QUADERNI

Descri­ver­ci come quel­li del no, come quel­li che sono con­tro lo svi­lup­po, è sta­ta una del­le costan­ti in que­sti anni. La “nar­ra­zio­ne tos­si­ca” sul­le que­stio­ni ambien­ta­li pur­trop­po ha rag­giun­to anche il livel­lo loca­le, toc­can­do livel­li deci­sa­men­te bas­si: ci han­no descrit­to o rap­pre­sen­ta­to come eco­ter­ro­ri­sti. È abba­stan­za evi­den­te che quan­do non si han­no argo­men­ti, la cri­ti­ca diven­ta insul­to. I veri eco­ter­ro­ri­sti sono quel­li che han­no sem­pre soste­nu­to che l’unica stra­da pos­si­bi­le fos­se allar­ga­re il sedi­me aero­por­tua­le can­cel­lan­do un habi­tat uni­co e raro, descri­ven­do­lo come di scar­sis­si­mo valore. 
Dopo 16 mesi la guer­ra ha por­ta­to solo distru­zio­ne e mor­te, pro­fu­ghi e cri­si eco­no­mi­ca mon­dia­le, che pote­va­no esse­re evi­ta­ti solo con una inter­po­si­zio­ne di for­ze di pace. Dopo 16 mesi c’è anco­ra una (ampia e bipar­ti­san) mag­gio­ran­za par­la­men­ta­re che sostie­ne che l’unica pace giu­sta è la vit­to­ria ucrai­na e la ricon­qui­sta da par­te ucrai­na dei ter­ri­to­ri annes­si dal­la Rus­sia, quin­di una situa­zio­ne ogget­ti­va­men­te diver­sa da quel­la in esse­re all’inizio del con­flit­to. Che va bene la pace ma pri­ma si vin­ce la guer­ra, una evi­den­te con­trad­di­zio­ne in termini. 
Nono­stan­te il dirit­to alla pari­tà retri­bu­ti­va, sia san­ci­to dal­la nostra costi­tu­zio­ne (art.37) e dai trat­ta­ti euro­pei (art.157 TFUE) sten­ta anco­ra a tro­va­re attuazione. 
Non è con una san­ti­fi­ca­zio­ne del­la 180, sen­za supe­rar­ne i limi­ti che Basa­glia stes­so ave­va già indi­vi­dua­to, che si fa un ser­vi­zio a quel­lo spi­ri­to rifor­ma­to­re che lo con­trad­di­stin­gue­va e che ci descri­ve come par­ti­to. Quel­la leg­ge ha dei limi­ti: dob­bia­mo anda­re avan­ti, for­se con la con­sa­pe­vo­lez­za che sia­mo nani sul­le spal­le dei gigan­ti ma non accontentandoci. 
Il dirit­to allo stu­dio richia­ma il dirit­to all’abitazione. Ed entram­bi rin­via­no al tema del­le disu­gua­glian­ze eco­no­mi­che che ren­do­no sem­pre più dif­fi­ci­le la vita in una cit­tà come Mila­no e sem­pre più eli­ta­rio l’avvio di un per­cor­so universitario. 
È dav­ve­ro neces­sa­rio incre­men­ta­re la spe­sa mili­ta­re quan­do i 26,5 miliar­di di euro annui stan­zia­ti per il bilan­cio del­la dife­sa già ci col­lo­ca­no all’undicesima posi­zio­ne mon­dia­le? A fron­te di un siste­ma sani­ta­rio nazio­na­le sot­to­fi­nan­zia­to, una spe­sa socia­le in calo costan­te, la più bas­sa per­cen­tua­le di spe­sa pub­bli­ca desti­na­ta all’istruzione in Euro­pa e l’indifferibile ricon­ver­sio­ne eco­lo­gi­ca dei siste­mi pro­dut­ti­vi, ci sem­bra che le prio­ri­tà di spe­sa deb­ba­no esse­re altre e che gli stes­si con­cet­ti di sicu­rez­za e inte­res­se nazio­na­le deb­ba­no esse­re inte­si anche, se non prin­ci­pal­men­te, nel­le loro dimen­sio­ni non militari. 
Mar­te­dì 14 Feb­bra­io il Par­la­men­to Euro­peo ha appro­va­to in via defi­ni­ti­va il divie­to di ven­de­re auto­mo­bi­li nuo­ve con moto­re a com­bu­stio­ne inter­na (quin­di die­sel, ben­zi­na, meta­no e simi­li) a par­ti­re dal 1° Gen­na­io 2035. Ma il voto da par­te del Con­si­glio dell’Unione euro­pea, pre­vi­sto per il 7 Mar­zo, è sta­to rin­via­to a data da desti­nar­si per­ché i mini­stri di Ita­lia, Ger­ma­nia, Polo­nia e Bul­ga­ria han­no annun­cia­to posi­zio­ni con­tra­rie, di fat­to affos­san­do la pro­po­sta. Que­sto rin­vio è sta­to accol­to come una vit­to­ria dal gover­no ita­lia­no e da una par­te di quel­lo tede­sco. Ma la tran­si­zio­ne dovreb­be esse­re gui­da­ta, non negata.