Cara di Crotone, Civati: «Alfano deve dimettersi»

La gestione dell’accoglienza dei rifugiati così come è stata voluta da Alfano si è rivelata del tutto fallimentare, dando spazio a imprenditori poco attenti ai fini sociali delle proprie attività o da parte di veri e propri clan mafiosi

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1494847512819{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]«Ange­li­no Alfa­no deve dimet­ter­si: non è pos­si­bi­le che la stes­sa per­so­na respon­sa­bi­le di aver crea­to un siste­ma d’accoglienza che, in lar­ghis­si­ma par­te, non offre alcu­na garan­zia di alcun tipo, oggi rap­pre­sen­ti l’Italia all’estero». Giu­sep­pe Civa­ti, segre­ta­rio di Pos­si­bi­le, come con­se­guen­za del­lo scan­da­lo che ha tra­vol­to il Cara di Cro­to­ne non uti­liz­za mez­zi ter­mi­ni e chie­de le dimis­sio­ni di colui che, nel momen­to in cui è anda­to amplian­do­si il siste­ma di acco­glien­za ita­lia­no, gui­da­va il mini­ste­ro dell’Interno.

«La gestio­ne dell’accoglienza dei richie­den­ti asi­lo e dei rifu­gia­ti così come è sta­ta volu­ta e impo­sta­ta da Alfa­no si è rive­la­ta del tut­to fal­li­men­ta­re: abbia­mo cen­tri straor­di­na­ri, al di fuo­ri del­la rete Sprar, che copro­no oltre l’80% del tota­le dei posti e che, trop­po spes­so, sono sta­ti ogget­to dell’attenzione di impren­di­to­ri poco atten­ti ai fini socia­li del­le pro­prie atti­vi­tà o da par­te di veri e pro­pri clan mafio­si», pro­se­gue Civa­ti. «Del con­trat­to di gestio­ne del Cara di Cro­to­ne non si tro­va trac­cia sul sito del­la Pre­fet­tu­ra, ma dai fat­ti che stan­no emer­gen­do ora sem­bre­reb­be che milio­ni di euro sia­no fini­ti diret­ta­men­te nel­le cas­se del clan Are­na». «Due mesi fa abbia­mo por­ta­to il caso in Par­la­men­to, a segui­to del­la pub­bli­ca­zio­ne di un’in­chie­sta di Gio­van­ni Tizian inti­to­la­ta “Ange­li­no nel Sac­co” che rico­strui­va le vicen­de lega­te al Cara di Cro­to­ne, alla asso­cia­zio­ne Mise­ri­cor­dia e ai pos­si­bi­li con­tat­ti con il clan Are­na, rac­con­tan­do inol­tre di una foto­gra­fia (scat­ta­ta tre anni fa alla con­ven­tion dei ver­ti­ci cala­bre­si del Nuo­vo cen­tro­de­stra con­vo­ca­ta a Cosen­za) che ritrae Leo­nar­do Sac­co (a capo del­la Mise­ri­cor­dia, tra le per­so­ne fer­ma­te oggi) con Ange­li­no Alfa­no, all’e­po­ca nume­ro uno del Vimi­na­le, e l’im­pren­di­to­re Anto­nio Poe­rio che ha gesti­to il ser­vi­zio di cate­ring del cen­tro fin­ché la pre­fet­tu­ra di Cro­to­ne non ha revo­ca­to il cer­ti­fi­ca­to anti­ma­fia alla sua azienda».

«Ci tro­via­mo di fron­te a dina­mi­che mol­to simi­li a quel­le rac­con­ta­te nell’inchiesta “Mafia Capi­ta­le” e che sem­bra­no emer­ge­re dal­le inda­gi­ni e dai rin­vii a giu­di­zio per la gestio­ne del Cara di Mineo: si trat­ta di scan­da­li di por­ta­ta nazio­na­le, che deli­nea­no una trian­go­la­zio­ne per­fet­ta tra cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta, impren­di­to­ri spre­giu­di­ca­ti, poli­ti­ci e pez­zi di Sta­to con­ni­ven­ti, il tut­to sul­la pel­le di per­so­ne in fuga che cer­ca­no sal­vez­za nel nostro paese».

«E’ più urgen­te che mai – e in que­sto ci rivol­gia­mo al mini­stro Min­ni­ti – pas­sa­re a un siste­ma d’accoglienza vir­tuo­so su sca­la nazio­na­le, così com’è quel­lo deli­nea­to dal­lo Sprar: acco­glien­za dif­fu­sa, pic­co­li cen­tri, per­cor­si indi­vi­dua­li di inse­ri­men­to socia­le, ren­di­con­ta­zio­ne pun­tua­le e rigo­ro­sa, così da tene­re lon­ta­ne mafie e poten­ta­ti loca­li e nazio­na­li».[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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