Stefano Catone

Laureato in Relazioni Internazionali, nel 2006 ha aperto il suo primo blog personale. Autore e curatore di Nessun Paese è un'isola (2016) e Expo della dignità (2015). Ama il calcio, soprattutto quello giocato, meglio se sui campi polverosi di provincia.

Quando i rifugiati eravamo noi — #GreenSchool

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Rileggendo gli atti del­la discus­sio­ne avve­nu­ta duran­te la Costi­tuen­te riguar­do l’articolo 10, si sco­pro­no del­le cose inte­res­san­ti. Ser­gio Bon­tem­pel­li ricor­da spes­so che duran­te quel­la discus­sio­ne esi­ste­va già una divi­sio­ne tra “noi” e “loro”. In quel caso, però, “noi” era­va­mo i rifu­gia­ti.  Venen­do ai gior­ni nostri, nel­la tri­ste clas­si­fi­ca degli sfol­la­ti inter­ni, c’è un dato particolarmente …

Quan­do i rifu­gia­ti era­va­mo noi — #Green­School Leg­gi altro »

Libia: la tragedia umanitaria che continuiamo a nascondere

«La Libia non è un por­to sicu­ro», quin­di è neces­sa­rio «ogni sfor­zo per­ché ven­ga evi­ta­to che le per­so­ne sal­va­te nel Medi­ter­ra­neo sia­no fat­te sbar­ca­re in Libia». A dir­lo, que­sta vol­ta, sono le Nazio­ni Uni­te, attra­ver­so la fir­ma con­giun­ta di Unh­cr (Alto com­mis­sa­ria­to per i rifu­gia­ti) e Iom (Orga­niz­za­zio­ne inter­na­zio­na­le per le migrazioni).

Il nazionalismo degli stupidi

Solo trent’anni fa festeg­gia­va­mo la cadu­ta del Muro di Ber­li­no e, pochi anni dopo, la pro­gres­si­va cadu­ta del­le fron­tie­re inter­ne all’Ue. A qual­cu­no tut­to ciò non va bene ed è incre­di­bi­le che tro­vi le sue miglio­ri spon­de nei nazio­na­li­sti dei pae­si euro­pei, pron­ti a sven­der­si e a sven­de­re noi stes­si per il loro pote­re per­so­na­le. E pron­ti a espor­ci ai rischi che il nazio­na­li­smo por­ta con sé e che ine­vi­ta­bil­men­te esplo­do­no in manie­ra vio­len­ta: non da un gior­no all’altro, però. Il segre­to è che alla vio­len­za ci si deve abituare.

Decreto sicurezza bis: vietato soccorrere

Dopo la cam­pa­gna Twit­ter di “chiu­su­ra dei por­ti”, sia­mo a un pun­to di svol­ta: il Con­si­glio dei Mini­stri — e, nel caso, il Par­la­men­to — si assu­me­ran­no la respon­sa­bi­li­tà di un prov­ve­di­men­to chia­ra­men­te in con­tra­sto con le nor­me inter­na­zio­na­li che disci­pli­na­no il soc­cor­so in mare e, il mini­ste­ro dell’Interno, quel­la del­la noti­fi­ca del divie­to. Non più tweet, ma note.

HUB Mattei: la ristrutturazione dei diritti

«I pull­man dovreb­be­ro arri­va­re que­sto pome­rig­gio e noi sia­mo qui ad aspet­tar­li. Ieri il vica­rio del pre­fet­to ha comu­ni­ca­to che la deci­sio­ne arri­va dal­l’al­to e che quin­di è immo­di­fi­ca­bi­le». A rac­con­tar­mi quel che sta suc­ce­den­do fuo­ri dal cosid­det­to “Hub Mat­tei” di Bolo­gna  è Fran­ce­sca Zalambani

Gli insegnanti non sono criminali

La Com­mis­sio­ne Lavo­ri Pub­bli­ci e Ambien­te del Sena­to ha appro­va­to un emen­da­men­to bipar­ti­san al decre­to Sbloc­ca Can­tie­ri a fir­ma di Lega, M5s, Pd e For­za Ita­lia che pre­ve­de l’installazione del­le tele­ca­me­re in tut­te le aule del­le scuo­le di infan­zia sta­ta­li e pari­ta­rie e nel­le case di cura.

Il futuro è verde

Il futu­ro è ver­de oppu­re, banal­men­te, non sarà. L’e­mer­gen­za cli­ma­ti­ca è la que­stio­ne del­le que­stio­ni, che con­tie­ne tut­te le altre e dal­la qua­le tut­te le altre dipen­do­no, a par­ti­re dal­la nostra lot­ta per l’u­gua­glian­za. Una que­stio­ne attor­no alla qua­le poter costrui­re — cosa che sta già avve­nen­do, a dir la veri­tà — pro­gram­mi coe­ren­ti di gover­no, paro­le e discor­si nuo­vi, prio­ri­tà chia­re e riconoscibili.

Genova: un’amministrazione che discrimina le famiglie altrui

Qua­le “straor­di­na­ria urgen­za”  abbia spin­to l’Amministrazione Comu­na­le Geno­ve­se, tra tut­te le pro­ble­ma­ti­che ed emer­gen­ze che si tro­va ad affron­ta­re la cit­tà e il suo ter­ri­to­rio – gestio­ne dei rifiu­ti, tra­spor­to pub­bli­co, qua­li­tà dell’aria, qua­li­tà del­la vita, manu­ten­zio­ne urba­na, lavo­ro, com­mer­cio, ecc.- per appro­va­re nel con­si­glio comu­na­le del 23 ago­sto 2018, a nean­che 10 gior­ni dal deva­stan­te crol­lo del Pon­te Moran­di, l’istituzione del “Regi­stro ammi­ni­stra­ti­vo del­le fami­glie ” (così det­te “tra­di­zio­na­li”), impe­gnan­do­si nel­la mis­sion di  “assi­cu­ra­re alle for­ma­zio­ni socia­li fon­da­te sul matri­mo­nio civi­le o con­cor­da­ta­rio ade­gua­ta tute­la ed incen­ti­va­zio­ne nel godi­men­to dei bene­fì­ci e nel­la frui­zio­ne dei ser­vi­zi ero­ga­ti dal­la Civi­ca Ammi­ni­stra­zio­ne”, non è sta­to imme­dia­ta­men­te comprensibile. 

Fuori e dentro gli stadi: cosa ci racconta quanto avvenuto a Milano l’altra notte

Abbia­mo un pro­ble­ma più pro­fon­do e stra­ti­fi­ca­to: grup­pi orga­niz­za­ti neo­fa­sci­sti e neo­na­zi­sti den­tro e fuo­ri dagli sta­di; atteg­gia­men­ti, azio­ni, cori, stri­scio­ni raz­zi­sti den­tro e fuo­ri dagli sta­di; isti­tu­zio­ni immo­bi­li — quan­do non por­ta­te alla stret­ta di mano – den­tro e fuo­ri dagli sta­di. E abbia­mo un pro­ble­ma con la vio­len­za, con pra­ti­che vio­len­te e da guer­ri­glia scam­bia­te per sport, con la libe­ra­liz­za­zio­ne del­le armi da fuo­co, con isti­tu­zio­ni che par­la­no del­la dife­sa vio­len­ta come di un modello.