Lavoro

Quel problema chiamato realtà

Se cer­ca­te inter­lo­cu­to­ri, ripar­ti­te dal­la real­tà, dagli stru­men­ti per cam­biar­la, dagli obiet­ti­vi che dia­no sen­so alla poli­ti­ca e digni­tà alle per­so­ne. Sen­za timi­dez­ze. Per­ché il mon­do così non fun­zio­na: si pre­pa­ra solo alla sosti­tu­zio­ne dei lavo­ra­to­ri con robot e androi­di. Che non van­no paga­ti, cer­to, ma non con­su­ma­no. E for­se è il caso di ini­zia­re a pen­sar­ci, rispol­ve­ran­do anti­che let­tu­re e indi­vi­duan­do solu­zio­ni inedite.

Qui Sì lavora, ma ne vale la pena

Un’altra cam­pa­gna refe­ren­da­ria. Un altro tour lun­go lo sti­va­le. Per­ché voglia­mo esse­re gli uni­ci a lavo­ra­re set­te gior­ni su set­te e sen­za ora­ri. Per­ché gli uni­ci straor­di­na­ri non paga­ti che accet­tia­mo sono i nostri straor­di­na­ri atti­vi­sti. Per­ché l’unico inde­ter­mi­na­to che vor­rem­mo veder spa­ri­re è il pro­gram­ma di chi vuol fare la sini­stra sen­za mai dire …

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Frena la corsa dei Voucher? Tutto frutto del ricalcolo

Come giu­sti­fi­ca­re la pre­sun­ta fre­na­ta del­la ven­di­ta dei buo­ni lavo­ro negli ulti­mi due mesi del­l’an­no? Effet­to del­le novi­tà intro­dot­te con il decre­to cor­ret­ti­vo del Jobs Act che pre­ve­de la noti­fi­ca SMS 6o minu­ti pri­ma del­l’av­vio dei lavo­ri? No. Frut­to di un rical­co­lo. Tut­to qui. Lo scri­ve l’INPS in aper­tu­ra del­l’ul­ti­mo report del­l’Os­ser­va­to­rio sul Pre­ca­ria­to: A partire …

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Chi ha paura del referendum sui voucher?

  Il gover­no Gen­ti­lo­ni met­te mano ai vou­cher. Si par­la di “quo­te” per ogni azien­da e di cir­co­scri­ve­re i set­to­ri dove è pos­si­bi­le uti­liz­zar­li. Il mini­stro Polet­ti sostie­ne che non si trat­ta di una misu­ra di maquil­la­ge per aggi­ra­re il refe­ren­dum, però è quan­to­me­no curio­sa la coin­ci­den­za tem­po­ra­le tra l’annuncio di que­sto prov­ve­di­men­to e il …

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Mettiamoci al lavoro #nelmerito sul lavoro (con o senza referendum)

Pos­si­bi­le — a par­ti­re dal suo Comi­ta­to scien­ti­fi­co — è pron­to a lan­cia­re un focus di appro­fon­di­men­to, comu­ni­ca­zio­ne e mobi­li­ta­zio­ne sul­la que­stio­ne, fin da ora, accom­pa­gnan­do con pre­ci­se infor­ma­zio­ni, denun­ce pun­tua­li e, come si suol dire, gli oppor­tu­ni chia­ri­men­ti la cam­pa­gna refe­ren­da­ria e, in ogni caso, politica.

Chiedere scusa ai giovani, l’impresa impossibile

La paro­la che la mia gene­ra­zio­ne, quel­la nata a caval­lo fra gli anni ’80 e i pri­mi ’90, si aspet­ta è “scu­sa”. Una paro­la sem­pli­ce: “scu­sa”, per­ché sia­mo e sie­te la pri­ma gene­ra­zio­ne, dopo quel­la dei vostri non­ni, che è costret­ta a emi­gra­re in mas­sa, anche se ha stu­dia­to e si è laureata.