Sarà difficile scongiurare l’aumento delle clausole IVA, dice il presidente del Consiglio, Conte. È come se avesse appena scoperto che…
economia
Lo stanno facendo. La manina che ci spinge verso il baratro finanziario è la stessa che non ha scritto una…
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Tornare alle cose umane, dopo tante analisi fatte di statistiche, numeri e tendenze: era il primo obiettivo che mi sono posto quando ho cominciato a mettere insieme le storie di lavoro mal pagato e sfruttamento raccolte nei mesi della campagna Giusta Paga.
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L’Italia che rischia e lavora, che non si arrende e sfida i mercati internazionali.
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Quel che è certo, la campagna elettorale si consumerà su ipotesi irrealizzabili. Possiamo cambiare questa deriva? Ne abbiamo la forza o la volontà?
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Mentre qualcuno che non l’ha fatto quando era al governo pensa a tagliare l’Irpef, noi abbiamo messo nero su bianco una proposta in grado di tagliare in maniera strutturale l’imposta sul reddito a 16,4 milioni di contribuenti (circa l’80% della platea dei lavoratori dipendenti). E che, se estesa ai lavoratori autonomi, amplierebbe la propria portata ad altri 3,9 milioni di contribuenti.
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Ambiente, ecologia e innovazione devono stare all’inizio di qualsiasi riflessione, e devono essere protagonisti di ciascun ragionamento, perché è anche e soprattutto da qui che passa necessariamente la valutazione di ciascuna politica pubblica, nel segno di un’uguaglianza sostanziale che deve costruirsi anche così.
L’Italia è il paese dell’immobilità sociale, ci racconta il rapporto Censis 2016. E lo è secondo una doppia frattura, che riguarda sia le condizioni socio-economiche che la condizione anagrafica, come fotografato da dati assolutamente impressionanti.
La Legge di Bilancio, in discussione in queste ore alla Camera, è fatta di misure frammentarie, ispirate spesso alla logica…
In Commissione bilancio siamo stati gli unici a mettere in evidenza i rischi sull’introduzione degli obblighi trimestrali di comunicazione per le partite Iva. Stamattina, scopriamo che il premier in un’intervista parla di riaprire la discussione per capire cosa si può fare per combinare le esigenze degli “esercenti” e i rilievi del Mef.
Ci proporremo di tracciare l’identikit di una politica sana, una politica in grado di aggredire le sacche di inefficenza della macchina pubblica e di liberare le potenzialità inespresse del Paese, senza perdere di vista i più deboli, i precari in senso lato, ma soprattutto coloro i quali non hanno tutele perché non sono ancora stati chiamati a scegliere.
Il Ministro allo Sviluppo Economico critica il governo e suggerisce il cambio di rotta sulla politica dei bonus.
Gli osservatori economici tornano a interessarsi di noi e in particolare del referendum costituzionale. Dimenticano lo stato della nostra economia che ci sta portando a essere il mezzogiorno d’Europa.
Non c’è la minima ombra di “reddito minimo garantito”, ma si rischia di finanziare un apparato di governo della povertà, una sorta di governance privato-pubblica del “rischio esclusione sociale”, e di modellare questa misura nel senso di un Workfare, con il rischio di precipitare dalla trappola della povertà alla trappola del lavoro povero, poverissimo.
Ci sono responsabilità diverse tra i diversi ruoli che si ricoprono nella stessa azienda, si dirà, ed è giusto che ci siano differenze di retribuzione. Certamente è così ed è giusto che sia così, finché le differenze non si ampliano tanto da configurare vere e proprie ingiustizie sociali, del tutto inspiegabili anche adottando gli strumenti interpretativi della migliore tradizione liberale.
Più di un milione di persone hanno dovuto restituire il bonus, magari perché sono stati licenziati e quindi non avevano più diritto(!) e come se non bastasse, la restituzione è prevista in un’unica soluzione.
A ben guardare, c’è ben poco da festeggiare. Per il 2016, si prevede un peggioramento del saldo di bilancio in termini strutturali dello 0,7% del Pil; l’alto livello di debito pubblico e la bassa competitività, entrambi radicati nella lenta crescita della produttività, sono ritenuti ancora eccessivi e soggetti a un livello di guardia massimo, che consente alla Commissione, in qualsiasi momento, di mettere il Paese nel “braccio correttivo” con il rischio di sanzioni.
Prima che il Governo vada avanti sulla strada della confusione, sui sembra urgente informare la Commissione Europea che in Italia si profila il cattivo recepimento di una direttiva
Lunedì Possibile aveva denunciato la porcheria della nuova norma che sancisce con un automatismo sfratto, esproprio e vendita di una casa da parte della banca in caso il contraente di un mutuo salti sette rate, senza passare dal giudice. Lo abbiamo denunciato, e ci siamo presi gli insulti dei renziani. Ieri sera, la notizia – vedremo come – della marcia indietro del Governo.
L’economia globale mostra segnali di rallentamento. Nel frattempo, il governo persevera nell’attuazione di un programma fiscale ispirato ad un mero calcolo di gestione del consenso, ponendo le basi per acuire le diseguaglianze e ricavando risultati risibili sul piano della crescita economica.