194 sotto attacco: il diritto di scelta delle donne non si tocca

Tra le sue accuse alla 194, oltre i costi che l’applicazione di questa graverebbero sul sistema sanitario nazionale - come se i diritti delle donne potessero essere soggetti nella loro applicazione al criterio costi/ricavi - vi è anche quella di non aver eliminato l’aborto clandestino e di aver aggravato il problema della denatalità.

Alcu­ne con­si­de­ra­zio­ni sul­le affer­ma­zio­ni del prof. Roc­chi, pro­fes­so­re asso­cia­to al Dipar­ti­men­to di scien­ze per l’economia e l’impresa dell’università di Firen­ze, all’interno di un rap­por­to sui costi dell’applicazione del­la leg­ge 194, com­mis­sio­na­to dal­la Socie­tà Ita­lia­na per la Bio­e­ti­ca e i Comi­ta­ti Eti­ci, dal­la Fon­da­zio­ne il Cuo­re in una Goc­cia, dall’AIGOC, l’Associazione Ita­lia­na Gine­co­lo­gi Oste­tri­ci Cat­to­li­ci e da Pro Vita e Famiglia.

Tra le sue accu­se alla 194, oltre i costi che l’applicazione di que­sta gra­ve­reb­be­ro sul siste­ma sani­ta­rio nazio­na­le — come se i dirit­ti del­le don­ne potes­se­ro esse­re sog­get­ti nel­la loro appli­ca­zio­ne al cri­te­rio costi/ricavi — vi è anche quel­la di non aver eli­mi­na­to l’aborto clan­de­sti­no e di aver aggra­va­to il pro­ble­ma del­la dena­ta­li­tà.

Alla pri­ma si può facil­men­te rispon­de­re che pur­trop­po se l’aborto clan­de­sti­no non è dimi­nui­to que­sto è soprat­tut­to dovu­to alla man­can­za dell’applicazione del­la 194 a cau­sa dell’elevato nume­ro di obiet­to­ri, dovu­to più che altro a scel­te mera­men­te oppor­tu­ni­sti­che, spes­so per non com­pro­met­ter­si la carriera.

I pochis­si­mi non-obiet­to­ri mol­te vol­te pati­sco­no ingiu­sti cari­chi di lavo­ro oltre alla man­ca­ta gra­ti­fi­ca­zio­ne pro­fes­sio­na­le. Per garan­ti­re l’IVG gli ospe­da­li sono spes­so costret­ti a ricor­re­re alle pre­sta­zio­ni dei “get­to­ni­sti”, con aggra­vio del­la spe­sa sani­ta­ria, e a richia­ma­re in ser­vi­zio i pen­sio­na­ti, spe­cie nei perio­di di ferie. Vi è inol­tre il ricor­so alle strut­tu­re pri­va­te con­ven­zio­na­te dove l’obiezione è poco signi­fi­ca­ti­va, basta che si paghi, sem­pre a cari­co del­la cas­se del­la sani­tà pub­bli­ca.

Sono que­sti i costi da eli­mi­na­re! È pale­se che quel­lo che ha mag­gio­ri costi è l’obiezione, non l’aborto.

Ma non da sot­to­va­lu­ta­re è anche la dif­fi­col­tà all’accesso alle strut­tu­re sani­ta­rie da par­te del­le don­ne che deci­do­no di intra­pren­de­re que­sto per­cor­so, che negli ulti­mi anni sono sem­pre di più don­ne migran­ti, spes­so pri­ve di coper­tu­re sani­ta­rie a cau­sa del­la loro “clan­de­sti­ni­tà” for­za­ta e quin­di sog­get­te a pra­ti­ca­re più facil­men­te l’aborto in clan­de­sti­ni­tà, con tut­ti i rischi connessi.

In Tosca­na gra­zie alla mobi­li­ta­zio­ne di diver­se asso­cia­zio­ni fem­mi­ni­ste tra cui Libe­re Tut­te, da sem­pre impe­gna­ta per l’applicazione del­la 194 e in dife­sa dei dirit­ti del­le don­ne sul ter­ri­to­rio, il qua­dro for­se appa­re meno gri­gio rispet­to altre real­tà italiane.

Qui le bat­ta­glie han­no tro­va­to sede, oltre che in piaz­za, anche nel­le isti­tu­zio­ni, in par­ti­co­la­re gra­zie ad un tavo­lo all’interno del­la Regio­ne Tosca­na dove si è riu­sci­ti a por­ta­re avan­ti alcu­ne istan­ze, tra cui la con­trac­ce­zio­ne gra­tui­ta fino a 26 anni e il poten­zia­men­to dell’aborto far­ma­co­lo­gi­co con la pos­si­bi­li­tà di pra­ti­car­lo ambu­la­to­rial­men­te come pre­vi­sto dal­la leg­ge ma di fat­to impe­di­to nel­la sua appli­ca­zio­ne che pre­ve­de­va comun­que un’ospedalizzazione del­la don­na. Trat­ta­si di una bat­ta­glia rive­la­ta­si impor­tan­te pro­prio duran­te la pan­de­mia, quan­do anco­ra più dif­fi­ci­le è diven­ta­to per le don­ne l’accesso all’aborto tera­peu­ti­co a cau­sa di chiu­su­re di inte­ri repar­ti tra­sfor­ma­ti in covid-center.

Per ren­de­re però il far­ma­co­lo­gi­co un abor­to pra­ti­ca­bi­le man­ca­no anco­ra dei tas­sel­li impor­tan­ti  ovve­ro la pos­si­bi­li­tà di poter­lo pra­ti­ca­re pres­so i con­sul­to­ri (recen­te­men­te adot­ta­te dal Mini­ste­ro del­la sani­tà alcu­ne linee gui­da in pro­po­si­to) e non ulti­mo l’abolizione dei 7 gg obbli­ga­to­ri di ripen­sa­men­to (pre­vi­sti per tut­te le IVG) che obbli­ga­no la don­na ad una sor­ta di pro­ces­so psi­co­lo­gi­co, facen­do­la sen­ti­re in col­pa per una scel­ta che ha tut­to il dirit­to di com­pie­re sen­za tra­sfor­mar­la neces­sa­ria­men­te in dramma.

Ricor­dia­mo che anche nel­la nostra Regio­ne non sono man­ca­ti gli sci­vo­lo­ni con finan­zia­men­ti devo­lu­ti ad asso­cia­zio­ni Pro-Life, quel­le stes­se che han­no finan­zia­to la ricer­ca del Prof. Roc­chi, fon­di che tan­to ser­vi­reb­be­ro a rivi­ta­liz­za­re i Con­sul­to­ri, pre­si­di impor­tan­tis­si­mi di medi­ci­na ter­ri­to­ria­le ma di fat­to abban­do­na­ti alla buo­na volon­tà di chi vi lavora.

Pe quan­to inve­ce riguar­da il discor­so del­la dena­ta­li­tà, sono ormai anni che le don­ne ita­lia­ne sono sot­to accu­sa per­ché non fan­no più figli, cal­pe­stan­do con que­sta accu­sa il loro dirit­to alla scel­ta, e sen­za che la poli­ti­ca che ci gover­na pro­vi a capir­ne le moti­va­zio­ni (peral­tro lam­pan­ti) e a por­vi rime­dio.

In par­ti­co­la­re, ricor­dia­mo la neces­si­tà di un wel­fa­re ade­gua­to a sup­por­to dei lavo­ri di cura, anco­ra oggi qua­si total­men­te dele­ga­ti alle don­ne: occor­re quin­di pro­muo­ve­re e sup­por­ta­re la con­di­vi­sio­ne del­le respon­sa­bi­li­tà fami­lia­ri tra madri e padri e fon­da­men­ta­le in que­sto ambi­to è una leg­ge che pre­ve­da il con­ge­do obbli­ga­to­rio di pater­ni­tà.

Da ulti­mo voglia­mo enfa­tiz­za­re il ruo­lo svol­to da media main­stream che han­no subi­to avva­lo­ra­to le paro­le del Prof. Roc­chi asse­gnan­do ad esse valen­za di rap­por­to scien­ti­fi­co con­te­nen­te dati ogget­ti­vi e per que­sto moti­vo inop­pu­gna­bi­le, sen­za dare modo all’intera comu­ni­tà scien­ti­fi­ca di con­fron­tar­si su que­sto tema all’interno di una pla­tea ampia com­po­sta da demo­gra­fɜ eco­no­mi­stɜ e giu­ri­stɜ in quan­to si deve distin­gue­re tra la cono­scen­za scien­ti­fi­ca e quel­la che non lo è.

Per con­clu­de­re repu­tia­mo neces­sa­rio tene­re alta l’at­ten­zio­ne e rilan­cia­re la bat­ta­glia attra­ver­so la modi­fi­ca del­la L.194 che pre­ve­da alme­no 50% medi­ci non obiet­to­ri, eli­mi­na­zio­ne obbli­ga­to­rie­tà dei 7 gior­ni di ripen­sa­men­to, poten­zia­men­to dei con­sul­to­ri, cor­si di edu­ca­zio­ne ses­sua­le la richie­sta di con­trac­cet­ti­vi gra­tui­ti sen­za limi­te di età. Infi­ne, è neces­sa­rio impe­di­re l’obiezione di coscien­za dei far­ma­ci­sti e isti­tui­re un nume­ro gra­tui­to a soste­gno di chi neces­si­ta di infor­ma­zio­ni sul­l’in­ter­ru­zio­ne di gravidanza.

Fer­nan­da De Luca

Comi­ta­to Firen­ze Pos­si­bi­le “Pie­ro Calamandrei”

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