Nuove frontiere del precariato: il licenziamento a mezzo PEC

Uno spaccato reale, di vita vera e vissuta, del nostro paese: quali misure, quali strumenti, per le persone espulse dal mondo del lavoro?

Lo scrit­to che vi accin­ge­te a leg­ge­re rap­pre­sen­ta uno spac­ca­to rea­le di que­sto Pae­se: recen­te­men­te sono sta­to licen­zia­to a mez­zo PEC. Fino al gior­no pri­ma mi sono reca­to rego­lar­men­te a lavo­ro sen­za alcun problema.

Ci tro­via­mo nel­la Locri­de, dove i ser­vi­zi essen­zia­li sono un mirag­gio, figu­ria­mo­ci le infra­strut­tu­re. Di lavo­ro non ne par­lia­mo. Non sono mai sta­to uno che si pian­ge addos­so, nel­la mia vita non ho mai cer­ca­to di lavo­ra­re, ben­sì di intra­pren­de­re. E l’ho fat­to sem­pre bene. L’unico erro­re che ho com­mes­so è sta­to di aver­lo fat­to assie­me ad altri pen­san­do che gli altri aves­se­ro la mia stes­sa visione.

La pri­ma vol­ta ho deci­so di usci­re dal­la socie­tà che ave­vo fon­da­to per­ché non mi ritro­va­vo più nel­le scel­te che gli altri ave­va­no deci­so di fare. A distan­za di tem­po ho avu­to ragio­ne: oltre che per­de­re dena­ro han­no cor­so gros­si rischi.

Dopo un perio­do pas­sa­to a lavo­ra­re per con­to di altre per­so­ne, ho cono­sciu­to l’impresa che ha deci­so di lasciar­mi a casa, tra Nata­le e Capodanno.

Lascian­do sta­re i bana­li moti­vi per cui l’impresa, di cui ero anche socio, ha pre­so la deci­sio­ne di man­dar­mi a casa, vi descri­vo la mia attua­le situa­zio­ne: mia moglie è pre­ca­ria, con un livel­lo mol­to più bas­so di tute­le rispet­to gli LSU-LPU cala­bre­si, così come a livel­lo di sti­pen­dio. Abbia­mo due bam­bi­ni pic­co­li.

Oggi mi tro­vo sen­za un lavo­ro, in atte­sa di per­ce­pi­re la NASPI (la vec­chia disoc­cu­pa­zio­ne), l’unico prov­ve­di­men­to pre­vi­sto per le per­so­ne nel­le mie stes­se con­di­zio­ni e con un gran­de dilem­ma: che fare?

Mi tor­na­no in men­te i pas­si che ho fat­to quan­do ero più o meno nel­la stes­sa situa­zio­ne: nel 2009 ho fat­to la doman­da per par­te­ci­pa­re ad un con­cor­so pub­bli­co, ho fat­to la pro­va scrit­ta un mese pri­ma del­le ele­zio­ni regio­na­li del 2010 e per 5 anni non ho sapu­to più nul­la. Nel 2015 ven­go con­vo­ca­to per esse­re infor­ma­to che a bre­ve sarei sta­to chia­ma­to a fare la pro­va ora­le, ma sono pas­sa­ti qua­si due anni e non se ne fa nul­la. Ho per­so le speranze!

A mar­zo 2016 fac­cio la doman­da per un’altra sele­zio­ne sem­pre in un ente regio­na­le, e dopo cir­ca 10 mesi ven­go esclu­so per­ché non avrei i requi­si­ti pre­vi­sti dal ban­do, men­tre sco­pro dal­le testa­te onli­ne cala­bre­si che gra­zie a tale ban­do lavo­ra­no i figli e i paren­ti di poli­ti­ci e fun­zio­na­ri regio­na­li, gen­te che ha già un lavo­ro o che per­ce­pi­sce la pen­sio­ne da diret­to­re di ban­ca. Io non mi sco­rag­gio e fac­cio ricor­so, ma ho poche speranze.

L’unica cosa che mi rima­ne è quel­lo che so fare meglio: intra­pren­de­re, anche se sarà una bat­ta­glia dura. Pos­so intra­pren­de­re un nuo­vo viag­gio, inve­sten­do per altri tre anni sapen­do che:

  • La buro­cra­zia ti taglia le gam­be, ma se non sei in rego­la non puoi fare nulla.
  • L’acces­so al cre­di­to è pra­ti­ca­men­te inaccessibile.
  • Leg­gen­do i gior­na­li sen­to par­la­re di prov­ve­di­men­ti per i gio­va­ni: i ban­di sono rivol­ti ai gio­va­ni. Ma chi ha la mia età, qua­ran­ta e più anni, qua­le aiu­to può ave­re? Qua­li sono le age­vo­la­zio­ni e gli incen­ti­vi previsti?

Di cosa c’è biso­gno, in situa­zio­ni come que­ste? Basta la sola volon­tà, il rischio cal­co­la­to, l’attesa? Una rispo­sta c’è: ado­pe­ria­mo­ci con for­za, con pro­po­ste desti­na­te a lavo­ra­to­ri e pic­co­li impren­di­to­ri nel­le mie stes­se con­di­zio­ni, che sono tan­tis­si­mi. Lo fac­cia ora, tra­sci­nan­do le altre for­ze socia­li e poli­ti­che a for­me di ela­bo­ra­zio­ne di for­me di tute­le indi­spen­sa­bi­li, rapi­de ed effi­ca­ci.

Pao­lo Guar­nac­cia, Comi­ta­to Costa dei Gelsomini

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Nature Restoration Law: stavolta ha vinto la Terra!

È un momen­to sto­ri­co: oggi l’Europa ren­de leg­ge il ripri­sti­no del­la natu­ra, e defi­ni­sce la dire­zio­ne che il nostro con­ti­nen­te segui­rà per ridar­le spa­zio. La que­stio­ne non è edo­ni­sti­ca, e nem­me­no intel­let­tua­le: si trat­ta di per­met­te­re che gli eco­si­ste­mi, come i fiu­mi o le zone umi­de, ter­re col­ti­va­te e fore­ste, tor­ni­no gra­dual­men­te in una con­di­zio­ne di equi­li­brio per con­ti­nua­re a tra­sfor­ma­re la mate­ria, per ren­de­re, cioè, la bio­sfe­ra vivi­bi­le anche per noi.

Firenze, una cosa è certa: non si è trattato di un errore umano

Nel­l’at­te­sa di rice­ve­re noti­zie chia­re e cir­co­stan­zia­te sul­la dina­mi­ca di quan­to avve­nu­to in via Mari­ti a Firen­ze, una cosa si deve dire: non si è trat­ta­to di un erro­re umano.

E que­sto, nono­stan­te le insi­nua­zio­ni dei tito­li dei gior­na­li, arri­va­te appe­na pas­sa­to lo shock ini­zia­le, è neces­sa­rio dir­lo con chiarezza.