“Il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere, purtroppo, è ancora fermo agli slogan proibizionisti. Per questo aderiamo con convinzione alla campagna #IoColtivo, lanciata proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e dare delle informazioni precise: come spiegano i promotori dell’iniziativa, in Italia fumare cannabis non è reato, perché comporta solo sanzioni amministrative. Ma per l’autocoltivazione è prevista la condanna fino a sei anni. Un regalo alla criminalità”. Lo dichiarano Beatrice Brignone e Giuseppe Civati, rispettivamente segretaria e fondatore di Possibile.

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La legge sulla legalizzazione della cannabis torna in commissione: qualcuno coltiva la speranza che finisca nella palude proibizionista. Ci auguriamo invece che prevalgano i parlamentari che affrontano la questione con spirito laico e che premier e governo non si mettano di traverso.

Abbiamo già raccontato la storia di Fabrizio Pellegrini, in carcere perché ha voluto coltivare la cannabis terapeutica che gli serviva per curare la sua malattia neurodegenerativa e che non aveva i soldi per comprare legalmente. E in carcere la sua salute peggiora perché lì quella medicina gli è negata.

Il risultato delle elezioni negli Stati Uniti ha certamente sorpreso gran parte della politica e dei media del nostro Paese,…

E’ necessaria da subito una normativa che chiarisca con certezza che l’autoproduzione di cannabis per «uso personale medico» non integra ipotesi di reato, in attesa che l’Italia si doti di una legge adatta.

In Colorado, che nel 2014 ha consentito l’acquisto di determinati quantitativi di cannabis per chi ha più di 21 anni, la percentuale di giovani compresi tra i 12 e i 17 anni che hanno fatto uso di cannabis è diminuita, passando dal 20,81% del 2013/2014 al 18,35% del 2014/2015. Una diminuzione pari a 12 punti percentuali.

In un cantiere parlamentare aperto, come quello sulla legalizzazione della cannabis, la lettura del libro “Proibizionismo, Criminalità, Corruzione”, a cura di Maria Antonietta Farina Coscioni e Carla Rossi, diventa preziosa, perché all’approccio ideologico del proibizionismo contrappone la serietà e l’umiltà operosa del metodo scientifico.

Avevamo chiesto al ministro Orlando di intervenire sul caso Pellegrini promuovendo una riforma del Codice penale che consentisse alle persone affette da patologie che necessitano di cure palliative, come quelle che richiedono l’uso della cannabis e dei suoi derivati, di non dover incorrere in denunce e pene detentive.

“Serve una riforma del settore per garantire la cannabis terapeutica facendo in modo che venga distribuita come gli altri farmaci”….
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Da qualche settimana è partita una nuova raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione della cannabis. Possibile partecipa con i suoi banchetti e si prepara alla mobilitazione.