Istruzione

La possibilità di studiare tra i bisogni essenziali

In un momen­to in cui si con­ti­nua a lascia­re aper­te fab­bri­che e azien­de non essen­zia­li, e si discu­te di “essen­zia­li­tà” e “fun­zio­na­li­tà”, la repe­ri­bi­li­tà dei libri di testo andreb­be garan­ti­ta (alle­sten­do siste­mi di spe­di­zio­ne sicu­ri per lavo­ra­to­ri e lavo­ra­tri­ci coin­vol­ti in ogni pas­sag­gio) in quan­to beni non mera­men­te fun­zio­na­li, ma indi­spen­sa­bi­li per l’istruzione, per con­sen­ti­re a tut­ti e a tut­te la frui­zio­ne di un dirit­to costi­tu­zio­na­le rico­no­sciu­to anche degli ulti­mi DPCM, il dirit­to allo studio.

Prestito d’onore o prestito di dolore?

Il Gover­no del cam­bia­men­to ha deci­so di com­pie­re un ulte­rio­re pas­so ver­so l’innovazione nel nostro Pae­se. Que­sta vol­ta, toc­ca all’Università: da alcu­ni gior­ni, l’idea lan­cia­ta dall’Esecutivo gial­lo-ver­de è quel­la dell’introduzione del cosid­det­to pre­sti­to d’onore, l’indebitamento stu­den­te­sco, al fine (così si dice) di favo­ri­re l’ingresso agli stu­di uni­ver­si­ta­ri anche ai red­di­ti più bas­si. Pec­ca­to che que­sta ipo­te­ti­ca misu­ra rischi di por­ta­re il livel­lo del­la nostra for­ma­zio­ne supe­rio­re indie­tro di alme­no trent’anni.

Un paese che investe nel sapere

Cre­dia­mo che un innal­za­men­to del livel­lo com­ples­si­vo dell’istruzione gio­ve­reb­be mol­to anche al mon­do dell’impresa: in Ita­lia solo il 25% dei mana­ger, meno del­la metà del­la media euro­pea, ha una lau­rea. Come pen­sia­mo di com­pe­te­re sul mer­ca­to glo­ba­le con que­sti numeri?

Hanno fatto arrabbiare tutti, ma non cambia niente

Men­tre la con­trat­ta­zio­ne sul­la mobi­li­tà pro­se­gue ver­so una fir­ma con le 00.SS. atte­sa in set­ti­ma­na, ieri è arri­va­ta la pro­po­sta del Miur rispet­to alla “chia­ma­ta per com­pe­ten­ze”, meglio nota come “chia­ma­ta diret­ta” dei Diri­gen­ti Sco­la­sti­ci, di cui tan­to abbia­mo let­to e scrit­to a set­tem­bre. E, incre­di­bil­men­te, la pro­po­sta del Miur è la stes­sa del­lo scor­so anno: pre­ve­de cioè un col­lo­quio col Diri­gen­te e l’assegnazione di inca­ri­co sen­za una gri­glia di cri­te­ri ogget­ti­vi. Ancora!

Diventare insegnanti nella “buona scuola”

Chi cono­sce la com­ples­si­tà del pre­ca­ria­to sco­la­sti­co ha ben pre­sen­te che quan­to lo stes­so Ren­zi anda­va affer­man­do, “risol­ve­re­mo il pro­ble­ma dei pre­ca­ri del­la scuo­la”, non era altro che l’ennesimo slo­gan e l’ulteriore ban­die­ri­na da sven­to­la­re di fron­te all’opinione pubblica.