Eulalia Grillo

La scuola classista non è la nostra scuola

Ieri un’inchiesta di Repub­bli­ca ha sve­la­to come sia­no mol­ti i licei che, nei “rap­por­ti di valu­ta­zio­ne” pre­sen­ta­ti sul por­ta­le Scuo­la in Chia­ro, pre­sen­ta­no come loro pun­ti di for­za l’assenza tra gli alun­ni di ragaz­zi di ori­gi­ne stra­nie­ra, disa­bi­li, pove­ri o rom.

La breve scuola

L’idea di fon­do è che lo spa­zio occu­pa­to dal­la for­ma­zio­ne sco­la­sti­ca nel­la vita del­le per­so­ne dev’essere ridot­to e che la buo­na didat­ti­ca sia quel­la che fa impa­ra­re tut­to nel minor tempo.

Un paese che investe nel sapere

Cre­dia­mo che un innal­za­men­to del livel­lo com­ples­si­vo dell’istruzione gio­ve­reb­be mol­to anche al mon­do dell’impresa: in Ita­lia solo il 25% dei mana­ger, meno del­la metà del­la media euro­pea, ha una lau­rea. Come pen­sia­mo di com­pe­te­re sul mer­ca­to glo­ba­le con que­sti numeri?

Un trattamento europeo per gli insegnanti italiani

Uno dei temi più “cal­di” dell’estate, in ambi­to sco­la­sti­co, visto l’imminente quan­to tar­di­vo rin­no­vo del con­trat­to per i dipen­den­ti del­la PA, è la richie­sta di equi­pa­ra­zio­ne degli sti­pen­di degli inse­gnan­ti ita­lia­ni a quel­li dei col­le­ghi europei.