#NoBarriere, con Iacopo Melio per rimuovere gli ostacoli

L’8 set­tem­bre alle 18 al Bar Vit­to­ria (piaz­za Vit­to­ria 9) di Empo­li, Giu­sep­pe Civa­ti e Iaco­po Melio par­le­ran­no di disa­bi­li­tà, inclu­sio­ne e dirit­ti in un incon­tro che abbia­mo volu­to chia­ma­re “#NoBar­rie­re”. 

Rimuovere gli ostacoli

Quan­do si par­la di disa­bi­li­tà, il rife­ri­men­to all’articolo 3 del­la Costi­tu­zio­ne diven­ta dop­pia­men­te signi­fi­ca­ti­vo. Si trat­ta, infat­ti, di pren­de­re alla let­te­ra quel­lo che non a caso è defi­ni­to il det­ta­to costi­tu­zio­na­le, e rimuo­ve­re per pri­ma cosa gli osta­co­li fisi­ci che limi­ta­no la liber­tà e l’uguaglianza dei cit­ta­di­ni disa­bi­li, ma anche di coglie­re appie­no lo spi­ri­to del­la nor­ma, eli­mi­nan­do le bar­rie­re eco­no­mi­che e socia­li che afflig­go­no que­ste persone.

 

Empoli-Amsterdam, solo andata

Iaco­po Melio vor­reb­be pren­de­re il tre­no, e anche noi vor­rem­mo mol­to che l’Italia non per­des­se un altro tre­no, in fat­to di dirit­ti e di liber­tà personale.

Un tre­no pri­ma di tut­to acces­si­bi­le a tut­ti, che sia sem­pre attrez­za­to ad acco­glie­re i disa­bi­li sen­za che que­sti deb­ba­no pre­no­ta­re 24/48 ore pri­ma la pos­si­bi­li­tà di muo­ver­si liberamente.

Un tre­no che potreb­be por­tar­ci ad Amster­dam, dove il comu­ne ha dota­to (oltre ai luo­ghi pub­bli­ci) tut­ti gli eser­cen­ti di una ram­pa che reca il sim­bo­lo del­la città.
Pos­si­bi­le che i comu­ni ita­lia­ni non sia­no in gra­do per lo meno di incen­ti­va­re l’acquisto di que­ste ram­pe, che per­met­te­reb­be­ro a tut­ti di fare age­vol­men­te un pas­so avan­ti ver­so l’inclusione?

Un tre­no dove nes­su­no rubi il posto agli altri. E se ci fos­se cer­tez­za del­la pena (e pene più sala­te) per chi par­cheg­gia sui posti per disa­bi­li ci sareb­be­ro anche più fon­di per finan­zia­re le ram­pe di cui sopra.
Un tre­no che sia dav­ve­ro acces­si­bi­le anche eco­no­mi­ca­men­te, per­ché l’indisponibilità di mez­zi eco­no­mi­ci è spes­so l’ostacolo più dif­fi­ci­le da vali­ca­re. Que­sto signi­fi­ca non solo un ripen­sa­men­to del­le pen­sio­ni di inva­li­di­tà (con una lot­ta sen­za quar­tie­re ai fal­si inva­li­di), ma anche un miglio­re siste­ma di inclu­sio­ne per chi può lavo­ra­re e con­tri­bui­re alla sua indi­pen­den­za eco­no­mi­ca, un inter­ven­to sul costo esor­bi­tan­te degli ausi­li, dai più tec­no­lo­gi­ci come i pun­ta­to­ri ocu­la­ri per i mala­ti di SLA alle “sem­pli­ci” carrozzine.

Soprat­tut­to, un tre­no che sia “sola anda­ta”, per­ché non pos­sia­mo tor­na­re indie­tro rispet­to alle con­qui­ste di liber­tà e inclu­sio­ne otte­nu­te in pas­sa­to, e anzi dob­bia­mo anda­re avan­ti, per­ché mol­ta è la stra­da anco­ra da fare.

Per que­sto guar­dia­mo con sor­pre­sa e con allar­me alla scel­ta di crea­re un cen­tro poli­va­len­te per disa­bi­li da 70 posti pro­prio nell’empolese.
Il pro­get­to del Ter­ra­fi­no è un vero e pro­prio pas­so indie­tro di quarant’anni, rispet­to alle con­qui­ste del­la rivo­lu­zio­ne basa­glia­na, e per­si­no rispet­to alla recen­te leg­ge sul “dopo di noi”. Iso­la­re nel­la pur bel­lis­si­ma cam­pa­gna tosca­na 70 disa­bi­li men­ta­li signi­fi­ca anda­re in dire­zio­ne oppo­sta rispet­to al con­cet­to di “pro­get­to per­so­na­liz­za­to” e di “inse­ri­men­to nel con­te­sto di appar­te­nen­za” che dovreb­be­ro esse­re al cen­tro di ogni inter­ven­to. E se si trat­ta di un caso che potreb­be iso­la­re dal resto del­la comu­ni­tà le per­so­ne disa­bi­li inte­res­sa­te, non si trat­ta di un caso iso­la­to. Sono diver­se, in tut­to il pae­se, le situa­zio­ni in cui pro­get­ti del gene­re sono sta­ti appro­va­ti e por­ta­ti a ter­mi­ne, nel silen­zio che trop­po spes­so accom­pa­gna le vio­la­zio­ni dei dirit­ti di chi è per­ce­pi­to come un cit­ta­di­no di serie b.

Inve­ce di ripie­ga­re su atteg­gia­men­ti retro­gra­di come que­sti, dovrem­mo pro­iet­ta­re in avan­ti il lavo­ro da fare per por­ta­re il livel­lo di inclu­sio­ne nel nostro pae­se a livel­li ade­gua­ti. Anda­re avan­ti per vede­re più chia­ra­men­te l’orizzonte dei dirit­ti da garan­ti­re, che ora appa­io­no solo abbozzati.

Spo­glian­do­ci dai tabù, ver­reb­be da dire, per­ché uno dei temi da affron­ta­re è sen­za dub­bio quel­lo dell’assi­sten­za ses­sua­le, per­ché la pur lode­vo­le ini­zia­ti­va del­la depu­ta­ta Argen­tin anco­ra non con­fi­gu­ra in manie­ra chia­ra come garan­ti­re anche alle per­so­ne disa­bi­li l’accesso a que­sta par­te così fon­da­men­ta­le del­la vita di cia­scu­no di noi.

E pro­iet­tan­do­ci in avan­ti anche in sen­so cro­no­lo­gi­co, inter­ve­nen­do su tut­ti i (pur­trop­po mol­ti) aspet­ti da defi­ni­re e nor­ma­re meglio in quel­la leg­ge che è sta­ta defi­ni­ta del “dopo di noi”, assi­cu­ran­do appun­to che non un pas­so indie­tro sia fat­to sul tema del­le liber­tà per­so­na­li e che un even­to già dolo­ro­so di per se come la per­di­ta dei geni­to­ri non si tra­sfor­mi nell’ennesimo osta­co­lo che si frap­po­ne tra un disa­bi­le e la sua liber­tà di espres­sio­ne fisi­ca, socia­le ed economica.

Anda­re in dire­zio­ne del futu­ro signi­fi­ca anche pen­sa­re a come sfrut­ta­re le nuo­ve tec­no­lo­gie in fat­to di domo­ti­ca, di case intel­li­gen­ti, e ma anche di uffi­ci intel­li­gen­ti, e di modi intel­li­gen­ti di pen­sa­re all’impiego, si veda alla voce tele­la­vo­ro, e di pen­sa­re a un più moder­no e “smart” siste­ma dei ser­vi­zi pubblici.

Le app per pren­de­re il tre­no ci sono già, vedia­mo di dotar­ci di quel­le per non perderlo.

 

Iaco­po Melio
Bea­tri­ce Brignone
Giu­sep­pe Civati

 

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