Sovranismi (introduzione a “La retromarcia dei gilet gialli”)

Pub­bli­chia­mo l’in­tro­du­zio­ne fir­ma­ta da Anna­li­sa Cor­ra­do a “La retro­mar­cia dei gilet gial­li”, ebook a cura di Davi­de Sera­fin, sca­ri­ca­bi­le gra­tui­ta­men­te a que­sto link.

Sono pas­sa­ti già tre anni. Il 2015 è sta­to un anno impor­tan­te, in cui la mag­gio­ran­za dei gover­ni mon­dia­li è riu­sci­ta ad accor­dar­si per due docu­men­ti di rile­van­za epo­ca­le:

- gli accor­di di Pari­gi del­la cop21, che han­no mes­so le fon­ti di ener­gia fos­si­li dal­la par­te sba­glia­ta del­la sto­ria, indi­vi­duan­do nel 2050 il limi­te tem­po­ra­le mas­si­mo per rea­liz­za­re un’economia total­men­te decarbonizzata;

- l’accordo rag­giun­to dal­le Nazio­ni Uni­te, che ha san­ci­to la cen­tra­li­tà dei dicias­set­te obiet­ti­vi per lo svi­lup­po soste­ni­bi­le, por­tan­do alla ribal­ta mon­dia­le gli impe­gni con­tro la pover­tà e per debel­la­re la fame, per costrui­re la pace, per garan­ti­re istru­zio­ne e sani­tà per tut­ti, per sta­bi­li­re in ogni pae­se ugua­glian­za e dirit­ti, e – non ulti­mo – per affer­ma­re la soste­ni­bi­li­tà ambien­ta­le decli­na­ta in tut­te le sue acce­zio­ni.

Accor­di di rile­van­za epo­ca­le che mostra­no quan­to ridi­co­la e stru­men­ta­le sia ogni for­ma di sovra­ni­smo nazio­na­le, se mes­sa di fron­te a sfi­de glo­ba­li di que­sta natu­ra. Il sovra­ni­smo dimo­stra di esse­re una bie­ca arma di distra­zio­ne di mas­sa, stra­te­gi­ca­men­te fal­li­men­ta­re per defi­ni­zio­ne.

Come com­bat­te­re le mil­le for­me dell’elusione e dell’evasione fisca­le da soli, sen­za eli­mi­na­re que­sta fol­le cor­sa tra Sta­ti che si fan­no con­cor­ren­za, in un’assurda gara al ribas­so, accon­ten­tan­do­si del­le bri­cio­le del­le mul­ti­na­zio­na­li? Come tro­va­re un qua­dro chia­ro e non squi­li­bra­to per una vera fisca­li­tà ambien­ta­le, che rea­liz­zi dav­ve­ro il prin­ci­pio “chi inqui­na paghi”, sen­za un con­te­sto alme­no euro­peo di rife­ri­men­to? Come disin­ne­sca­re, dav­ve­ro e radi­cal­men­te, l’acca­ni­men­to tera­peu­ti­co dei sus­si­di di Sta­to alle atti­vi­tà dan­no­se per l’ambiente?

Eppu­re non è mai sta­ta così for­te da decen­ni la spin­ta del più mio­pe nazio­na­li­smo che sem­pli­fi­ca stru­men­tal­men­te e in modo mani­po­la­to­rio la com­ples­si­tà del rea­le, per nascon­de­re la pro­pria ina­de­gua­tez­za. Si pun­ta a nutri­re all’inverosimile l’antica scel­ta mor­ti­fe­ra di con­trap­por­re i biso­gni e le urgen­ze socia­li a quel­li ambien­ta­li, rei­te­ran­do, in un cir­co­lo vizio­so e fol­le, i peg­gio­ri erro­ri del pas­sa­to. È com­pi­to degli eco­lo­gi­sti, è com­pi­to nostro, saper ispi­ra­re una visio­ne poli­ti­ca che non dimen­ti­chi di mostra­re chia­ra­men­te quan­to la giu­sti­zia cli­ma­ti­ca e la giu­sti­zia socia­le vada­no a brac­cet­to: pun­ta­re sul­la soste­ni­bi­li­tà ambien­ta­le è la sola stra­da, non solo per tor­na­re a crea­re ric­chez­za e lavo­ro, ma anche per distri­bui­re benes­se­re ai mol­ti, strap­pan­do­lo dal­le avi­de (e insan­gui­na­te) mani dei pochissimi.

Davi­de Sera­fin pre­sen­ta qui un lavo­ro pre­zio­so di ana­li­si e di pro­po­sta poli­ti­ca, che mi ono­ro di pre­sen­ta­re con que­sto bre­ve scrit­to. Un lavo­ro che costrui­sce e rin­for­za quel tipo di con­sa­pe­vo­lez­za che por­ta drit­ti a una indif­fe­ri­bi­le mobi­li­ta­zio­ne: da costrui­re e ali­men­ta­re ades­so. #Pri­ma­Del­Di­lu­vio

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