economia

Al Camp di Salerno per una politica economica nel segno dell’uguaglianza

Ci pro­por­re­mo di trac­cia­re l’identikit di una poli­ti­ca sana, una poli­ti­ca in gra­do di aggre­di­re le sac­che di inef­fi­cen­za del­la mac­chi­na pub­bli­ca e di libe­ra­re le poten­zia­li­tà ine­spres­se del Pae­se, sen­za per­de­re di vista i più debo­li, i pre­ca­ri in sen­so lato, ma soprat­tut­to colo­ro i qua­li non han­no tute­le per­ché non sono anco­ra sta­ti chia­ma­ti a scegliere.

Ma quale reddito minimo? Sembra più governance delle povertà

Non c’è la mini­ma ombra di “red­di­to mini­mo garan­ti­to”, ma si rischia di finan­zia­re un appa­ra­to di gover­no del­la pover­tà, una sor­ta di gover­nan­ce pri­va­to-pub­bli­ca del “rischio esclu­sio­ne socia­le”, e di model­la­re que­sta misu­ra nel sen­so di un Work­fa­re, con il rischio di pre­ci­pi­ta­re dal­la trap­po­la del­la pover­tà alla trap­po­la del lavo­ro pove­ro, poverissimo.

Divari di reddito: la mobilitazione che arriva dalla Francia

Ci sono respon­sa­bi­li­tà diver­se tra i diver­si ruo­li che si rico­pro­no nel­la stes­sa azien­da, si dirà, ed è giu­sto che ci sia­no dif­fe­ren­ze di retri­bu­zio­ne. Cer­ta­men­te è così ed è giu­sto che sia così, fin­ché le dif­fe­ren­ze non si amplia­no tan­to da con­fi­gu­ra­re vere e pro­prie ingiu­sti­zie socia­li, del tut­to inspie­ga­bi­li anche adot­tan­do gli stru­men­ti inter­pre­ta­ti­vi del­la miglio­re tra­di­zio­ne liberale.

La cara flessibilità

A ben guar­da­re, c’è ben poco da festeg­gia­re. Per il 2016, si pre­ve­de un peg­gio­ra­men­to del sal­do di bilan­cio in ter­mi­ni strut­tu­ra­li del­lo 0,7% del Pil; l’alto livel­lo di debi­to pub­bli­co e la bas­sa com­pe­ti­ti­vi­tà, entram­bi radi­ca­ti nel­la len­ta cre­sci­ta del­la pro­dut­ti­vi­tà, sono rite­nu­ti anco­ra ecces­si­vi e sog­get­ti a un livel­lo di guar­dia mas­si­mo, che con­sen­te alla Com­mis­sio­ne, in qual­sia­si momen­to, di met­te­re il Pae­se nel “brac­cio cor­ret­ti­vo” con il rischio di sanzioni.

L’uguaglianza ai tempi della Renzinomics

L’economia glo­ba­le mostra segna­li di ral­len­ta­men­to. Nel frat­tem­po, il gover­no per­se­ve­ra nell’attuazione di un pro­gram­ma fisca­le ispi­ra­to ad un mero cal­co­lo di gestio­ne del con­sen­so, ponen­do le basi per acui­re le dise­gua­glian­ze e rica­van­do risul­ta­ti risi­bi­li sul pia­no del­la cre­sci­ta economica.

Caso espropri: prima gli insulti, poi la marcia indietro

Lune­dì Pos­si­bi­le ave­va denun­cia­to la por­che­ria del­la nuo­va nor­ma che san­ci­sce con un auto­ma­ti­smo sfrat­to, espro­prio e ven­di­ta di una casa da par­te del­la ban­ca in caso il con­traen­te di un mutuo sal­ti set­te rate, sen­za pas­sa­re dal giu­di­ce. Lo abbia­mo denun­cia­to, e ci sia­mo pre­si gli insul­ti dei ren­zia­ni. Ieri sera, la noti­zia — vedre­mo come — del­la mar­cia indie­tro del Governo.