Riapertura del Paese: la scuola deve essere al centro

Forse è il momento di dire che non si può pensare alla scuola come un mondo a sé, la scuola riguarda tutto, dalla conciliazione dei tempi di lavoro delle famiglie alla mobilità, dai cambiamenti sociali a quelli infrastrutturali, passando per l’ampliamento delle diseguaglianze che si sta verificando con l’emergenza Coronavirus.

Quel che emer­ge chia­ra­men­te dal dibat­ti­to poli­ti­co sull’emergenza epi­de­mio­lo­gi­ca è che la Scuo­la, la sua chiu­su­ra e la sua ria­per­tu­ra, la stes­sa didat­ti­ca a distan­za (DAD) sono que­stio­ni trat­ta­te sepa­ra­ta­men­te rispet­to ai ragio­na­men­ti che si stan­no facen­do sul­le varie fasi di ripar­ten­za del Pae­se. Come se fos­se un pro­ble­ma da risol­ve­re paral­le­la­men­te,  un mon­do a par­te, come se non per­meas­se inve­ce, tra­sver­sal­men­te, ogni aspet­to del­la vita di tut­ti. Del resto c’era da aspet­tar­se­lo, vista l’abitudine con­so­li­da­ta negli ulti­mi decen­ni di rele­ga­re la Scuo­la sem­pre più a mar­gi­ne del­le prio­ri­tà, taglian­do risor­se sostan­zia­li per il suo sosten­ta­men­to. Sta­vol­ta, però, non si può con­ti­nua­re a far fin­ta di nien­te: la Scuo­la rap­pre­sen­ta uno spac­ca­to del­la socie­tà e deve entra­re nel dibat­ti­to poli­ti­co con tut­ti e due i pie­di.  Nel­le pros­si­me ore, è già tra­pe­la­to, la Mini­stra Azzo­li­na annun­ce­rà la pro­ro­ga del­la sospen­sio­ne del­le atti­vi­tà didat­ti­che, in linea con il pare­re del Comi­ta­to Scien­ti­fi­co. Così 4 milio­ni di bam­bi­ni e bam­bi­ne tra i 3 e i 10 anni reste­ran­no a casa da scuo­la, men­tre si sta appron­tan­do un pia­no per la ria­per­tu­ra del­le azien­de e il rien­tro al lavo­ro dei geni­to­ri. Con chi reste­ran­no que­sti bam­bi­ni, con­si­de­ra­to che, ad ecce­zio­ne dei rari casi di con­vi­ven­za, non se ne potrà affi­da­re la cura ai non­ni per pro­teg­ger­li dal con­ta­gio? I con­ge­di paren­ta­li, per i geni­to­ri che ne han­no usu­frui­to duran­te il loc­k­do­wn, sono  pres­so­ché fini­ti, for­se ver­ran­no pro­ro­ga­ti anco­ra  un paio di set­ti­ma­ne, ma non è imma­gi­na­bi­le che insie­me al bonus baby sit­ter resti­no gli uni­ci stru­men­ti a dispo­si­zio­ne anco­ra a lun­go. E quan­to inci­de­rà, la scuo­la, sul­la mobi­li­tà?  Le scuo­le aper­te, si sa, muo­vo­no ogni gior­no 12 milio­ni di per­so­ne, tra per­so­na­le, stu­den­ti e geni­to­ri. Come si spo­ste­ran­no, su qua­li mez­zi, in qua­li con­di­zio­ni di sicu­rez­za sani­ta­ria? E quan­ti miliar­di saran­no neces­sa­ri per met­te­re in cat­te­dra gli inse­gnan­ti il 1 set­tem­bre? Qua­li ulte­rio­ri spa­zi, oltre alle aule sco­la­sti­che, si potran­no adat­ta­re per far fron­te alla neces­si­tà di garan­ti­re il distan­zia­men­to a scuo­la? Si farà in tem­po a pre­di­spor­li in pochi mesi? For­se è il momen­to di dire che non si può pen­sa­re alla scuo­la come un mon­do a sé, la scuo­la riguar­da tut­to, dal­la con­ci­lia­zio­ne dei tem­pi di lavo­ro del­le fami­glie alla mobi­li­tà, dai cam­bia­men­ti socia­li a quel­li infra­strut­tu­ra­li, pas­san­do per l’ampliamento del­le dise­gua­glian­ze che si sta veri­fi­can­do con l’emergenza Coro­na­vi­rus. Occor­re met­te­re insie­me le cose, urgen­te­men­te, sia per la fine di que­sto anno sco­la­sti­co sia per l’avvio del pros­si­mo: acco­glia­mo posi­ti­va­men­te l’idea di una task for­ce, ma che sia nel sen­so indi­ca­to dall’appel­lo del peda­go­gi­sta Danie­le Nova­ra e che sia occa­sio­ne di ripen­sa­re e rive­de­re le trop­pe stor­tu­re che ha subi­to la scuo­la in que­sti anni. Apri­re un dibat­ti­to poli­ti­co, un con­fron­to con le par­ti in cau­sa e con i peda­go­gi­sti, con chi si occu­pa di psi­co­lo­gia evo­lu­ti­va, con chi attua le poli­ti­che sco­la­sti­che met­ten­do al cen­tro bambini/e e ragazzi/e è ormai indif­fe­ri­bi­le. Ci augu­ria­mo che il gover­no si ricor­di che i cit­ta­di­ni più gio­va­ni non sono pac­chi da apri­re e chiu­de­re né pro­pag­gi­ni degli adul­ti, e  met­ta in cam­po prov­ve­di­men­ti urgen­ti a loro tute­la, per­ché i bam­bi­ni e le bam­bi­ne han­no biso­gno di atten­zio­ne, con­sue­tu­di­ni di rela­zio­ne con adul­ti e coe­ta­nei, gio­co e scam­bio dia­lo­gi­co come stru­men­ti di for­ma­zio­ne del­la per­so­na­li­tà e cre­sci­ta degli appren­di­men­ti. Que­ste misu­re avran­no sen­so solo a fron­te di un impie­go di ingen­ti risor­se per con­sen­ti­re alla scuo­la di ripren­de­re la didat­ti­ca, quel­la vera, nel rispet­to del­le con­di­zio­ni di sicu­rez­za per adul­ti e stu­den­ti. Auspi­chia­mo quin­di che si avvii un con­fron­to aper­to, demo­cra­ti­co e costrut­ti­vo con i nomi miglio­ri (come lo stes­so Nova­ra) per ripor­ta­re la scuo­la alla sua fon­da­men­ta­le fun­zio­ne di for­ma­tri­ce di cit­ta­di­ni e cit­ta­di­ne, abban­do­nan­do defi­ni­ti­va­men­te quel­lo di scuo­la- azien­da volu­ta dal­le ulti­me riforme.

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