QUADERNI
C’è un dibattito in corso sullo zucchero, e noi non ne sappiamo niente. Se ne parla negli Stati Uniti, se ne parla nel Regno Unito, addirittura in Messico. Ne parlano i più rinomati chef. Il Parlamento Europeo discute di zucchero, e vota. O, più precisamente, discute del consumo di zucchero, individuato dall’Organizzazione mondiale della sanità tra le cause dell’obesità infantile, un fenomeno in preoccupante crescita, per contrastare il quale l’OMS richiede misure che incentivino il consumo di alimenti sani, anche attraverso una «reale tassazione delle bevande zuccherate».
Abbiamo assistito all’ennesimo spot comunicativo del premier Renzi, quando ha annunciato il Masterplan per il sud, con tanto di tempistica fasulla, all’indomani del grido di allarme di Roberto Saviano, seguito da una mobilitazione dei gruppi dirigenti meridionali, per portare all’attenzione dei media nazionali la nuova questione meridionale.
Come annunciato, gli iscritti di Possibile sono convocati sulla piattaforma online per esprimere il loro voto sulle variazioni inserite nello Statuto dopo le raccomandazioni della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici.
L’idea dell’Europa delle due velocità improvvisamente tirata fuori dal governo e in particolar dal ministro Gentiloni è il tentativo di agganciare una narrazione abdicando al ruolo fondamentale e storico di questo paese di costruire strategie per l’Europa. Peccato che questa narrazione sia tossica per noi.
Domenica 31 gennaio alle ore 12.00 scade il termine per partecipare al Congresso di Possibile e votare il Segretario e i comitati, organizzativo e scientifico.
Il partito non si lascia, o forse sì: basterebbe un po’ di sincerità, verso se stessi, verso gli elettori, che magari lo hanno lasciato già.
Abbiamo presentato, alla Camera, una risoluzione che impegna il Governo a modificare il “Regolamento degli Standard Ospedalieri” per inserivi i programmi di Cure Palliative in tutte le Regioni.
Purtroppo i media nazionali non sembrano curarsi di questioni come queste e tendono a non parlarne, quasi si trattasse di temi minori, da leggere solo come colpi di teatro e non come elementi centrali della vita della nostra comunità.
Ci risiamo, di nuovo una promessa. Questa volta, però, il Ministro Orlando promette solo il “superamento” del reato di immigrazione clandestina, forse perché la promessa di “abrogarlo” era finita male, anzi malissimo.
Il Presidente del Consiglio è riuscito a mettere in ridicolo il Governo e in difficoltà il Paese in un colpo solo. Ora andrà dalla Merkel e millanterà qualche grandioso accordo, che la Germania non ci ha mai concesso, non fosse altro perché continua invece a considerarci un concorrente, che ha interesse piuttosto a contenere.
Nell’interrogazione che abbiamo presentato, a prima firma Beatrice Brignone, si legge che «il montepremi a parità di percorso e di costo d’iscrizione nella stessa disciplina e con la medesima difficoltà è differenziato per l’importo premiale tra competizione maschile e femminile; infatti, il primo premio destinato agli uomini è di euro mille mentre per le donne è di euro quattrocento, per chi si aggiudica il secondo posto agli uomini, è destinato un premio pari a euro seicento e alle donne di euro trecento, e così via».
Il caso era esploso sin da subito: il famigerato bonus da 500 euro per i neomaggiorenni configurava una vera e propria “discriminazione di Stato”, essendo destinato solamente alle ragazze e ai ragazzi aventi cittadinanza italiana o di Paesi membri dell’Unione Europea, e non a coloro che, pur vivendo nel nostro Paese, non hanno ancora la cittadinanza.
I Comitati lombardi di Possibile dichiarano il proprio disappunto per l’uso strumentale e pretenzioso del simbolo e della sede della Regione, e chiedono il ritiro del gonfalone di Regione Lombardia dalla manifestazione di Roma e lo spegnimento della scritta “Family Day” sulla facciata del Palazzo della Regione Lombardia.
Non vogliamo che arrivino altri migranti che scappano dalla fame e dalla guerra. Che muoiano a casa loro. O che muoiano in Turchia. O che muoiano nel Mediterraneo. Ma prima o poi la storia ci metterà di fronte alle nostre responsabilità.