“La livella un cazzo” — Salute pubblica per tutti, senza eccezioni

Sono decenni che ci muoviamo in quella che ci sembrava un'emergenza, ma che in realtà era solo una campagna elettorale permanente. E adesso che è arrivata l'emergenza, quella vera, sono tante le categorie più a rischio, più in difficoltà. 

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Sono decen­ni che ci muo­via­mo in quel­la che ci sem­bra­va un’e­mer­gen­za, ma che in real­tà era solo una cam­pa­gna elet­to­ra­le per­ma­nen­te. E ades­so che è arri­va­ta l’e­mer­gen­za, quel­la vera, sono tan­te le cate­go­rie più a rischio, più in dif­fi­col­tà

In que­ste set­ti­ma­ne, l’at­ten­zio­ne di Pos­si­bi­le è dedi­ca­ta soprat­tut­to a loro, per­ché nes­su­no deve esse­re lascia­to solo ad affron­ta­re que­sta situazione.

- Gli ope­ra­to­ri dei call cen­ter, 500.000 per­so­ne in tota­le, con deci­ne di lavo­ra­to­ri con­tem­po­ra­nea­men­te in tur­no negli open spa­ce e tur­ni­sti­che modi­fi­ca­te in manie­ra anco­ra insuf­fi­cien­te, ver­so cui ci pare indi­spen­sa­bi­le pro­ce­de­re da subi­to con l’obbligo di uti­liz­za­re la moda­li­tà del­lo smart wor­king per tut­ti gli ope­ra­to­ri con­cor­dan­do con le rap­pre­sen­tan­ze sin­da­ca­li un even­tua­le pre­si­dio in sede.

- Gli Ita­lia­ni all’e­ste­ro, stu­den­ti, lavo­ra­to­ri sta­gio­na­li, che voglio­no tor­na­re a casa e pos­so­no far­lo in sicu­rez­za, o che addi­rit­tu­ra sono costret­ti a far­lo per­ché rischia­no di per­de­re l’al­log­gio. Cui il Gover­no deve garan­ti­re il ritor­no a casa attra­ver­so cana­li sicu­re o — nel caso in cui non pos­sa­no spo­star­si — una siste­ma­zio­ne, nel pie­no rispet­to del­la sicu­rez­za e degli stan­dard sanitari.

- I sen­za­tet­to, che con­ti­nua­no a esse­re denun­cia­ti per­ché non ce l’han­no, una casa dove resta­re, e a cui abbia­mo dedi­ca­to una mozio­ne che met­tia­mo a dispo­si­zio­ne di tut­ti i Con­si­gli Comu­na­li, per­ché sia loro garan­ti­ta una siste­ma­zio­ne deco­ro­sa e sicura.

- Le vit­ti­me di vio­len­za dome­sti­ca, per cui la qua­ran­te­na rischia di diven­ta­re un incubo.

- Le fami­glie, i lavo­ra­to­ri e le lavo­ra­tri­ci sen­za tute­le, auto­no­mi, ope­rai, le per­so­ne in car­ce­re e i migran­ti nei CPR, come abbia­mo soste­nu­to in que­sti gior­ni.

Se la sal­va­guar­dia del­la salu­te è un dirit­to pre­mi­nen­te e supe­rio­re rispet­to all’interesse del­la pro­du­zio­ne, è arri­va­to final­men­te il momen­to di risco­pri­re l’arti­co­lo 41 del­la Costi­tu­zio­ne, secon­do cui l’ini­zia­ti­va eco­no­mi­ca pri­va­ta è libe­ra, ma non può svol­ger­si in con­tra­sto con l’utilità socia­le o in modo da reca­re dan­no alla sicu­rez­za, alla liber­tà, alla digni­tà umana.

Il siste­ma pro­dut­ti­vo, sal­vo rare ecce­zio­ni dav­ve­ro essen­zia­li, dove­va esse­re fer­ma­to. E inve­ce, c’è chi è costret­to a lavo­ra­re come se nul­la fos­se, nel­le stes­se con­di­zio­ni di sem­pre. Chi potreb­be lavo­ra­re da casa ma inve­ce è sta­to mes­so for­za­ta­men­te in ferie da diri­gen­ti mol­to smart, ma solo con se stes­si. Chi, in gene­ra­le, sof­fre per le disu­gua­glian­ze che non fan­no altro che cre­sce­re, al tem­po del coronavirus.

Per­so­ne che han­no pau­ra di denun­ciar­le, que­ste cose, per­ché han­no pau­ra di per­der­lo, il posto di lavoro.

Lo riba­dia­mo anco­ra: TUTTE E TUTTI DEVONO ESSERE MESSI IN CONDIZIONE DI SUPERARE QUESTA EMERGENZA

E se in que­sti gior­ni stia­mo applau­den­do dal bal­co­ne il lavo­ro straor­di­na­rio di chi sta sal­van­do vite e lot­tan­do con­tro la pan­de­mia del #covid19, nel pros­si­mo wee­kend voglia­mo soste­ne­re il valo­re inso­sti­tui­bi­le e uni­ver­sa­le del­la sani­tà pubblica.

Un dirit­to costi­tu­zio­na­le che, mai come in que­sta emer­gen­za, appa­re a tut­ti gli effet­ti fondamentale.

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