Quanto incide l’uso di strumenti compensativi e dispensativi sulla maturazione cognitiva?

Una situazione che sta diventando molto complessa e difficilmente gestibile a causa del numero sempre più cospicuo di certificazioni mediche che attestano le innumerevoli forme di questo disturbo

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Favo­ri­re il con­fron­to e la rie­la­bo­ra­zio­ne, su que­sti ter­re­ni la Scuo­la gio­ca il suo ruo­lo più impor­tan­te: por­ta­re ogni stu­den­te ad esse­re un cit­ta­di­no libe­ro e con­sa­pe­vo­le. Un sfi­da di altis­si­ma respon­sa­bi­li­tà, un pro­ces­so non faci­le da attua­re sul qua­le Pos­si­bi­le — attra­ver­so la cam­pa­gna #Alla­Ba­se­la­Scuo­la —  si sta inter­ro­gan­do, per­ché sia­mo con­vin­ti che for­ni­re sem­pli­ce­men­te più mez­zi o più infor­ma­zio­ni non esau­ri­sce il com­pi­to del­la Scuo­la. Rice­via­mo da par­te di due docen­ti que­sta rifles­sio­ne su stu­den­ti con DSA e pen­sie­ro cri­ti­co, che pub­bli­chia­mo come sti­mo­lo a un dibat­ti­to da avviare.
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Caso 1. Una gio­va­ne matu­ran­da, dopo un gra­ve inci­den­te in moto, sot­to shock, duran­te il tra­spor­to in autoam­bu­lan­za, chie­de con insi­sten­za la bor­sa con­te­nen­te il qua­der­no con le map­pe concettuali. 

Caso 2. Un altro allie­vo, in pros­si­mi­tà dell’Esame di Sta­to, pre­sen­ta alla com­mis­sio­ne d’esame un “mal­lop­po” di map­pe con­cet­tua­li, det­ta­glia­tis­si­me su tut­te le mate­rie, sen­za il qua­le non riu­sci­reb­be ad affron­ta­re alcu­na prova. 

Caso 3. Una mam­ma, a col­lo­quio con una docen­te, si lamen­ta del­la scar­sa atten­zio­ne del con­si­glio di clas­se nei con­fron­ti del figlio disles­si­co e alla doman­da dell’insegnante: “Come stu­dia a casa?” rispon­de: “ Mio figlio non fa niente”.

Sono tre fat­ti che ci han­no por­ta­to ad inter­ro­gar­ci su più fron­ti rispet­to alla sfi­da edu­ca­ti­va sol­le­ci­ta­ta ormai dal nume­ro sem­pre più cre­scen­te di allie­vi con BES (Biso­gni Edu­ca­ti­vi Spe­cia­li).

Non è nostra inten­zio­ne cri­ti­ca­re lo spi­ri­to del­la leg­ge in mate­ria di distur­bi spe­ci­fi­ci dell’apprendimento (DSA) in ambi­to sco­la­sti­co, nata per favo­ri­re l’inclusione sco­la­sti­ca, obiet­ti­vo fon­da­men­ta­le e sacro­san­to in cui abbia­mo sem­pre cre­du­to. Cer­to è che la situa­zio­ne sta diven­tan­do mol­to com­ples­sa e dif­fi­cil­men­te gesti­bi­le a cau­sa del nume­ro sem­pre più cospi­cuo di cer­ti­fi­ca­zio­ni medi­che che atte­sta­no le innu­me­re­vo­li for­me di que­sto distur­bo.

Ma non è que­sta la sede per entra­re nel meri­to di una discus­sio­ne sull’eventuale “deri­va medi­ca­liz­zan­te” del­la scuo­la (a riguar­do segna­lia­mo un’intervista a Vin­cen­za Pal­mie­ri, pre­si­den­te dell’Istituto Nazio­na­le di Peda­go­gia Fami­lia­re, che denun­cia i gra­vi dan­ni pro­cu­ra­ti da que­sta leg­ge che in pra­ti­ca san­ci­sce l’esistenza di una pato­lo­gia, oppo­nen­do­si alla filie­ra dia­gno­sti­ca e alla medi­ca­liz­za­zio­ne dell’apprendimento e affer­man­do che si dia­gno­sti­ca­no distur­bi che pos­so­no esse­re gesti­ti con una buo­na didat­ti­ca”; è la stes­sa tesi di Danie­le Nova­ra, Non è col­pa dei bam­bi­ni. Per­ché la scuo­la sta rinun­cian­do ad edu­ca­re i nostri figli e come dob­bia­mo rime­dia­re. Subi­to, BUR, Mila­no 2017).

Cer­to è che è sem­pre più com­pli­ca­to gesti­re que­ste dif­fi­col­tà in modo effi­ca­ce, sia dal pun­to di vista edu­ca­ti­vo che didat­ti­co. Ci sia­mo chie­ste: “Fac­cia­mo in modo che i nostri stu­den­ti diven­ti­no cit­ta­di­ni libe­ri?”. I pri­mi due casi sem­bra­no testi­mo­nia­re il con­tra­rio: due gio­va­ni si rive­la­no “dipen­den­ti” anche psi­co­lo­gi­ca­men­te da “pro­te­si di memo­ria” sen­za le qua­li non rie­sco­no ad affron­ta­re una pro­va di vita signi­fi­ca­ti­va come l’esame di stato.

Chia­ria­mo ulte­rior­men­te: nes­su­no sta demo­niz­zan­do l’uso di map­pe o sche­mi pre­vi­sto dal­la leg­ge per gli allie­vi con BES. Ma come docen­ti tenia­mo a pre­ci­sa­re che ci sono due tipo­lo­gie di map­pe con­cet­tua­li (e cor­si di for­ma­zio­ne sull’inclusione, a cui abbia­mo par­te­ci­pa­to in que­sti anni, lo con­fer­ma­no): una map­pa più ric­ca di infor­ma­zio­ni su cui stu­dia­re e un’altra più essen­zia­le, tipo “lista del­la spe­sa”, per le inter­ro­ga­zio­ni e le veri­fi­che. Spes­so que­sta distin­zio­ne non vie­ne rispet­ta­ta anche per­ché il più del­le vol­te le map­pe sono rea­liz­za­te da Tutor e/o da soft­ware for­ni­ti da cen­tri pri­va­ti, a cui si rivol­go­no i ragaz­zi per lo stu­dio pomeridiano. 

Man­fred Spi­tzer nel suo libro Demen­za digi­ta­le (Cor­bac­cio, 2013, p.187) met­te bene in evi­den­za che “Appro­priar­si di un vero sape­re (…) avvie­ne per mez­zo di un con­fron­to atti­vo, di un movi­men­to men­ta­le avan­ti e indie­tro, di una con­ti­nua rie­la­bo­ra­zio­ne, mes­sa in dub­bio, ana­li­si e sin­te­si dei con­te­nu­ti in quan­to “ la per­ma­nen­za di un con­te­nu­to nel cer­vel­lo dipen­de dal­la pro­fon­di­tà del­la rie­la­bo­ra­zio­ne”. Tra­sfe­ri­re mec­ca­ni­ca­men­te con­cet­ti da una fra­se del libro a una casel­la di testo, a nostro avvi­so, con­sen­te solo il tra­spor­to di con­te­nu­ti da uno stru­men­to di imma­gaz­zi­na­men­to ad un altro, non favo­ren­do la rea­le com­pren­sio­ne (e la memo­riz­za­zio­ne) di quan­to vie­ne stu­dia­to. In secon­do luo­go, e non per ordi­ne di impor­tan­za, ci tenia­mo a sot­to­li­nea­re che non tut­te le fami­glie sono in gra­do di sop­por­ta­re eco­no­mi­ca­men­te i ser­vi­zi offer­ti da enti e orga­niz­za­zio­ni che lavo­ra­no sui DSA: con­sta­tia­mo che si sta crean­do una signi­fi­ca­ti­va dispa­ri­tà tra chi si può “per­met­te­re” di ave­re distur­bi del­l’ap­pren­di­men­to e chi inve­ce non è in gra­do. La scuo­la è per­tan­to anco­ra più chia­ma­ta ad esse­re respon­sa­bi­le e a crea­re ugua­li con­di­zio­ni di appren­di­men­to per que­sti giovani.

Le nostre scuo­le non potreb­be­ro occu­par­si diret­ta­men­te dei loro stu­den­ti, for­nen­do stru­men­ti per costrui­re, nel modo più con­so­no alle loro esi­gen­ze, il pro­prio appren­di­men­to? Maga­ri lavo­ran­do inten­sa­men­te e insie­me sul­le lacu­ne pre­gres­se, sul­le man­can­ze? Cer­to que­sto com­por­te­reb­be fati­ca e sacri­fi­cio, deci­si­vi nel per­cor­so di matu­ra­zio­ne di un indi­vi­duo e assen­ti nel­la nor­ma­ti­va attua­le, fina­liz­za­ta esclu­si­va­men­te all’alleggerimento e spes­so alla dispen­sa da cer­ti com­pi­ti (ma anche assen­ti, spes­so, dal voca­bo­la­rio del­le fami­glie che dovreb­be­ro col­la­bo­ra­re con la scuo­la attra­ver­so un “approc­cio costrut­ti­vo” e non una “dife­sa d’ufficio”, come scri­ve Maria Tere­sa Sera­fi­ni nel testo su cita­to).  Ma la liber­tà di pen­sie­ro, ci chie­dia­mo, è qual­co­sa che si costrui­sce sen­za fatica?

Sápe­re aude dice­va Kant: “Abbi il corag­gio di usa­re la tua intel­li­gen­za”. Ma l’uso dell’intelligenza neces­si­ta di sup­por­ti ester­ni oppu­re si pra­ti­ca a par­ti­re dal­la con­sa­pe­vo­lez­za del­le pro­prie irri­nun­cia­bi­li e irri­du­ci­bi­li specificità?

Chia­ra Cisero

Moni­ca  Schir­ru[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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