Ci sono tutte le ragioni per dire no agli accordi con la Libia. Ma il Parlamento vota sì
I centri libici non sono di “accoglienza”, ma di “detenzione”. Quando non ci può essere dialogo, sono i patti, e non i porti, a doversi chiudere.
I centri libici non sono di “accoglienza”, ma di “detenzione”. Quando non ci può essere dialogo, sono i patti, e non i porti, a doversi chiudere.
82,4 milioni. Nonostante la pandemia, nonostante le limitazioni agli spostamenti attuate in numerosi paesi, il 2020 fa segnare un nuovo record al numero di persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa di persecuzioni, violazioni dei diritti umani ed eventi che hanno pregiudicato gravemente l’ordine pubblico.
Se in alcuni paesi le conseguenze sono già apprezzabili, in altri no, ma ancora per poco. Se le cause dell’emergenza climatica hanno chiare responsabilità, le sue conseguenze non risparmieranno nessuno. Certo, i primi a essere colpiti sono curiosamente i meno responsabili e coloro che hanno meno risorse per tamponare ma, subito dopo, toccherà anche a noi. E a quel punto non ci saranno altri pianeti sui quali rifugiarsi.
Il dato del Friuli Venezia Giulia — una delle tappe per chi percorre i Balcani e si dirige verso il centro Europa — dice che «il 75% delle persone scomparse è minorenne, contro una media nazionale del 50%»
Un nuovo patto che nei fatti non cambierebbe nulla, se non andando a rafforzare un percorso che conosciamo bene, e che ogni giorno ci allontana sempre di più dalla fine della tragedia umanitaria che da anni si consuma ai nostri confini.
Era il 21 aprile 2017 quando con una imponente cerimonia l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti a Gaeta celebrava la chiusura del primo corso di formazione, tenuto dagli uomini della Guardia di Finanza presso la locale Scuola Nautica, degli equipaggi libici. In quell’occasione venivano consegnate due motovedette dismesse dalla nostra marina Militare e ne venivano promesse …
Era il primo giugno dello scorso anno, quando il decreto interministeriale Interno, Economia, Lavoro e Politiche agricole dava il via alle domande di regolarizzazione dei rapporti di lavoro con cittadini stranieri in tre settori: agricoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico. Erano stati previsti due binari, l’attivazione del datore di lavoro tramite lo Sportello unico …
Sotto l’aspetto giuridico, la “riscrittura” dei cd. decreti sicurezza che esce dal Consiglio dei Ministri del 5 ottobre 2020 è una delusione. L’impianto rimane lo stesso, e questo è il dato di partenza. Viene allargata la cd. protezione speciale, che rimane tale, e questo è bene, ma non viene ripristinata la protezione umanitaria eliminata dai …
Era abolire, non abbellire (quei decreti) Leggi altro »
Ora viene da chiedersi quanto a lungo il governo Conte bis — guidato, oltre che dal M5S, da PD e LEU — avrebbe ancora atteso prima di eliminare una palese discriminazione. E quanto attenderà ancora prima di intervenire sui decreti sicurezza (abolendoli, auspichiamo), mentre in ragione di questi alcune persone continuano a subire discriminazioni. Dobbiamo attendere la Corte costituzionale anche per il resto?
Sembra essersi ormai cristallizzato qualcosa di simile a un protocollo. Un protocollo, a dirla tutta, al quale ci siamo ormai più o meno abituati dal momento in cui si è insediato il governo Conte. Il primo governo Conte, per la precisione. Anche a quei tempi, infatti, la larghissima parte delle operazioni di “blocco” degli sbarchi dalle Ong si risolveva così: giorni in mare, situazioni critiche a bordo, situazioni sempre più tese finché, anche allora, le persone venivano fatte sbarcare.