“Stop immediato alla vendita delle bombe italiane, usate nella nella guerra in Yemen dai sauditi, e un impegno concreto per far cessare…
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“Stop immediato alla vendita delle bombe italiane, usate nella nella guerra in Yemen dai sauditi, e un impegno concreto per far cessare…
“L’immane tragedia dello Yemen prosegue da anni nella totale disattenzione del mondo occidentale: la terribile fotografia della piccola Amal ha risvegliato…
Il sottosegretario Amendola conferma che l’Italia continuerà ad esportare armi verso l’Arabia Saudita, chiudendo entrambi gli occhi sulle stragi di civili
Lo Yemen rientra nella lista dei paesi colpiti dal provvedimento di Trump, ma i cittadini dello Yemen sono prima di tutto vittime della campagna di bombardamenti condotta dall’Arabia Saudita, condotta – è forte il sospetto – anche con armi provenienti dall’Italia. Un cortocircuito di relazioni pericolose globale e ipocrita.
Il Ministero degli Esteri ha autorizzato l’esportazione di numerosi carichi di armi verso l’Arabia Saudita, che da oltre un anno e mezzo bombarda indiscriminatamente lo Yemen. Gentiloni faccia chiarezza, prima di chiedere fiducia.
Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ammette candidamente che nel 2015 sono state rilasciate autorizzazioni all’esportazione di armi dall’Italia all’Arabia Saudita (cosa che tra l’altro sapevamo già). L’export, dicono i dati, è avvenuto sia nel 2015 che nel 2016, periodo in cui l’Arabia Saudita bombardava indiscriminatamente lo Yemen. L’export, di conseguenza, è avvenuto nonostante la legge 185/1990 vieti “l’esportazione ed il transito di materiali di armamento […] verso i Paesi in stato di conflitto armato”.
Un servizio de “Le Iene” andato in onda ieri apre a nuovi e ancor più inquietanti scenari. Le responsabilità del governo italiano nel conflitto yemenita non possono più essere ignorate.
La legge 185/1990 vieta l’esportazione di armi verso paesi in conflitto: forse il governo non è al corrente dei bombardamenti con cui da mesi l’Arabia Saudita colpisce lo Yemen?
Le nostre domande sono ancora tutte lì. A renderle ancor più urgenti è arrivata forte l’attenzione di alcuni media, in particolare di quelli che da sempre prestano particolare interesse alle “relazioni pericolose” che coltiva il nostro Paese.
Sono armi italiane quelle che stanno ammazzando civili in Yemen? A seguito della visita della Ministra Pinotti al governo saudita, avvenuta nei primi giorni di ottobre, torniamo a chiedere chiarezza con ancor più forza.
Vogliamo chiarezza, le querele non ci spaventano. Ci spaventa il mistero che avvolge la vicenda e ci spaventano le responsabilità italiane sulle morti di civili yemeniti sotto i bombardamenti. Questo sì, ci spaventa.
Possibile pretende chiarezza e chiamiamo la ministra della difesa a rispondere al Parlamento italiano con un’interrogazione urgente. Chiarisca le ragioni della propria visita al governo saudita e spieghi ai cittadini italiani per quali ragioni si è resa necessaria la partecipazione del segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, Carlo Magrassi, quali sono stati gli esiti dell’incontro bilaterale e se è da ritenersi fondata la notizia di trattative che prevedano l’invio di armamenti dall’Italia all’Arabia Saudita.
Si rischia di fare la figura degli ipocriti, se alla condanna morale non segue l’azione (politica, in questo caso), e la famosa morale viene sacrificata in nome della ragion di Stato e della politica di potenza.
Come ricorda Altreconomia, si celebra oggi un anno dalle prime bombe sganciate dall’Arabia Saudita sullo Yemen. Bombe che hanno causato e continuano a causare morti e distruzioni in un conflitto che la cronaca – perlomeno quella nostrana – ha di fatto dimenticato, nonostante le responsabilità italiane e del governo italiano. Un conflitto condotto senza alcun mandato internazionale.
A differenza del nostro Paese e del nostro Governo, il Parlamento europeo non resta a guardare una delle più gravi crisi umanitarie odierne. Le bombe dell’Arabia Saudita, che hanno colpito e stanno colpendo città e villaggi in Yemen, hanno già causato almeno 20.000 morti, rendendo inaccessibili i servizi essenziali ad oltre l’80% della popolazione.