Un viaggio lungo la faglia

Ho atteso la fine di una giornata pesante per assaporare nel silenzio serale il bellissimo reportage di Paolo Rumiz che oggi occupa otto pagine all'interno di Repubblica. Un viaggio lungo la faglia, dove ho ripercorso luoghi che conosco da una vita e che sono nella mia anima, e luoghi che ho conosciuto solo in seguito al sisma.

Ho atte­so la fine di una gior­na­ta pesan­te per assa­po­ra­re nel silen­zio sera­le il bel­lis­si­mo repor­ta­ge di Pao­lo Rumiz che oggi occu­pa 8 pagi­ne all’in­ter­no di Repubblica.

Un viag­gio lun­go la faglia, dove ho riper­cor­so luo­ghi che cono­sco da una vita e che sono nel­la mia ani­ma, e luo­ghi che ho cono­sciu­to solo in segui­to al sisma.

Ho rico­no­sciu­to per­so­ne incon­tra­te in que­sti mesi, che mi han­no gui­da­to per le stra­de e fat­to vede­re il sisma e la rina­sci­ta con occhi che non pote­vo avere.

Ho rico­no­sciu­to il calo­re e il miste­ro del­le ter­re in cui vivo, i fru­scii del­le cor­se degli ani­ma­li sel­va­ti­ci, le pian­te che solo qua cre­sco­no e i colo­ri del­l’Ap­pen­ni­no che si erge sot­to lo sguar­do del­la Sibil­la. E quel­l’e­ner­gia che dal­la ter­ra ti entra drit­ta nel­l’a­ni­ma men­tre, sedu­ta su un pasco­lo al tra­mon­to, guar­di in lon­ta­nan­za il Vettore.

Ho rico­no­sciu­to il silen­zio. Il silen­zio del­la ter­ra e il silen­zio degli uomi­ni e del­le don­ne che la abi­ta­no. Che si rim­boc­ca­no le mani­che e, in silen­zio, si rial­za­no. Sen­za aspet­ta­re, sen­za chie­de­re, sen­za dover ringraziare.

Ho rico­no­sciu­to la lon­ta­nan­za del­la poli­ti­ca e la stu­pi­di­tà di ope­re come la pede­mon­ta­na tra Fabria­no e Came­ri­no che ha suc­chia­to 90 milio­ni che pote­va­no siste­ma­re fon­da­men­ta­li per­cor­si già esistenti.

Il viag­gio di Rumiz si con­clu­de a Vis­so, vici­no al san­tua­rio di Mace­re­to, nel­l’a­zien­da di Mar­co Sco­la­sti­ci. Ho cono­sciu­to Mar­co poche set­ti­ma­ne dopo il sisma di fine otto­bre. Gian­ni mi ave­va par­la­to tan­to di lui e mi ha accom­pa­gna­to nel­la sua azien­da. La neve già face­va capo­li­no sul­le cime dei mon­ti che cir­con­da­no l’a­zien­da, iso­la­ta tra pasco­li con­fi­na­ti con la boscaglia.

Mar­co ci acco­glie con un gran sor­ri­so. La casa ina­gi­bi­le, una ten­da sul pra­to, un San Ber­nar­do che stan­ca­men­te si pren­de tut­te le coc­co­le. Ci rac­con­ta la sua sto­ria, l’es­se­re tor­na­to alle ori­gi­ni di un’a­zien­da fami­lia­re, i pro­dot­ti di eccel­len­za e il nuo­vo pro­get­to di lat­te di asi­na ini­zia­to la pri­ma­ve­ra pre­ce­den­te che ora deve fare i con­ti con le stal­le lesio­na­te, la neve in arri­vo, i lupi e anche un orso che pochi gior­ni pri­ma ave­va­no visto nel­la bosca­glia, men­tre cer­ca­va­no una peco­ra che non tor­na­va all’ovile.

Ci con­fron­tia­mo sul­le cose che si pos­so­no fare, acqui­sto alcu­ni dei suoi pro­dot­ti e ci salu­tia­mo. Io con un gran mago­ne addos­so, lui sem­pre col sor­ri­so e la stret­ta di mano di chi non ci pen­sa per nien­te a mollare.

Lo risen­to un paio di mesi dopo.

È arri­va­ta la neve. Tan­ta. A casa sua con pun­te fino a 4 metri. Gli ani­ma­li sono bloc­ca­ti da gior­ni nel­la stal­la ina­gi­bi­le. Impos­si­bi­le rag­giun­ger­li. Nes­su­no pas­sa per libe­rar­li dal­la neve e crea­re un pas­sag­gio. Gli chie­do cosa pos­so fare. Di rag­giun­ger­lo non se ne par­la, pos­so solo sfi­ni­re tut­ti i con­tat­ti che tro­vo per sol­le­ci­ta­re un intervento.

Dopo altri due gior­ni infi­ni­ti la segre­te­ria del mini­stro Mar­ti­na mi garan­ti­sce che stan­no arri­van­do i mez­zi. In effet­ti arri­va­no. Anche loro non si capa­ci­ta­no di quan­ta neve ci sia las­sù e come sia sta­to pos­si­bi­le che nes­su­no fos­se anco­ra passato.

Miste­ri del­la faglia. Diciamo.

Qual­che gior­no dopo ci risen­tia­mo, gli chie­do se ha biso­gno di una mano in azien­da, ma lui mi rispon­de che, anche se con fati­ca, ce la fa a rial­zar­si, ma c’è chi è solo ed anzia­no: ci chie­de di dare una mano a loro. Mi indi­ca il nome di un alle­va­to­re che ha per­so tut­to e che è piut­to­sto in là con gli anni. Andia­mo a tro­var­lo la set­ti­ma­na successiva.

Mar­co mi ha chia­ma­to qual­che gior­no fa, per invi­ta­re me e Pip­po il 24 giu­gno nel­la sua azien­da dove si svol­ge­rà “Tut­ti agi­bi­li per un gior­no” un even­to in cui i pro­dut­to­ri e gli ope­ra­to­ri del­la zona si incon­tre­ran­no per pro­va­re a ripar­ti­re, insie­me. Con una coe­sio­ne che que­sta regio­ne di rado cono­sce, ma che ha impa­ra­to a capire.

Noi ovvia­men­te sare­mo ono­ra­ti di esserci.

Per chi voles­se cono­sce­re la Tenu­ta Sco­la­sti­ci può visi­ta­re la sua pagi­na Face­book e il sito inter­net.

E se vole­te fare una gita in luo­ghi che vi rimar­ran­no impi­glia­ti nel­l’a­ni­ma e acqui­sta­re i suoi pro­dot­ti, anda­te a tro­var­lo. A due pas­si dal san­tua­rio di Mace­re­to, immer­sa nel ver­de, tro­ve­re­te una Yur­ta. E Mar­co ad acco­glier­vi, con un sor­ri­so e una stret­ta di mano di chi non ci pen­sa per nien­te a mollare.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Il quarto Congresso di Possibile, dedicato a Marco Tiberi

Si è aper­to il quar­to Con­gres­so di Pos­si­bi­le, e voglia­mo dedi­car­lo a un ami­co che non c’è più e sul­la cui voce e sul­la cui intel­li­gen­za abbia­mo fat­to così tan­to affi­da­men­to le scor­se vol­te. Mar­co Tibe­ri ci avreb­be mes­so a posto con poche paro­le, andan­do al cuo­re del­le cose, anche quel­le che anco­ra non ave­va­mo pensato.

Discarica di Borgo Montello: le future generazioni meritano un radicale cambio di rotta

Non è più pos­si­bi­le accet­ta­re una mala gestio­ne così gra­ve del­la disca­ri­ca e soprat­tut­to imma­gi­na­re poten­zia­men­ti e modi­fi­che sen­za che sia­no mes­se nero su bian­co anche da un pun­to di vista giu­ri­di­co le respon­sa­bi­li­tà pena­li dei dan­ni ambien­ta­li e alla salu­te che que­sto ter­ri­to­rio sta subendo.