Povertà
Più che di inclusione la politica del governo Gentiloni (anche qui in perfetta continuità con il governo Renzi) è tutta volta a escludere e penalizzare le fasce più basse di reddito, per giunta con la beffa di una piccola regalia (in fondo non dissimile dalla social card di Tremonti) con la mano sinistra, mente con la destra (molto più allenata) prosegue imperterrito con i tagli indiscriminati e con i favori ai più ricchi.
Possibile l’uguale ce l’ha nel simbolo, lo abbiamo detto molte volte. E, impegnati a contrastare le disuguaglianze in ogni campo, sappiamo quanto l’aiuto immediato, che può fare la differenza nella vita delle singole persone, debba andare di pari passi con l’analisi, la progettazione di lungo periodo, sempre con lo sguardo rivolto al futuro e non alla conservazione di modelli e soluzioni che, se sono mai state una risposta adeguata, oggi di sicuro non lo sono più.
Il freddo miete le sue vittime? No, la povertà. La povertà di diritti, di case, di lavoro, di calore umano e istituzionale. Viviamo in un Paese che concentra la ricchezza nelle mani di pochissimi strati parassitari della popolazione, che non agisce efficacemente nel contrasto all’evasione fiscale, che non tassa i grandi patrimoni e che, soprattutto, non procede a rinnovare ed aumentare le risorse per l’occupazione e le politiche sociali.
La vicenda di Genova ci dice che la nostra giustizia penale non funziona per niente. E anche che, a monte, la nostra società non funziona. Perché è vero che non si possono obbligare i clienti e i direttori dei supermercati ad essere ragionevoli e umani (e molti in realtà lo sono), ma deve essere lo Stato a intervenire.