diritti

Violenza sulle donne: un silenzio da condannare ogni giorno

In un pae­se dove la poli­ti­ca non sa deci­de­re, arri­va spes­so pri­ma la magi­stra­tu­ra. Ma in un Pae­se dove anche la giu­sti­zia non sta poi tan­to bene, ecco che arri­va la giu­sti­zia euro­pea. La Cor­te Euro­pea dei dirit­ti uma­ni ha infat­ti con­dan­na­to l’I­ta­lia per non aver rea­gi­to con suf­fi­cien­te rapi­di­tà per pro­teg­ge­re una don­na e suo figlio dal­la vio­len­za del mari­to, che ha por­ta­to alla mor­te del ragaz­zo e al ten­ta­to omi­ci­dio del­la moglie.

Legge 194: non servono soluzioni di emergenza ma un quadro legislativo chiaro

Esat­ta­men­te un anno fa Pos­si­bi­le ha depo­si­ta­to alla Came­ra, nel disin­te­res­se gene­ra­le, una pro­po­sta di leg­ge per la cor­ret­ta appli­ca­zio­ne del­la leg­ge 194 e per far fron­te all’obiezione di coscien­za che ormai sfio­ra per­cen­tua­li medie del 70% tra per­so­na­le medi­co e para­me­di­co in tut­ta Ita­lia. Per­ché pur­trop­po, mal­gra­do ini­zia­ti­ve meri­to­rie come quel­la del­la Regio­ne Lazio, il pro­ble­ma è poli­ti­co e va arti­co­la­to cor­ret­ta­men­te per legge.

Stessi diritti significa matrimonio egualitario

«Brea­king news: stes­si dirit­ti signi­fi­ca Matri­mo­nio Egua­li­ta­rio, non unio­ni civi­li che esclu­do­no le Fami­glie Arco­ba­le­no». Que­sto sareb­be l’sms che Pos­si­bi­le potreb­be invia­re in rispo­sta al Sot­to­se­gre­ta­rio Scal­fa­rot­to che rispon­de a Croz­za e al suo inter­ro­ga­ti­vo “Cosa rima­ne del Gover­no Renzi?”.

Per i diritti di tutti c’è ancora molto da fare

Sia per il matri­mo­nio egua­li­ta­rio che per la ste­p­child, ma più in gene­ra­le per l’omogenitorialità e l’adozione per tut­ti, ci sono ulte­rio­ri pas­si in avan­ti da fare. Ai poli­ti­ci che ver­ran­no è desti­na­to affron­ta­re, e risol­ve­re, il nodo del­la pie­na ugua­glian­za dei cit­ta­di­ni esten­den­do il matri­mo­nio anche alle cop­pie di per­so­ne del­lo stes­so ses­so e ridi­se­gnan­do la leg­ge per le adozioni.

L’Ispettore di sodio nel mare del lavoro nero

Dia­mo uno sguar­do ai nume­ri del nuo­vo Ispet­to­ra­to Nazio­na­le del Lavo­ro, la pian­ta orga­ni­ca del nuo­vo Ispet­to­ra­to, è pari a 6046 uni­tà, com­pre­si i livel­li diri­gen­zia­li. Abbia­mo ten­ta­to una veri­fi­ca di que­sto numero
sti­man­do il nume­ro effet­ti­vo degli ope­ra­ti­vi che effet­tua­no le veri­fi­che pres­so i luo­ghi di lavo­ro. Sareb­be­ro 4880. Sono sufficienti?

Uguaglianza vuol dire stessi diritti

E’ il momen­to di col­ma­re il ritar­do ingiu­sti­fi­ca­bi­le del dibat­ti­to sui temi e le riven­di­ca­zio­ni del­la comu­ni­tà LGBT, e di bat­ter­si per la liber­tà e l’autodeterminazione, per i dirit­ti di tut­ti e il con­tra­sto ad ogni for­ma di discri­mi­na­zio­ne. Sia­mo pron­ti a far­lo: scri­via­mo insie­me una pagi­na nuo­va sui temi LGBT e fac­cia­mo­lo tut­ti assieme.

Carceri di Alessandria: dal sopralluogo alla mobilitazione per i diritti di tutti

Miglio­ra­re la qua­li­tà del lavo­ro degli ope­ra­to­ri per miglio­ra­re la qua­li­tà del­la vita del­le per­so­ne pri­va­te del­la liber­tà per­so­na­le. Per­ché il car­ce­re diven­ti occa­sio­ne di vera e pos­si­bi­le riso­cia­liz­za­zio­ne, di recu­pe­ro del­la digni­tà attra­ver­so lo stu­dio e il lavo­ro. Per­ché il car­ce­re ces­si di esse­re una disca­ri­ca socia­le per gli ulti­mi e i disgra­zia­ti, un incu­ba­to­io di nuo­va cri­mi­na­li­tà e di reci­di­va, un buco nero nel­la comu­ni­tà dei cit­ta­di­ni e del­le persone.

Scuola: le prove equipollenti sono un enorme salto indietro nel tempo

Set­tan­ta­mi­la stu­den­ti diver­sa­men­te abi­li che fre­quen­ta­no le nostre Scuo­le Secon­da­rie di Pri­mo Gra­do rischia­no di usci­re dal­la scuo­la sen­za il diplo­ma di “licen­za media”, que­sto per­ché il decre­to appro­va­to dal gover­no dice che “agli alun­ni con disa­bi­li­tà per i qua­li sono pre­di­spo­ste dal­la sot­to­com­mis­sio­ne pro­ve non equi­pol­len­ti a quel­le ordi­na­rie, vie­ne rila­scia­to un atte­sta­to di cre­di­to formativo”.

Giulio Regeni, il fango, i dittatori e il coraggio che manca

E’ pas­sa­to un anno, un anno in cui il cada­ve­re di Rege­ni è sta­to rico­per­to di fan­go. Anco­ra. Eppu­re den­tro que­sta sto­ria san­gui­na anche la timi­dez­za com­pia­cen­te di chi con­ti­nua a deman­da­re alla magi­stra­tu­ra un ruo­lo che è soprat­tut­to poli­ti­co: l’ac­cet­ta­zio­ne silen­te di regi­mi dit­ta­to­ria­li di bastar­di sen­za glo­ria che ban­chet­ta­no sui dirit­ti del mon­do in cam­bio di buo­ne com­mes­se com­mer­cia­li è una respon­sa­bi­li­tà anche del­l’I­ta­lia e dell’Europa.