E’ stata necessaria una pandemia per far comprendere a pieno quanto sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione, secondo il quale «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo», ma non solo, perché tutela la salute anche quale «interesse della collettività» e, di conseguenza, «garantisce cure gratuite agli indigenti».
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Poiché in questi giorni rimbalzano le metafore belliche, l’economia di guerra è proprio questa, è quella situazione in cui una fabbrica di pentole si mette a realizzare elmetti, il paragone con la nostra situazione quindi ci sta tutto.
Sono decenni che ci muoviamo in quella che ci sembrava un’emergenza, ma che in realtà era solo una campagna elettorale permanente. E adesso che è arrivata l’emergenza, quella vera, sono tante le categorie più a rischio, più in difficoltà.
La riforma lombarda andrebbe avversata con forza, riportando prima di tutto al centro del dibattito la necessità di mettere uno stop al taglio del finanziamento del settore sanitario e all’importanza di preservare la sanità pubblica, costantemente svalutata e bistrattata a favore di quella privata e dei suoi ingenti interessi
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La lettura della circolare del ministero della Salute, in merito ai criteri di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie, desta più di qualche perplessità.
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Diranno che gli stanziamenti per la sanità pubblica sono in rialzo. Diranno che si tratta di un miliardo in più…
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“È comprensibile che dai massimi esponenti del Pd arrivino proclami di grandi successi in tema di politiche sanitarie, perché è…
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Votiamo oggi in quest’aula un provvedimento di cui nel Paese si discute da mesi. Se ne discute in TV, per…
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Dalla questione infrastrutturale, passando per la legalità, fino al diritto alla salute: la due giorni di Possibile in Calabria
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Per garantire il diritto alla salute servono perlopiù risorse. Quelle stesse risorse assegnate alla sanità tarantina e tolte per ragioni che riguardano esclusivamente la politica (e i politici). Il prossimo governo ricominci da Taranto, per una questione di decenza.
Rileviamo che alle volte il bicameralismo perfetto serve, e serve per rimediare a errori, dimenticanze, omissioni (non volute, ma spesso volute) compiute dalla classe politica. Il bicameralismo perfetto, in questo caso, agisce da vera e propria assicurazione istituzionale, superiore per definizione alle manchevolezze e alle bassezze della politica e dei partiti. E pensate come avrebbe potuto (non) risolversi questa vicenda se davvero – ma così non è, come abbiamo già avuto modo di spiegare – questa riforma portasse tutte le competenze sanitarie in capo allo Stato e a una sola camera legislativa.
La tutela uniforme dei livelli essenziali delle prestazioni è un principio già sancito dalla Costituzione e per il quale lo Stato già ora può intervenire direttamente. Boschi e Lorenzin la smettano di strumentalizzare la sofferenza.
Il Governo farà gestire l’emergenza sanitaria in Campania a un uomo che ha chiesto davanti a 300 sindaci di rastrellare voti. Intollerabile poi che lo stesso Governo continui a far passare l’idea che attraverso la modifica della Costituzione si possa migliorare la sanità nelle regioni italiane. E’ combattendo pratiche come queste che si migliora la sanità, ma certamente combatterle non porterebbe voti.
Con la presentazione degli emendamenti a prima firma Rabino e Tartaglione, pensati di fatto per nominare Vincenzo De Luca commissario della sanità in Campania, il premier Renzi e il Governo hanno incassato l’ennesima brutta figura attraverso l’ennesimo tentativo di assecondare il Governatore campano.
La ministra spiega che se vince il Sì, dopo l’elegante riferimento ai malati di tumore della ministra Boschi, sarà soprattutto chi è malato di diabete a ottenere i maggiori benefici.
In base a quale norma della riforma costituzionale la ministra Boschi dice che solo se vince il Sì tutti avranno diritto agli stessi farmaci? La questione ci interessa e preoccupa perché per la tutela della salute serve particolare rispetto (come per quella della Costituzione, del resto).