Oltre i cori di giubilo, i dati Istat sull’occupazione

Pun­tua­li ad ogni pub­bli­ca­zio­ne dei dati Istat sui tas­si di occu­pa­zio­ne arri­va­no i com­men­ti di giu­bi­lo sui mira­co­lo­si effet­ti del Jobs Act.

Come al soli­to, ci rivol­gia­mo ai nume­ri. Quel­li spo­gli del­le serie sto­ri­che, che tan­to ci piac­cio­no per­ché non rispon­do­no in quan­to ele­men­ti del­la nar­ra­ti­va del ‘cam­bia ver­so’ ma uni­ca­men­te in quan­to nume­ri.

Il tas­so di disoc­cu­pa­zio­ne gene­ra­le: si atte­sta all’11,5%. Come a Mar­zo 2016. Come a Mag­gio, Luglio e Ago­sto 2016. In pra­ti­ca è un chio­do fis­so sul gra­fi­co. Da ven­ti mesi non si regi­stra­no valo­ri infe­rio­ri a que­sta soglia. Dove sono i miglio­ra­men­ti? Sia­mo in pre­sen­za di oscil­la­zio­ni di cir­ca lo 0,4%, fra un mini­mo di 11,5% e un mas­si­mo di 11,9%. Cer­to, meri­to del Jobs Act se il tas­so di disoc­cu­pa­zio­ne è pra­ti­ca­men­te fis­so. Potre­te attri­buir­gli anche la deri­va dei con­ti­nen­ti, di que­sto passo.

Gli occu­pa­ti: ad onor del vero un incre­men­to del nume­ro degli occu­pa­ti si è veri­fi­ca­to. Fra Feb­bra­io 2016 e Feb­bra­io 2017, dice l’I­stat, gli occu­pa­ti (valo­ri desta­gio­na­liz­za­ti) sono pas­sa­ti da 22,6 milio­ni a 22,9 milio­ni (+1.3%). Di que­sti 294 mila nuo­vi occu­pa­ti, solo 18mila inci­do­no sul­la quo­ta par­te dei disoc­cu­pa­ti men­tre altri 276 mila sono inat­ti­vi che rien­tra­no nel mer­ca­to del lavo­ro (la sta­ti­sti­ca rela­ti­va dice infat­ti che gli inat­ti­vi sono infat­ti dimi­nui­ti di 380mila uni­tà nel mede­si­mo perio­do; ‑2.7%).

Qua­li coor­ti ana­gra­fi­che: la coor­te ana­gra­fi­ca fra 15–24 anni di età vede dimi­nui­re nel com­ples­so la for­za lavo­ro (deter­mi­na­ta dal­la som­ma di occu­pa­ti e per­so­ne in cer­ca di lavo­ro), ‑4% rispet­to ad un anno fa. Gli occu­pa­ti sono aumen­ta­ti solo di 15 mila uni­tà (+1.54% rispet­to a Feb­bra­io 2016). Vice­ver­sa, la for­za lavo­ro con più di 50 anni aumen­ta in un anno del 5% (8,5 milio­ni di lavo­ra­to­ri). Di que­sti, è occu­pa­to ben il 94%. Gli occu­pa­ti con più di 50 anni sono cre­sciu­ti del 5,28% sem­pre nel­l’ar­co di un anno. Ora­mai supe­ra­no quo­ta 8 milio­ni (su 22,9 milio­ni di occu­pa­ti, pari al 35,1%). Se per i lavo­ra­to­ri fra 25–34 e 35–49 anni gli occu­pa­ti dimi­nui­sco­no rispet­ti­va­men­te del­lo 0,42% e dell’1,06%, le per­so­ne in cer­ca di lavo­ro, nel pri­mo caso, aumen­ta­no in un anno del 6,7% (57 mila disoc­cu­pa­ti in più)!

Rias­su­men­do, pos­sia­mo affer­ma­re che le ten­den­za in atto sono abba­stan­za con­so­li­da­te: il tas­so di disoc­cu­pa­zio­ne è sostan­zial­men­te fer­mo e le oscil­la­zio­ni sono dovu­te al bilan­cio fra entra­ta ed usci­ta dal mer­ca­to del lavo­ro. Con­ti­nua il trend posi­ti­vo per i lavo­ra­to­ri esper­ti, men­tre con­ti­nua ad esse­re mol­to debo­le la cre­sci­ta degli occu­pa­ti di più gio­va­ne età.

Nel com­ples­so, l’in­ci­den­za dei con­trat­ti per­ma­nen­ti si atte­sta al 57,6% del­la for­za lavo­ro, (65.1% degli occu­pa­ti), leg­ger­men­te in calo rispet­to ad un anno fa (57.9%; 65.6%). Da Feb­bra­io 2014, i lavo­ra­to­ri per­ma­nen­ti sono aumen­ta­ti del 3,3%, con­tro un aumen­to del 11% dei lavo­ra­to­ri a ter­mi­ne (era­no 2,2 milio­ni nel feb­bra­io 2014, sono 2.5 nel Feb­bra­io 2017).

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