studio.
Fa rabbrividire l’ultima “sparata” (è il caso di dirlo) dell’assessora veneta all’Istruzione Elena Donazzan che nei giorni scorsi, alla fiera di Vicenza Hit Show, si è detta favorevole all’insegnamento dell’”arte venatoria” nelle scuole, o almeno alla sua promozione.
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“Ieri il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha espresso pieno sostegno al Terzo Sciopero Mondiale per il Clima, organizzato dai Fridays…
La Commissione Lavori Pubblici e Ambiente del Senato ha approvato un emendamento bipartisan al decreto Sblocca Cantieri a firma di Lega, M5s, Pd e Forza Italia che prevede l’installazione delle telecamere in tutte le aule delle scuole di infanzia statali e paritarie e nelle case di cura.
Il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Bussetti ha dichiarato stamattina che l’Italia deve puntare sull’Intelligenza Artificiale (IA), un “tema del…
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Li chiamano i “grandi invisibili”: chi sono? I docenti precari, i docenti di “Terza fascia”, l’ultima. La fascia che, però, manda irrimediabilmente avanti la scuola e senza la quale la scuola, forse, non ci sarebbe nemmeno.
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Dalla lettura delle bozze degli accordi, gli intenti rispetto alla regionalizzazione del sistema di Istruzione appaiono più inquietanti di quanto avevamo previsto e sanciscono la volontà politica conclamata di frammentare la scuola pubblica statale e stravolgerne gli obiettivi più profondi.
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“Non è accettabile che un ministro dell’Istruzione dimostri disprezzo verso il Sud. Le sue parole confermano in realtà che il…
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“L’autonomia differenziata richiesta da Veneto, Lombardia e, anche se in modo più blando, dall’Emilia-Romagna, fagociterà l’autonomia scolastica. Ed è grave…
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Durante il Consiglio dei Ministri dello scorso 21 dicembre, senza che fosse mai stato aperto il necessario dibattito né col mondo della scuola né con l’opinione pubblica, si è deciso di proseguire il percorso verso l’autonomia differenziata iniziato un anno fa sotto il governo Gentiloni: entro il 15 febbraio il governo chiuderà le intese con il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna, che si stanno svolgendo nel più assoluto riserbo.
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Da animatore digitale e docente in prima linea da anni per l’uso della tecnologia in classe, ho letto con molta perplessità e non poca preoccupazione ieri su “Il Messaggero” un articolo secondo il quale in Commissione Cultura alla Camera è stata avanzata la proposta di bandire l’uso del cellulare a scuola, addirittura ventilando l’ipotesi di far depositare i cellulari presso la segreteria. Mi sono chiesta se in Commissione ci siano persone esperte dell’organizzazione quotidiana di una scuola, perché già sento gli ululati provenire dalle segreterie didattiche di tutto lo Stivale.
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“Seguire i soldi” è sempre la via maestra, nella lotta alla mafia come in politica o nella vita quotidiana, per capire quali sono i veri scopi delle persone. Per questo governo, i soldi si spostano non verso la scuola, ma lontano da essa: nei prossimi 3 anni ci saranno 4 miliardi di euro in meno per l’istruzione e – cosa più grave – 1,3 miliardi di essi verranno tolti ai fondi per il sostegno ed il supporto agli alunni con Bisogni Educativi Speciali.
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